Considerando il fatto che la gara per le Frecce d’Argento parte leggermente in salita, situazione dovuta all’incidente rimediato da Bottas nell’ultima sessione di qualifica, al semaforo verde le cose si mettono bene per Hamilton, che prima contiene gli attacchi di Kimi Raikkonen e poi controlla agevolmente il finnico assestando un distacco medio intorno ai due secondi e mezzo. Arrivati alla prima tornata di pit-stop, il box della scuderia di Stoccarda va a coprire il tentativo di undercut portato avanti da Raikkonen, con Hamilton che riesce a guadagnare ulteriormente qualcosa sul finnico della Ferrari.

Mentre Lewis fa la gara su Kimi, Sebastian Vettel viene lasciato in pista con uno stint iniziale più lungo e il provvidenziale (per il tedesco) impiego della virtual safety-car (dovuto al doppio ko delle Haas – Ferrari), fa sì che il pilota della Ferrari (che sarebbe accreditato di un rientro in terza posizione, in condizioni di gara normali) riesca a scavalcare il proprio compagno di squadra e l’alfiere della AMG Mercedes, issandosi in prima posizione. Il compattamento dopo il successivo ingresso della safety-car e il tentativo molto aggressivo da parte dell’inglese di rimontare nei confronti del tedesco della Ferrari, finiscono a qualche giro dal termine, quando Lewis tira i remi in barca per preservare l’unità propulsiva accontentandosi di un secondo posto finale, in mezzo alle due Ferrari.

Dal nostro punto di osservazione possiamo segnalare tre note riguardanti questa piccola debacle della AMG Mercedes. Innanzitutto l’incidente rimediato da Valtteri Bottas in Q3 ha fatto sì che il finnico della Casa di Stoccarda partisse dalle retrovie con un duplice svantaggio: il primo di non poter portare affondi utili a risalire in classifica, dato che il tracciato australiano si è rivelato ostico per le manovre di sorpasso (anche per una vettura performante come la W09); il secondo di non essere in una zona utile per poter difendere la strategia AMG Mercedes dalla differenziazione portata avanti dal box Ferrari (carta che, se Bottas fosse partito in una posizione migliore, probabilmente non sarebbe stata nemmeno giocabile).

La seconda osservazione è che il pit-stop di Vettel è semplicemente capitato nel momento giusto e fondamentalmente non si poteva fare quasi nulla per fermare la “tempesta perfetta”, al netto delle considerazioni di Toto Wolff sul software di simulazione che non ha calcolato questa eventualità. Ancora una volta, ci fosse stato Bottas nelle posizioni di vertice, probabilmente non staremmo parlando di questo.

La terza nota riguarda l’ormai famoso tasto del “party-time”, ovvero la mappatura che permette di avere prestazioni mostruose (plausibilmente usata in qualifica): come sottolineato dai team-radio, anche la AMG Mercedes deve tutelare la “salute” delle unità motrici e il boost di questa configurazione non è stato utilizzabile. Sottolineiamo anche come alla fine Hamilton abbia dovuto evidentemente tirare i remi in barca per mettersi in una configurazione di marcia “sicura”.

In ogni caso non dobbiamo essere fuorviati dall’attuale Classifica Costruttori (che recita Ferrari 40, AMG Mercedes 22 e Red Bull – TAG Heuer 20): la sensazione è che la scuderia della Casa di Stoccarda abbia un certo vantaggio competitivo sulla concorrenza più diretta (forse non un margine “enorme”, ma comunque qualcosa che fa la differenza), ma che non sia stata in grado di concretizzare in risultato a Melbourne.

Luca Colombo

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