Era il cinque maggio, come la celebre poesia di Manzoni, quando il mondo di Daniil Kvyat improvvisamente crollò. Accadde tutto in poco tempo: un giorno sei il pilota titolare di una delle migliori tre scuderie in griglia ed il giorno dopo finisci nel team satellite. "Devi far spazio al ragazzino. Lui è più forte, ha un immagine che attira più sponsor. Ma tranquillo, impegnati e vedrai che un giorno avrai di nuovo la tua occasione." Una doccia fredda, anzi una secchiata di ghiaccio sulla schiena per il giovane Kvyat, che si è visto togliere tutto. Bel ringraziamento per l'aver portato a casa l'unico podio della stagione. Daniil è stato rimandato nella squadra dove si era fatto le ossa: meglio che vada a farsene ancora un po', qualcuno avrà pensato. Lì è stato accolto e trattato come il pellegrino che trova un ostello dopo chilometri di marcia nel fango sotto la pioggia. Certo, l'affetto è importante, ma un colpo simile si fa sentire. Eccome se si fa sentire. Infatti i risultati non arrivano più. La macchina proprio non riesce a guidarla, troppo diversa da quella Red Bull cosi precisa in curva. Regolarmente prende batoste una dopo l'altra dal nuovo compagno di squadra: Carlos Sainz guida tranquillo, conosce la macchina ed è più veloce. 

E intanto il ragazzino? Il ragazzino vince subito, alla prima gara la sorte vuole che le astronavi Mercedes precipitino a terra. Non sbaglia nulla e trionfa, confermando il proprio status di predestinato...altra brutta batosta per Kvyat vedere quel Verstappen, dopo avergli scippato il sedile, andare subito a vincere. Gara dopo gara il ragazzo mostra un carattere da duro, fa a sportellate con chiunque provi a mettergli le ruote davanti. A volte esagera ma regala spettacolo a ogni staccata. Il pubblico lo acclama, i colleghi lo attaccano perchè troppo aggressivo. Insomma è sulla bocca di tutti: dai piloti ai giornalisti e team manager. Mentre nessuno quasi si ricorda più di Kvyat, ormai relegato alla metà bassa della classifica. Due sole volte a punti, tre ritiri e molti, troppi week end anonimi. Si parla di addio a fine stagione, nessuno si fida a dare un'altra chance a quel giovane da Ufa, capitale della Baschiria. Il vivaio Red Bull lo ha appiedato, per il prossimo anno non ci sarà più posto in Toro Rosso. Il buio inizia a farsi largo nella carriera di un ragazzo che sembrava in grado di spaccare il mondo. Ma sarà proprio il buio a sancire quella che potrebbe essere la svolta.

Singapore, circuito di Marina Bay: si corre in notturna. Le Red Bull di Ricciardo e Verstappen si presentano con tutte le carte in regola per dettar legge, in qualifica fanno secondo e terzo. Possono farcela. Contemporaneamente Daniil stupisce tutti e centra un insperato settimo tempo in qualifica, sempre però alle spalle di Sainz. Quello spagnolo non riesce proprio a batterlo. Quando scatta il verde Verstappen parte male e viene inghiottito dal gruppo: sarà una gara anonima la sua, ma non quella di Kvyat. La resa dei conti è vicina.

Arriviamo al diciottesimo giro. Daniil è nono, alle sue spalle inizia a farsi minacciosa una sagoma familiare: è la Red Bull, è la sua Red Bull. O meglio, ora la guida Verstappen. Nella testa del russo riaffiora tutta la sofferenza, la paura e la rabbia degli ultimi quattro mesi. Max è uno deciso, lo ha dimostrato. Prova il sorpasso in ogni maniera possibile: all'esterno, all'interno, incrocia la traiettoria, cerca la superiorità in trazione. Nulla, Daniil oggi è più tosto del generale inverno. Duro ma mai scorretto nel difendersi, così come Verstappen nel tentare l'affondo vincente. Per alcuni giri quei due ragazzi hanno rievocato nella mente dei più nostalgici duelli storici come quello di Digione. Alla fine poi il russo si è dovuto arrendere al ritorno di Max, che dopo aver montato le gomme ultra soft era troppo più veloce. Ma è finalmente riuscito a battere Sainz, portando a casa due punti che nella classifica mondiale sono quasi insignificanti, ma che per il suo morale rappresentano un passo fondamentale per rimettersi sulla giusta strada e conquistare la fiducia di una scuderia per il prossimo mondiale.

Al termine della giornata l'immagine della Toro Rosso di Kvyat che forza all'esterno la monoposto di Versappen è il ritratto della voglia di un pilota di rimanere in gioco, di tutta la grinta che questi uomini mettono in pista per divertirsi e fare divertire noi. Ma, soprattutto, è una risposta perentoria a tutti quei detrattori che troppo presto lo hanno etichettato come "paracarro". Daniil è un ottimo pilota, lo ha dimostrato. Merita la fiducia per un'altra stagione, ha solamente ventidue anni e non è crollato dopo la batosta incassata dal team Red Bull. Questo ragazzo può fare grandi cose, non perdiamolo.

Alessandro Gazzoni