L’Associazione dei Promotori F1 (FOPA) ha espresso, durante una riunione tenutasi a Londra lo scorso martedì, delle perplessità in merito al futuro della serie, richiedendo ai proprietari, cioè a Liberty Media, un approccio più collaborativo: in generale l’Associazione ha espresso dubbi nei riguardi delle strategie sul medio-lungo termine da parte della Formula 1, soprattutto in termini di espansione per aggiungere nuove gare, esprimendo una certa preoccupazione a riguardo dei dettagli correlati, come la perdita dei diritti di trasmissione in chiaro dei Gran Premi.

In buona sostanza è noto che Liberty Media stia lavorando ad un piano di cambiamento per la Formula 1: l’obiettivo è quello di giungere a gare e campionati più combattuti e i mezzi per raggiungere tale traguardo (per lo meno quelli noti) sono l’introduzione di un budget cap, una diversa ridistribuzione degli introiti e nuove regole tecniche. Il problema è che i progressi su questo campo sono stati e sono caratterizzati da una certa lentezza rispetto a quelle che sono le intenzioni di tabella di marcia della proprietà americana: ad esempio i dettagli del budget cap, che dovrebbe essere introdotto nel giro di un paio d’anni, sono ancora da definire e l’idea di riformare il regolamento tecnico per quanto riguarda i propulsori sembra essere naufragata, anche se formalmente trattative e discussioni sono ancora in corso.

Dall’altro lato della barricata c’è la FOPA, l’associazione dei promotori e organizzatori dei GP (che copre 16 gare delle 21 in calendario), che ritiene rischioso aderire a una partnership in cui l’altra parte ha dei piani sul lungo termine non ancora definiti: la goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe la speculazione per cui Liberty Media abbia fatto o stia facendo carte false, offrendo un contratto troppo vantaggioso, per assicurarsi nel calendario il Gran Premio a Miami. In una nota rilasciata dalla FOPA si legge: “C’è poca chiarezza nelle nuove iniziative e una mancanza di dialogo con i promotori riguardo la loro implementazione (…) nuove gare non dovrebbero essere inserite a scapito degli eventi già esistenti”.

Poi c’è la questione della migrazione della trasmissione in diretta delle gare su segnali criptati e non più in chiaro: per la FOPA questo potrebbe causare una diminuzione del numero degli “spettatori casuali” ed è chiaro che questa diminuzione non è tollerabile su una strategia a lungo termine: da quest’anno in Inghilterra, a parte il Gran Premio di casa, non ci saranno più gare in diretta in chiaro e la paura è quella di replicare ciò che è successo con la MotoGP, ovvero un calo di spettatori a Silverstone in occasione del Gran Premio e contestualmente alla migrazione del segnale verso le televisioni pay-per-view. Del resto, Liberty Media può dire che l’audience TV è salito tra il 2017 e il 2018, ma nello stesso periodo la presenza dei fan a bordo pista è calata. E parte degli introiti degli organizzatori dei Gran Premi sono dovuti a quanti biglietti vengono venduti.

Chiaramente ci troviamo davanti ad una situazione in cui si intrecciano ragioni politiche ed economiche sia da una che dall’altra parte. Sicuramente la FOPA sta cercando di portare a casa la sua fetta di torta, anche considerando che cinque GP storici (Gran Bretagna, Spagna, Germania, Messico e Italia), tutti rappresentati dall’associazione… guarda caso, sono in scadenza di contratto. Dall’altra c’è Liberty Media, che sembra non essere così veloce e “ficcante” nel portare avanti i suoi piani e che si trova scoperta in situazioni simili prestando il fianco ad attacchi esterni di questo genere. E poi c’è quella storia che ormai gira da inizio anno secondo la quale ci potrebbe essere un ritorno di fiamma nella stanza dei bottoni da parte di Bernie Ecclestone… In ogni caso il messaggio della FOPA è chiaro e, a quanto dicono, sembrerebbe che questa volta Liberty Media sia stata ad ascoltare: vedremo cosa ci riserverà il futuro, anche se le risoluzioni, in casi come questi, non sono rapide e facilmente comprensibili.

Luca Colombo