Vettel e la Ferrari sono arrivati a Monza all'inseguimento di Hamilton e AMG Mercedes rispettivamente con un gap di 17 punti nel Piloti e di 15 punti nel Costruttori: se sotto la bandiera a scacchi i piazzamenti fossero stati una fotocopia delle qualifiche (come del resto ci si prospettava), nel Costruttori la Ferrari sarebbe davanti alla AMG Mercedes di un punto, mentre Vettel inseguirebbe a 14 punti di distanza; se ci fosse stato uno scambio di posizione tra i piloti Ferrari, sarebbe stato sempre un +1 nel Costruttori e Vettel avrebbe ridotto a 7 punti il gap nel Piloti.

La storia, però, non è scritta con i "se". Fino alla Variante della Roggia, primo giro, le Rosse avevano in tasca il bottino pieno per il Costruttori e Vettel stava guadagnando tre punti su Hamilton: nel contatto tra Vettel e Hamilton la Rossa ha perso qualsiasi velleità di chiudere il gap sulle Frecce d'Argento e la lancetta del delta punteggio tra i due contendenti nel Piloti è andata a favore di Hamilton. La valutazione grossolana, perché l'errore di Vettel è un peccato di leggerezza, è stata parecchio pesante nell'economia del campionato: una svista può capitare a tutti, soprattutto quando il sedere è appoggiato su una Formula 1, però è qualcosa che non ti aspetti da uno dei candidati al Mondiale. La gara non finisce al via, è l'ABC delle corse, specie quando si dispone di un mezzo molto competitivo, ma soprattutto è la ripetizione di un pattern di errore (quello di essere eccessivamente aggressivo nei corpo a corpo in pista). Vettel e la Ferrari dovranno capire la natura di questo errore: poca gestione dello stress, comportamento cronico in pista o una serie di concause che ha generato la "tempesta perfetta" al primo giro?

A proposito di "tempesta perfetta": nelle ricostruzioni post-gara, perlomeno quelle più citate su Internet, si considera che alla base di tutto ci sia una gestione sbagliata del duo ferrarista allo spegnimento dei semafori: in altre parole Kimi avrebbe dovuto lasciarsi sfilare da Sebastian e contemporaneamente chiudere Hamilton. Facile a dirsi e, forse, a farlo sulla PlayStation. La partenza è una delle fasi più critiche di un Gran Premio: negli attimi a cavallo tra le luci rosse e il loro spegnimento variano bruscamente tantissimi parametri il cui effetto si ripercuote sia sulla manovra stessa che sul proseguimento della gara. Non stupisce quindi che ci sia un livello esagerato di ottimizzazione tecnica dei dettagli e delle procedure riguardanti lo start: ad esempio, in funzione del tracciato, si lavora di fino sul settaggio del bite point frizione e, in fabbrica, vengono continuamente perfezionati i dettagli del bilancere della frizione (come posizionamento ed escursione), ovvero un elemento minimo sulla totalità della vettura.

La conseguenza di tutto questo ragionamento filosofico è la seguente: la partenza è una situazione fin troppo fluida ed imponderabile per anche solo immaginare di "addomesticarla" a tavolino. In seno a una scuderia, è dunque lecito chiedere ai propri piloti di non eliminarsi nel parapiglia iniziale (Barcellona 2016 dovrebbe insegnare qualcosa), ma non si può pensare seriamente, a meno di essere alla canna del gas, di scambiare volutamente le posizioni nei primissimi metri di gara. Gli ordini via radio, lo abbiamo visto tante volte, sono sempre messi in atto quando la situazione è stabile e il gruppo è sgranato.

Successivamente in Ferrari avevano la possibilità di arginare di sette punti la fuga di Hamilton e della AMG Mercedes nei campionati, con Raikkonen saldamente al comando della gara, ma, anche qui, alla fine i punti se ne sono andati, a causa del blistering sulle coperture di Kimi. In questo caso l'analisi dell'errore, perché evidentemente il richiamo ai box è stato troppo anticipato, è più complessa: le supersoft andavano cambiate in quel momento della gara? Il fenomeno del blistering sulle soft era stato preso in considerazione oppure è stato il viaggiare in scia a Bottas che ha aumentato troppo le temperature sul battistrada? O magari il fatto di essere arrivati in pista a Monza con una strategia gomme molto aggressiva (rispetto ai piloti AMG Mercedes, in Ferrari avevano meno set di soft disponibili per il fine settimana) non ha aiutato nel comprendere il comportamento delle gomme e il conseguente chiedere a Kimi di spingere sin dai primi giri con le gomme nuove (per stare davanti ad Hamilton dopo il pit-stop) ha innescato un ciclo termico sballato che ha portato al blistering? Di sicuro in Ferrari avranno già analizzato i dati e compreso cosa si potesse fare meglio. La sensazione, però, è che al muretto ultimamente siano un po' passivi nelle decisioni, soprattutto considerando che chi è al comando di un Gran Premio dovrebbe dettare la propria strategia e lasciare gli altri a lavorare su strategie alternative, piuttosto che fare strategie cercando di coprire chi insegue.

Concludiamo le nostre considerazioni con la situazione di classifica del dopo Monza, con Hamilton che comanda nel Piloti disponendo di 30 punti di vantaggio su Vettel e con l'AMG Mercedes che precede la Ferrari di 25 punti nel Costruttori: per vedere nuovamente il tedesco davanti all'inglese, ipotizzando che Hamilton arrivi continuamente secondo nelle prossime gare, ci vorrebbero cinque vittorie di fila di Vettel. Alla fine del campionato mancano ancora sette Gran Premi e in AMG Mercedes puntano sfacciatamente (e giustamente) su Lewis Hamilton: è chiaro che la tabella di marcia della Ferrari e Sebastian Vettel impone pochissimo spazio per l'errore o il minimo intoppo. Altro fatto abbastanza chiaro è che, in un contesto simile, il contributo di Kimi Raikkonen potrebbe fare la differenza su tutti i fronti: il problema è che se la fine della collaborazione con Kimi e le modalità con cui è avvenuta fossero confermate, la strada per arrivare al Titolo si fa ulteriormente complicata.

Luca Colombo