Nella prima edizione del Gran Premio d’Austria, svoltasi nel 1964 sul circuito che sorgeva all’interno dell’aerodromo di Zeltweg e dall’inusuale e bizzarra forma a “L”, fece il suo debutto un giovane Jochen Rindt, a bordo di una Brabham del team privato di Rob Walker. Rindt, deceduto in seguito all’incidente verificatosi a Monza nel 1970, è ricordato per essere l’unico campione del mondo postumo in Formula Uno, primo austriaco a fregiarsi della corona iridata.

Negli anni ’70 si affacciarono sulla scena del Circus diversi piloti austriaci, tra cui Niki Lauda che detiene il record di maggiori vittorie (venticinque) e di titoli (tre) tra i connazionali. Lauda è stato l’unico austriaco capace di trionfare dinanzi alla propria gente, nell'edizione 1984 disputata sul vecchio tracciato dell’Österreichring, stagione in cui conquistò il terzo e ultimo mondiale per mezzo punto sull’allora compagno in McLaren Alain Prost.

Oltre a Rindt, e allo stesso Lauda, sono stati diversi i piloti austriaci coinvolti in incidenti drammatici. Nel 1972 Helmut Marko, attuale talent scout per conto della Red Bull, fu costretto ad interrompere anzitempo la carriera dopo che un sasso – nel corso del GP di Francia disputato a sul circuito di Clermont-Ferrand – perforò la visiera del casco causandogli la perdita dell’occhio sinistro. Nel 1974, a Watkins Glen, Helmuth Koinigg perse la vita schiantandosi contro un guardrail, subendo nell’impatto contro le lamiere anche la decapitazione. In quella stagione debuttò ufficialmente in Formula Uno anche un altro austriaco, Dieter Quester, proprio nella gara di casa dove colse il nono posto.

Nel 1976 l’ÖASC organizzò una gara tra giovani piloti mettendo in palio due posti per partecipare alla corsa casalinga dell’Österreichring, a bordo di una Tyrrell 007. A vincere furono Otto Stuppacher e Karl Oppzitzhauser, anche se entrambi – un assoluto paradosso – furono considerati poco esperti dalla stessa OASC. Stuppacher non si diede per vinto, e grazie a una petizione fatta firmare dallo stesso austriaco ai colleghi, riuscì a prendere parte ai successivi tre weekend di gara (Italia, Canada, Stati Uniti), non riuscendosi mai a qualificare per la gara. Sempre nel 1976 un altro austriaco, Harald Ertl, fu protagonista di una curiosa vicenda: nel GP di Francia, corso al Paul Ricard, venne squalificato per partenza non autorizzata. Non riuscitosi a qualificare per la gara, Ertl si presentò lo stesso in griglia di partenza partendo con il resto nel gruppo. La sua gara però durò pochi giri, ricevendo la bandiera nera nel corso della quarta tornata. Contemporaneo di Ertl è Hans Binder (zio di Renè, attualmente impegnato nella Formula V8 3.5 col team Lotus) che ottenne risultati modesti nella seconda metà degli anni ’70 (miglior risultato l’8° posto colto nel GP d’Olanda 1977).  

Un altro austriaco, protagonista di un incidente mortale, fu Jo Gartner che perì nel corso della 24 Ore di Le Mans del 1986: la sua Porsche 962 andò a sbattere contro un palo del telefono prendendo subito fuoco, con il pilota che morì sul colpo. Gartner disputò, in Formula Uno, alcune gare con l’Osella nel 1984. L’anno successivo era in corsa per ottenere il volante dell’Arrows, ma gli venne preferito il connazionale Gerhard Berger. Dei piloti austriaci presenti nel Circus nell’ultimo trentennio, Berger è stato quello più vincente con 10 successi conseguiti.

Tra i trionfi di Berger spicca la vittoria maturata a Monza nel 1988, a bordo della Ferrari, a due settimana dalla morte di Enzo Ferrari. Sempre col Cavallino, l’austriaco ottenne ad Hockenheim nel 1994 un trionfo importante, che permise alla Rossa di salire sul gradino più alto del podio dopo ben quattro anni di digiuno. Un Mondiale, quello del 1994, ricordato purtroppo per la morte di Ayrton Senna nel GP di San Marino, preceduta al sabato dal terribile incidente che provocò il decesso del 33enne Roland Ratzenberger, che si schiantò con la sua Simtek ad oltre 300 km/h contro il muretto della curva Villeneuve. Proprio in quella stagione Ratzenberg – austriaco di Salisburgo – era riuscito, dopo tanti sacrifici, a realizzare il suo sogno di debuttare in Formula Uno.  

Sempre nel 1994 un altro terribile incidente vide coinvolto un altro austriaco, Karl Wendlinger, nel corso delle prove di qualificazione del GP di Monaco. Wendlinger, finito in testacoda con la sua Sauber, andò a sbattere violentemente contro le barriere poste all’uscita del tunnel: dopo un mese di coma l’austriaco si riprese lentamente, tornando in pista solo l’anno seguente.

Nella seconda metà degli anni ’90 si affacciò nel Circus un altro austriaco: Alexander Wurz. Chiamato in Benetton per sostituire momentaneamente il connazionale Berger (out per problemi di salute) nel corso della stagione 1997, Wurz ottenne nell’ultima gara delle tre disputate il podio a Silverstone. Promosso titolare nell’annata successiva, rimase nella scuderia italiana fino al 2000. Passato in McLaren come collaudatore, ritorna in pista nel 2005 per sostituire Juan Pablo Montoya, cogliendo il terzo posto a Imola. Nel 2007, con la Williams, Wurz disputa l’ultima stagione in Formula Uno condita dal podio di Montreal (sulla pista dove debuttò dieci anni prima). Attualmente è presidente della GPDA, l’associazione che rappresenta i piloti.

Gli ultimi austriaci che hanno calcato le piste del Circus sono stati Patrick Friesacher (giunto 6° con la Minardi nel GP degli USA 2005, gara ricordata per il boicottaggio da parte dei team gommati Michelin) e Christian Klien. 

Piero Ladisa