È stato un Gran Premio d'Olanda ricco di colpi di scena, come le gomme dure che hanno funzionato meglio del previsto, il calvario di Sainz, o come il caos generato da Yuki Tsunoda. Dopo aver effettuato la propria sosta ai box per cambiare il treno di gomme, il giapponese si è fermato in pista comunicando al proprio team che gli pneumatici non erano stati fissati correttamente. Gli ingegneri dell'Alpha Tauri hanno allora effettuato i controlli necessari e, appurando che tutto era in regola, hanno chiesto al pilota di riprendere la propria gara. Il giapponese, però, si era slacciato le cinture durante la sosta lungo il tracciato.

La fretta gioca brutti scherzi

L'episodio a cui abbiamo assistito nel corso di questo GP d'Olanda fa certamente riflettere. Se da un lato si può pensare che Tsunoda si sia fermato inutilmente, senza un reale problema, dall'altro è giusto dire che il giapponese, dubbioso sulla sicurezza della propria vettura, avrebbe potuto causare danni a sé e agli altri piloti in pista. Infatti, uno pneumatico non fissato può essere estremamente dannoso nel caso in cui, malauguratamente, dovesse saltare via ad alta velocità o colpire un'altra monoposto.

Allo stesso modo però, è importantissimo sottolineare quanto sia stato superficiale nel tornare in pista nonostante avesse le cinture slacciate. In un modo o nell'altro, andando anche a bassa velocità, il coinvolgimento in un incidente sarebbe stato sicuramente un pericolo per la sua stessa incolumità. Le cinture di sicurezza, tanto quanto il casco, la tuta ignifuga e l'halo, sono una componente fondamentale in questo sport e questa violazione del regolamento costerà sicuramente caro a Tsunoda. La FIA non sarà (si spera) altrettanto superficiale e prenderà dei provvedimenti.

Caos totale: stop inadeguato e capovolgimento della gara

Sono stati due gli episodi "gialli" a causare una safety car. Il primo è proprio quello di Yuki Tsunoda che, dopo il pit per riallacciare le cinture di sicurezza, è stato costretto al ritiro per problemi tecnici. Il giapponese però, ancora preda del caos già generato pochi minuti prima, ha arrestato la sua Alpha Tauri in una posizione non ideale per permettere ai commissari di riportare la monoposto in una zona sicura. Tendenzialmente, i piloti tentano sempre di arrestare la corsa della vettura in quei gate segnati con un bordo arancione dove gli addetti possono agire in fretta e senza alcun rischio, evitando anche l'interruzione della gara.

Non è stato così per Tsunoda che ha fermato sì la sua macchina vicino ad uno di questi passaggi, ma non permettendo l'intervento agile dei commissari. Sarebbe bastato avvicinare la vettura alle barriere per evitare il regime di Virtual Safety Car, che ha poi rovinato in maniera quasi definitiva il GP di Charles Leclerc. A dare un po' di pepe alla situazione degli ultimi giri ci ha pensato una Safety Car che ha permesso però a Verstappen di andare ai box, rovinando quindi la stupenda strategia della Mercedes. Tornando a Tsunoda, è stato sicuramente uno dei peggiori a Zandvoort; il giapponese, tra l'altro, dovrà presentarsi in Direzione Gara per dare spiegazioni agli stewards.

Francesco Torrente