Tra poco più di due mesi il team Haas inizierà la sua nuova avventura in Formula 1, ma di essere la cenerentola del Circus la scuderia americana sembra proprio non volerne sapere. Almeno stando alle dichiarazioni sia del team principal Gunther Steiner che del proprietario del team, Gene Haas, i quali si sono dimostrati, almeno a parole, davvero molto fiduciosi sulle potenzialità del team statunitense.

 

"Probabilmente abbiamo avuto a disposizione tre mesi in più di quelli che in realtà ci servivano. Ma questo - ha dichiarato Haas - ci ha comunque dato la possibilità di ottimizzare tutto quello che era necessario, come ad esempio l’organico dei tecnici. Un aspetto che necessità di almeno un anno per essere definito nel modo migliore e che ci ha fornito un vantaggio che normalmente non si ottiene. Molti di quelli che si avvicinano alla Formula 1 lo fanno acquistando un altro team, comprese tutte le sue infrastrutture. Ma noi non abbiamo fatto niente del genere. Dovevamo iniziare tutto da zero e penso che questa sia stata la ragione che ha penalizzato anche tante altre squadre che hanno cominciato nello stesso modo. Hanno avuto sei mesi di tempo per debuttare in Formula 1 e ripensandoci adesso mi sembra assurdo. Guardandomi indietro non credo che saremmo stati pronti se avessimo cercato di esordire nella passata stagione. Avremmo potuto rilevare la Caterham o la Manor, ma poi non saremmo riusciti a fare le cose nel migliore dei modi".

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Steiner, il quale ritiene un vantaggio l'aver dovuto cominciare da zero piuttosto che rilevare una struttura già esistente: "A volte è bello iniziare da un foglio completamente bianco, perché non devi sistemare cose andate storte in precedenza. Puoi scegliere le persone che desideri e non aggiustare cose già esistenti". Gli obiettivi del team? Ambiziosissimi fin dalla gara di Melbourne del 20 marzo: "Ci piacerebbe fare punti. E qualificarci alla Q2 sarebbe una gran cosa. Avere chance di andare a punti è il nostro obiettivo, assieme a quello di offrire un bello spettacolo a chi ci guarda. Vogliamo mostrare i frutti dei nostri due anni di lavoro, e non abbiamo grandi preoccupazioni al momento. Questo è il nostro obiettivo più importante per ora".

Indubbiamente, la partnership con la Ferrari per quello che concerne la power unit e con la Dallara per il telaio rappresentano un'ottima base di partenza per un team che potrà contare anche su una coppia di piloti esperta e, si spera, ben assortita: Romain Grosjean e Esteban Gutierrez.

Per il francese approdare alla Haas non significa necessariamente puntare alla Ferrari, pur ammettendo il sogno di vestire in rosso: "Ho scelto di legarmi ad Haas per il progetto che mi hanno presentato, non perché lo consideri come un passaggio per poi arrivare in Ferrari. Non è quello il mio obiettivoChiaramente il sogno rimane sempre andare in Ferrari. A Maranello vogliono ottimi piloti, e se tu dai il tuo meglio, mostrando di avere talento, allora puoi avere possibilità di arrivare in rosso. Credo che il team non avrà i medesimi problemi incontrati da Caterham e HRT. Siamo supportati dalla Ferrari e le componenti che arrivano da Maranello non credo possano dare problemi. Per quanto riguarda il team, credo che il segreto sia lavorare tutti assieme, inoltre avremo il supporto di alcuni uomini Ferrari. Ci saranno alcuni rischi, ma se tutto funzionerà sarà molto divertente per noi".

Obiettivi ovviamente opposti per il messicano che, dopo due stagioni in Sauber e la scorsa in Ferrari come tester, ritorna nel Circus dalla porta principale con un chiaro intento: ritornare a Maranello da titolare. "Quest'anno ho visto la Formula Uno da un altro punto di vista. Non è stato facile ma sapevo che era per una buona ragione e che l'esperienza accumulata mi sarebbe servita in futuro. Per questo motivo ho accettato il ruolo di tester e ho cercato di cogliere tutte le opportunità, imparando molto. Alla Ferrari è stata davvero una bella esperienza, fai parte della famiglia e di una scuderia che ha scritto la storia della Formula Uno. E' una grande responsabilità anche come terzo pilota. In Ferrari ho lavorato molto al simulatore, confrontandomi costantemente con altri piloti. Poi a Fiorano potevo guidare molte monoposto, da quella di Schumacher del 2001, a quelle del 2007 e 2008. Anche quella del 1994 di Alesi. E' stato molto interessante guidare tutte queste auto, perché mi ha dato una prospettiva di come la F1 è cambiata nel tempo e di come le vetture si sono evolute. Mi hanno coinvolto da subito e io ho dato il massimo.Tornare in griglia non sarà facile ma potrò realizzare il mio sogno di gareggiare in Messico nel 2016 e con un motore competitivo. Sarà tutto nuovo e fin dall'inizio sarà fondamentale integrare al meglio tutti gli elementi per rendere più efficiente lo sviluppo della vettura. L'obiettivo sarà guardarsi indietro e sapere che abbiamo sfruttato al meglio tutte le occasioni, utilizzando tutto il potenziale della monoposto".

Potenziale che la scuderia potrà testare nei test di febbraio a Barcellona a partire dal 22 febbraio, un giorno dopo la presentazione ufficiale della vettura di cui è ancora sconosciuta persino la livrea: "Il signor Haas non ha ancora deciso, ritengo sia una scelta molto personale e dobbiamo dargli fino all’ultimo minuto per scegliere. Al momento non so quale sarà il colore", la candida ammissione di Steiner sull'argomento.

Colorazione a parte, sarà la pista come sempre a sciogliere il dubbio sulle dichiarazioni di Haas e Steiner: reale fiducia o semplice spavalderia dei debuttanti?

Vincenzo Buonpane

 

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