Trent'anni fa, nella domenica di Pasqua del 1993, Ayrton Senna firmava un primo giro (e una gara) a Donington che ha scritto la storia della F1. I britannici hanno regalato un nome piuttosto evocativo a quel giro, The lap of the Gods, ma oggi cosa è rimasto di quel GP e di quella F1?

Donington Park

Donington Park rappresenta un nome ricorrente tra gli appassionati di automobilismo dell'epoca, perché il tracciato costituisce una data fissa del BTCC, il magnifico Campionato Turismo britannico. L'impianto presenta un insieme di saliscendi e curvoni, ai quali va aggiunta una parte finale più lenta. Un circuito del genere oggi come oggi non troverebbe spazio nel calendario ed effettivamente Donington avrà un'unica ribalta in F1, proprio con il GP d'Europa del 1993. La gara, tra le altre cose, copre il posto vacante di un GP ad Autopolis (Giappone), per il quale le parti non hanno trovato un accordo.

1993

Il 1993 è un anno in cui la F1 vive la sua fase moderna in un'età ancora spensierata. Vette artistiche, come l'Andrea Moda, difficilmente vedranno la pista, ma la griglia (con ventisei posti) ha ancora spazio per realtà provenienti da formule minori e altre categorie (come Sauber): basta avere i soldi. La disponibilità di risorse (e di come vengono impiegate) demarca una netta linea tra i primi della classe e le gare spesso finiscono con un numero notevole di doppiati, spesso e volentieri fino al terzo posto.

La Williams - Renault ha la monoposto di gran lunga migliore del lotto, che sfrutta un sofisticatissimo sistema di sospensioni attive, il migliore in griglia. Nel frattempo, per non farsi mancare nulla, gestisce l'allestimento di una vettura laboratorio dotata di CVT, potenzialmente imprendibile per chiunque.

Il giro degli Dei

In questo contesto prende forma il famoso primo giro di Ayrton Senna. Il brasiliano guida la bellissima McLaren - Ford MP4/8 per la quale le qualifiche, disputate sull'asciutto, offrono una dimensione del divario con la Williams - Renault. Alain Prost stacca il tempo della pole-position in 1:10.458 e il brasiliano, quarto, non riesce a scendere sotto la barriera del minuto e dodici secondi. La gara seguirebbe un destino già segnato se non fosse che la pioggia scombina qualsiasi piano, in un'epoca nella quale esiste ancora il warm-up la domenica mattina e la possibilità di cambiare gli assetti tra qualifica e gara.

Mentre gli altri sembrano guidare sulle uova (e tra di questi troviamo un certo Michael Schumacher, di sicuro non uno lento in condizioni di pista bagnata), Ayrton fa un altro mestiere, "correggendo" un divario di 1.6" dalla vetta, al semaforo verde, nel corso del primo giro. Senna dimostrerà la propria bravura in condizioni umide, leggendo bene le mutevoli condizioni di gara, portando a casa una vittoria che lo proietta a 26 punti in campionato, con un gap di 12 lunghezze su Prost (secondo).

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Parole

Il francese arriverà terzo e doppiato, completamente disorientato dal meteo e schiacciato dal ritmo del brasiliano, tanto da cambiare sette volte le gomme. Frank Williams dirà di lui a fine gara: "Alain è stato sempre troppo frettoloso a passare alle gomme da bagnato appena cominciava a piovere".

Il dopo gara rappresenta il momento delle dichiarazioni. Se da una parte Senna dice che "nella vita bisogna saper rischiare, bisogna fare le proprie valutazioni e poi buttarsi quando si capisce che ne vale la pena", Stirling Moss fa notare come la gara consacri il paulista come il più grande pilota di tutti i tempi, perché "dopo Fangio e Clark sarà lui, ora, la pietra di paragone per la generazione futura di piloti".

Cosa resterà di Donington 1993?

Il mondo del GP a Donington 1993 semplicemente non esiste più. Le gare sull'acqua oggi partono e finiscono neutralizzate nel momento in cui le condizioni meteo oltrepassano la linearità. Giornate di gloria come quelle di Johnny Herbert (quarto al traguardo con la modesta Lotus - Ford) o Fabrizio Barbazza (sesto alla bandiera a scacchi con l'ancora più modesta Minardi - Ford) non possono più capitare. L'inflazione nel punteggio e la stretta sulle scuderie contribuiscono a far sì che giorni di gloria simili siano un ricordo, ormai sbiadito, del passato. Che, con tutta probabilità, non tornerà più.

Luca Colombo

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