La gara di Imola è stata solo l'ultima di un ristretto numero di GP di F1 annullati in prossimità dell'evento. Se la tappa in Emilia Romagna rappresenta il primo evento annullato per motivi meteorologici, nella storia di questo sport troviamo altre tre gare rinviate all'ultimo momento, ma per motivi differenti.

1955: Le Mans tragica, Fangio iridato

11 Giugno 1955: la 24 Ore di Le Mans fu palcoscenico di una tragedia, con l'auto del pilota Pierre Levegh che si schiantò contro la tribuna dopo un tamponamento, uccidendo ottanta spettatori, oltre a Levegh stesso.

In seguito a questo evento, diversi organizzatori decisero di annullare il GP nazionale. Il primo fu il GP di Francia, che avrebbe dovuto svolgersi sulla a Reims il 3 luglio: fu inizialmente posticipato al 25 settembre, prima di essere cancellato del tutto. Poi toccò al GP di Germania al Nurburgring (31 luglio), a quello elvetico di Bremgarten (21 agosto) e infine al round spagnolo di Pedralbes (23 ottobre). In Svizzera addirittura si decise di bandire per sempre le gare automobilistiche, eccezion fatta per la Formula E a Zurigo nel 2018.

Quello a Le Mans fu il più grave incidente automobilistico della storia, per il quale esisterà un prima e un dopo. Tornando alla F1, Juan-Manuel Fangio, con l'annullamento delle gare e la vittoria a Monza, conquistò il titolo iridato. Fu la prima volta che in F1 vennero cancellate delle gare e l'eventualità, piuttosto rara, si ripeterà negli anni a venire. Tra il 1983 e il 1985 fu il GP di New York a non essere disputato per proteste ambientali e di sponsor. In Belgio, invece, due volte venne annullata la gara: nel 1969 e nel 1985.

1985: la gara che visse due volte

Il GP di Spa del 1985 costituisce una delle pagine meno edificanti della storia della F1. Si sarebbe dovuto disputare il 2 giugno 1985 come quinta prova stagionale del Campionato del Mondo di F1, due settimane dopo la gara di Monaco. La gara venne annullata in quanto l'asfalto fu considerato non idoneo.

Il pasticcio vide il contributo degli organizzatori locali, che fecero riasfaltare il circuito appena cinque giorni prima, e quello della FOCA, la quale mandò avanti il programma del weekend nonostante un'evidente impraticabilità della pista. L’asfalto, infatti, andava in briciole al passaggio delle potenti monoposto.

I piloti avviarono una protesta e decisero, con 24 voti a favore su 26, di non correre, cosa mai vista in F1. Niki Lauda - pilota della McLaren e presidente della Commissione Piloti F1 - lasciando Spa-Francorchamps prima ancora che fosse presa la decisione ufficiale, dichiarò: "Decidano quello che vogliono, io non corro di certo. La pista non può essere migliorata; hanno sbagliato e la corsa non può essere disputata”.

Su pressione di piloti e team, la gara fu rimandata al 15 settembre, tra i GP d’Italia a Monza e quello d’Europa a Brands Hatch. Chi pagò a caro prezzo questo spostamento fu Michele Alboreto e la Ferrari. L'annullamento aveva di fatto cancellato una gara in un periodo con uno stato di forma eccellente per il Cavallino Rampante. Dopo l'estate l'inerzia del campionato aveva già girato a favore di Alain Prost.

La sicurezza riguarda un tema fondamentale per i piloti e per la F1 in generale, doveroso quindi fare un passo indietro. Portando avanti le lancette del tempo, il Circus bloccherà l'evento in Russia nel 2022, causa conflitto con l'Ucraina, ma nel 2020 dovrà fare i conti con un nemico invisibile: il COVID-19.

2020: il COVID-19 mette tutti in ginocchio

Mentre il mondo cominciava a fare i conti seriamente con il coronavirus, gli organizzatori del GP d'Australia, primo evento stagionale fissato a Marzo 2020, e la F1 stessa si mossero in maniera poco agile nella situazione.

A meno di tre ore dall'inizio della prima sessione di prove libere non erano ancora arrivate indicazioni sul proseguimento del fine settimana di gara. La pandemia muoveva i propri passi velocemente, ma la F1 rimaneva in un limbo decisionale. Team e giornalisti erano ancora all'oscuro dei piani della FIA e di Liberty Media. Sui social invece impazzavano le voci che volevano alcuni piloti già sull'aereo per tornare a casa.

Mercedes fece uscire un comunicato: "Siamo delusi come lo sono anche i fan della F1, che questa corsa non possa essere disputata come da programma. Tuttavia, la salute fisica e mentale dei membri del nostro team e della comunità della F1 è la nostra priorità massima. Alla luce delle cause di forza maggiore che stiamo vivendo, non crediamo che la sicurezza dei nostri impiegati potrebbe essere garantita se partecipassimo all'evento. Siamo colpiti dal peggioramento della situazione in Europa, e in particolare in Italia. Per questo motivo, non crediamo sia giusto partecipare ad un evento a cui altri concorrenti, come la McLaren, non possono intervenire per circostanze al di fuori dal loro controllo. Il nostro team comincerà a smontare l'allestimento in circuito questa mattina".

L'effetto domino innescato dalla conferma della gara, con conseguente spostamento di persone anche dalla zona rossa italiana, e culminato con la positività al coronavirus di un dipendente McLaren e Haas porta ad una tardiva decisione di annullamento. I piloti stessi criticano l'operato del Circus: tra tutti ricordiamo Lewis Hamilton e Kimi Raikkonen pronto a lasciare l'Australia prima della decisione.

Il doveroso annullamento della corsa diventerà una perdita economica importante. Lo Stato di Victoria aveva già investito 40 milioni di dollari australiani (pari a 25 milioni di euro) nel fine settimana di Melbourne 2020, e Liberty Media vide crollare a picco le azioni in Borsa.

Anna Botton