Dopo il debutto stagionale australiano di una settimana fa, ancor prima di iniziare a parlare del secondo appuntamento del Bahrain previsto tra nove giorni, nel Circus non sono certo mancate le polemiche. Nel “mirino” sono finite le nuove regole 2016, aspramente criticate dai piloti tramite una lettera firmata e indirizzata alla FIA. L’argomento principale? Ovviamente il nuovo format qualifiche, che (per una volta) ha finalmente messo tutti d’accordo. Gli stessi driver, ma anche Bernie Ecclestone, i rappresentanti dei team, gli sponsor e chi più ne ha più ne metta, hanno dichiarato all’unanimità che la nuova lotta per la pole è vergognosa e che lo spettacolo offerto a Melbourne è stato ridicolo. E "difatti" si è deciso di… rifarlo di nuovo.

Gli organi decisionali del Circus, dopo una (a loro dire) attenta valutazione, hanno deciso riproporlo anche a Sakhir. Il motivo di questa conferma va ricercato nella volontà di evitare decisioni affrettate, per poter valutare al meglio il nuovo format, "concedendogli" un secondo tentativo. Viste le ultime figure meschine, vige il motto: “E' meglio non cambiare assolutamente nulla, piuttosto che rischiare di sbagliare ancora”. Lo stesso Bernie Ecclestone è favorevole nel dare una seconda chance al nuovo sistema di qualifiche, incolpando persino i team per quanto visto in Australia. Secondo il boss inglese, infatti, la sessione è stata rovinata dai vari team che, non avendo ancora capito bene il nuovo sistema, non hanno certo agevolato lo spettacolo.

Chissà, magari il management della F1 avrà ragione, e davvero impareremo ad apprezzare le nuove regole durante la sessione di qualifica. Ma sinceramente, non si dovrebbe andare in questa direzione. Che senso ha obbligare lo spettatore a “scervellarsi” ogni minuto e mezzo? A chi serve questa regola, visto che già a Melbourne si è capito che i top team fanno comunque un solo giro per manche? E soprattutto, chi pensa che in qualche modo, la lotta tra “solo” due piloti per la pole possa giovare allo spettacolo della Formula Uno?   

Forse, per una volta, sarebbe il caso di alzare le mani, chiedere scusa e ammettere di aver sbagliato. Ne guadagnerebbe la credibilità di uno sport che, purtroppo, negli anni continua a perdere la sua vera essenza.

Daniel Limardi  

 

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