L’avventura nel Circus inizia nel 1993, quando Peter Sauber – dopo diversi anni di militanza nel Campionato Mondiale Sport Prototipi – decide di fare il grande salto provando l’avventura nella top class con una propria scuderia. E così, in collaborazione con la Mercedes, la Sauber debutta in Formula Uno sulla pista di Kyalami, sede del Gran Premio del Sud Africa, il 14 marzo 1993. Il debutto è subito positivo, grazie all’ottimo 5° posto conquistato dal finlandese Jyrki Juhani Järvilehto (meglio conosciuto come JJ Lehto). La prima stagione si chiude con un soddisfacente sesto posto nei costruttori, frutto di 12 punti totali.

L’anno seguente, nonostante il passaggio ai motori Mercedes ufficiali, al posto degli inglesi della Ilmor Engineering, la Sauber non riesce a migliorare i risultati del 1993, chiudendo l’annata all’ottavo posto nella classifica costruttori. Una stagione, quella del 1994, in cui il team svizzero è alle prese con problemi economici derivanti dalle sponsorizzazioni (“tamponati” con l'aiuto della Mercedes) e con il forfait di Karl Wendlinger, protagonista di uno spaventoso incidente nel corso delle prove libere del Gran Premio di Monaco. Con il tedesco indisponibile per buona parte della stagione – sostituito prima da Andrea De Cesaris e successivamente da JJ Letho – il peso della scuderia verte sulle spalle del giovane Heinz-Harald Frentzen, che non delude alla stagione d’esordio cogliendo come massimo risultato un quarto posto a Magny Cours.

Nel biennio successivo (1995-96) la Sauber risente di un calo di presentazioni complice l’abbandono della Mercedes (la casa di Stoccarda si accorda con la McLaren) e il passaggio ai motori Ford, anche se nella rocambolesca gara di Montecarlo del 1996 arriva il primo podio per la scuderia svizzera, firmato da Johnny Herbert. Il 1997 è un anno importante per la Sauber, che cambia nuovamente il partner motoristico affidandosi alla Ferrari e alla Petronas: Maranello fornisce i propri propulsori “brandizzati” dalla società malese. 

Dopo un quadriennio difficile (dove la scuderia di Peter Sauber riesce comunque a salire sul podio in due circostanze: Ungheria 1997 e Belgio 1998), nel 2001 il team svizzero si affida al talento di due giovani piloti emergenti, Niki Heidfeld e Kimi Raikkonen, che permettono alla Sauber di giungere quarta nei costruttori. Il tedesco viene confermato per le successive due stagioni, mentre il finlandese emigra in McLaren dove prende il posto del connazionale Mika Hakkinen.

Nel 2006, complici le evidenti difficoltà economiche degli anni precedenti, Peter Sauber è costretto a cedere la scuderia alla BMW, mantenendo un ruolo di consulente operativo. Sotto la denominazione BMW-Sauber, il team di Hinwil ottiene i risultati più importanti della sua storia grazie alla vittoria (la prima e al momento unica nel Circus) colta da Robert Kubica nel 2008 a Montreal nel Gran Premio del Canada, piazzamento che sommato ad altri importati colti nella stagione permette alla Sauber di chiudere il Mondiale al terzo posto alle spalle di Ferrari e McLaren.

Nel 2009, per via dei risultati al di sotto delle aspettative, la BMW decide di sospendere le attività sportive al termine dell’annata. Il futuro sembra in pericolo, complice anche la trattativa fallita con il fondo svizzero Qadbak, ma la Sauber riesce a sopravvivere tornando nelle mani dello storico proprietario. Il ritorno del fondatore del team di Hinwil dura poco e si esaurisce nel 2012, quando lo stesso Sauber decide di lasciare i suoi incarichi operativi nel team (rimanendo Presidente del consiglio direttivo) e cedendo un terzo del pacchetto azionario a Monisha Kaltenborn, diventata la prima donna in Formula Uno a ricoprire il ruolo di team principal.

Da quel preciso momento la Sauber precipita in un abisso sportivo-finanziario che porta il team sull'orlo del collasso economico. A salvare la scuderia è la società svizzera della Longbow Finance SA che il 20 luglio dello scorso anno acquista l’intero pacchetto azionario, permettendo così ad Hinwil di continuare a scrivere la propria storia in Formula Uno. 

Piero Ladisa 

 

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