La terra dei cowboys ha proclamato il suo vincitore. Sul circuito texano di Austin, Lewis Hamilton si prende gara e titolo, dopo una corsa rocambolesca dove ne sono successe veramente di tutti i colori. Ragion per cui, partiamo subito con i nostri punti focali ed andiamo, come al solito, ad analizzare le fasi salienti che hanno caratterizzato l’evento.

Ma delle “vele” per navigare no, eh? Domanda ironica, ovviamente, relativa a tutto il weekend texano, dove il meteo non ha avuto pietà. Il punto focale più importante qui, infatti, riguarda proprio le condizioni climatiche. Ha piovuto praticamente sempre, senza tregua nemmeno durante la notte. Il maltempo ha polverizzato le sessioni di prove libere, ed ha reso “biblica” l’attesa (poi vana) di poter disputare le qualifiche sabato. Per di più poi, per la prima volta, la pole position è stata data al leader della Q2 e in gara le condizioni sono state incerte fino all’ultimo. Un applauso va ai tanti tifosi sulle tribune che nonostante tutto sono rimasti lì, e agli “addetti ai lavori” che durante l’attesa di sabato si sono dati ad attività "alternative" quali canottaggio, breakdance, pesca...

Hamilton, campione in ogni condizione. Non è bastato nemmeno un meteo assurdo per metterlo in crisi. L’inglese ha dato la prima stoccata al compagno (partito dalla pole) già alla prima curva, accompagnandolo “gentilmente” fuori dalle scatole e prendendosi la prima posizione. Viste le condizioni meteo, le gomme che si usuravano e i tanti incidenti, Hamilton si è visto poi scalzare dalla testa più volte, prima da Ricciardo e poi dalla risalita del compagno. Ma alla fine il campione del mondo in carica ha confermato che se il titolo l’ha vinto lui, un motivo ci sarà. Mai un errore, zero sbavature e nessuna imperfezione in una gara dove sbagliare era quasi “ovvio”. Bravo a sfruttare tutto quello che gli succedeva intorno e a farsi trovare pronto per ogni evenienza. Alla fine ok, ha vinto la corsa per un errore di Rosberg. Ma lui però, “l’errore" non l’ha fatto… Campione del mondo per la terza volta, a sedersi sul trono al fianco di nomi illustri come Senna e Lauda.

Rosberg, che errore! Forse è meglio lasciar perdere. Dispiace dirlo, perché si parla di un grandissimo pilota. Ma forse per Nico è davvero arrivata l’ora di cambiare team. E’ vero che la Mercedes è la monoposto più performante, ma con “quell’animale” come compagno di squadra, forse cambiare aria è una scelta più giusta se non vuole finire triturato da un confronto troppo diretto. Ieri era stato sublime. Era indubbiamente il pilota più veloce in pista. Sembrava fatta, mancavano pochi giri, lui era in testa, e la festa mondiale del compagno poteva essere rinviata. Ma poi, eccoti l’errore che non ti aspetti. Una sbavatura da “pivelli” mentre era in pista da solo, dettata forse dalla troppa pressione. E’ un’incertezza però che da un pilota con la sua esperienza non vuoi vedere.  E a ringraziare ovviamente è Lewis Hamilton, che grazie all’errore si prende la coppa più grossa sul podio. Il tedesco sta palesemente soffrendo la superiorità del compagno di squadra, e la situazione si sta facendo pesante per uno che pensava sul serio di poter vincere il mondiale.

La rimonta di Seb. Ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, Vettel ha ribadito che il suo dominio degli anni precedenti non è stato casuale. Quinto in qualifica, retrocesso poi di 10 posizioni causa sostituzione della power unit. Il tedesco della Ferrari, dopo uno start “normale” causato anche da un incidente di Massa alla prima curva che gli ha fatto perdere tempo, non ha dato tregua a nessuno, rendendosi protagonista di una rimonta incredibile. Così come Hamilton, anche Seb è stato perfetto. Non ha sbagliato niente ed ha sfruttato al meglio tutte le safety car, complice anche un muretto box reattivo. Alla fine si prende il terzo gradino del podio, risultato apparentemente impossibile vista la casella in griglia. Con questo fanno 12 podi stagionali, a raccontare la fantastica stagione che Seb e la Ferrari stanno disputando insieme.  

Raikkonen, Kvyat e Hulkenberg, quant’è bello andare a sbattere... Ci sta che le condizioni erano molto difficili, ci sta che sbagliare è umano, e ci sta che quando uno cerca di andare forte l’errore è sempre dietro l’angolo. Quello che però non convince, è che a sbagliare siano sempre gli stessi. Raikkonen ha sbattuto da solo (cosi come Kvyat), e Hulkenberg ha ancora una volta “falciato” chi gli stava davanti con una manovra a dir poco ottimistica. Il tutto mentre i rispettivi compagni di squadra continuavano a lottare. Menzione speciale per Kimi, il quale è stato “lodato” per come ha cercato di buttare giù le protezioni e uscire dalla via di fuga. La domanda è: Iceman l’ha fatto perché (come dice Arrivabene) ci teneva a tornare in pista per ottenere per forza un risultato, o magari voleva semplicemente evitare di rimanere impantanato lì per poi dover tornare a piedi ai box? Pioveva pure...

McLaren e Toro Rosso, ottima dimostrazione. Doveroso segnalare lo spettacolo offerto da questi due team. Innanzitutto un grazie va a Max Verstappen, che come al solito fa divertire e lascia di stucco il suo team, con risultati oltre le aspettative. Ottima prova poi per Sainz che ha combattuto come un leone dopo un altro incidente in prova, meritandosi il sesto posto finale. Domenica decisamente positiva, anche per le due McLaren. I due campioni del mondo Button e Alonso hanno guidato alla grande, con punti messi in tasca per Jenson e con Alonso che invece li ha persi soltanto alla fine per un problema tecnico che l’ha relegato in undicesima piazza. Certo, i risultati sperati non sono questi. Ma è sempre un gran toccasana per il morale.

Virtual safety car: Ci sarebbe “tanto…tantissimo” da dire qui. Ma forse, meglio stare zitti e non infierire.

Appuntamento in Messico, ora, sul circuito ridisegnato da Herman Tilke. Dove a Lewis Hamilton sicuramente piacerà l’eventuale sombrero col numero 1 che daranno al primo classificato sul podio. E per ora, pare che nessuno possa riuscire a portarglielo via.

Daniel Limardi

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