La notizia è stata quasi degna di uno...tsunami: a poco più di un mese dalla presentazione ufficiale della nuova arma di Maranello, i vertici della scuderia hanno deciso di cambiare il loro condottiero per la campagna mondiale 2019 di Formula 1. Con Mattia Binotto che ha preso, con effetto immediato, il posto di Maurizio Arrivabene in sella al Cavallino, il web è letteralmente impazzito: ma quali saranno le sfide e i possibili scenari futuri in seno al team che l’ingegnere italo-svizzero sarà chiamato ad affrontare?

Innanzitutto, occorre sottolineare che, a distanza di mesi, in Ferrari hanno tenuto fede alla road-map voluta dal compianto Sergio Marchionne: quella dell’avvicendamento Leclerc-Raikkonen, dell’esordio in pianta stabile di Antonio Giovinazzi nel Circus iridato e, non da ultima, la sostituzione di Arrivabene con Binotto. Queste voci affollavano il paddock già dal GP d’Austria, con l’allora Team Principal in procinto di essere sostituito dallo stesso Binotto e Laurent Mekies, ex-uomo FIA, nel ruolo di Direttore Tecnico.

Poi le tragiche vicissitudini hanno immobilizzato le decisioni a Maranello con la venuta di Louis Camilleri, uomo Philip Morris, nel ruolo di Amministratore Delegato. Il team sembrava quindi confermato in blocco, con Vettel a dettare le condizioni preferendo un rinnovo di Raikkonen al nuovo, e scomodo, compagno Leclerc e Arrivabene sempre al suo posto.

Ciò non è invece accaduto e tutti sappiamo com’è andata a finire: ora ci troviamo con Mattia Binotto nel duplice ruolo di Team Principal e Direttore Tecnico, a conferma ulteriore dell’organizzazione orizzontale tanto cara a Marchionne. Un compito non facile, ma che l’ingegnere ha accettato di buon grado. Per Binotto si aprono scenari da sogno ma, al contempo, anche da "incubo": da sempre ha preferito i fatti alle parole, essendo state poche le interviste o i commenti rilasciati nell’arco della sua carriera, mentre le grandi défaillance degli ultimi due anni della Ferrari non sono, per la maggior parte dei casi, da imputare al suo lavoro.

Inoltre, ha sempre anteposto gli uomini “cresciuti” all’ombra del Cavallino anziché pescare dalla concorrenza, proprio com’è stato nel suo caso, essendo entrato nella scuderia nel 1995 e poi salito ai vertici passo dopo passo: ne sono un esempio Enrico Cardile e Corrado Iotti; proprio per questo motivo, non avrà problemi a scegliere gli uomini giusti cui demandare i compiti più importanti e motivare l’intero team.

Diversa, e più complicata, sarà la gestione dei piloti: Vettel, in rapporti di amicizia con Arrivabene, perderà un uomo forte al suo fianco, vedendosi minacciato dal giovane Leclerc. Riuscirà Mattia a gestire una coppia così diversa, a tranquillizzare e motivare Sebastian e a tenere a bada i bollenti spiriti di Charles?

Ancora più difficile sarà imporre le sue idee, e conseguente peso politico, nelle riunioni dei team e nei confronti della FIA per eventuali chiarimenti e delineare i regolamenti del futuro, compito questo mai ricoperto finora e che quasi sicuramente lo vedrà affiancato da un’altra figura, forse lo stesso Direttore Sportivo Mekies. Oggi è emersa la notizia relativa al nuovo pilota designato al lavoro sul simulatore Pascal Wehrlein, ma in realtà sono diversi gli scossoni che si intravedono all’orizzonte, a cominciare dalla posizione scricchiolante dell'a.d. Louis Camilleri.

L’anno è appena cominciato, ma in Ferrari hanno già iniziato una (nuova) rivoluzione: l'obiettivo, manco a dirlo, riconquistare senza se e senza ma quel titolo iridato che sfugge dall'ormai lontano 2007.

Michele Montesano

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