Diciamolo, una notizia ad effetto riguardo Fernando Alonso e la McLaren ce la aspettavamo prima o poi. O perlomeno non sorprende più di tanto. E' lecito aspettarsi da un campione del suo calibro, che vive come un leone in gabbia la sua permanenza in una McLaren priva di prospettive e relegata in zone poco nobili della classifica, una scossa alla sua situazione fatta di imbarazzi ogni volta che scende in pista. Fernando avvertiva l'esigenza di cambiare aria. Di provare qualcosa di nuovo che potesse portarlo via, almeno per un paio di settimane, dall'ingombro della delusione che sta vivendo in Formula 1; in attesa che il panorama del mercato piloti per l'anno prossimo possa prendere forma (con Vettel ed Hamilton in scadenza di contratto) e sedili importanti che potrebbero liberarsi. L'asturiano ha scelto una nuova sfida, che lo porterà questa volta dall'altra parte dell'oceano ad affrontare la Indy 500, una delle tre più importanti gare del motorsport, assieme al GP di Monaco e alla 24H di Le Mans. 

Vincerle tutte e tre è infatti l'obiettivo dichiarato di Fernando: 17 piloti nella storia ci hanno provato gareggiando in tutti gli eventi, 12 ne hanno vinti due su tre, ma solamente Graham Hill, ad oggi, è riuscito a conquistarle tutte. E' anche per questo che il nome del leggendario pilota inglese rimane scolpito nella memoria dello sport. Alonso si unirà così ad un folto numero di piloti di F1 che hanno tentato la fortuna nella classica americana, soprannominata con modestia tutta yankee "The greatest spectacle in racing", tra nomi celebri come Jim Clark, Jaques Villeneuve, Emerson Fittipaldi, Montoya, Mario Andretti, Eddie Cheever, tutti vincitori all'Indianapolis Motor Speedway. 

Al volante di una vettura del team Andretti Autosport (il cui team manager è lo stesso Michael, ex pilota McLaren nel 1993 al fianco di Senna), Alonso affronterà il famoso ovale americano di due miglia e mezzo, emblema stesso del motorsport americano. Di fronte ad un pubblico di oltre 300.000 persone (che lo rende l'impianto sportivo più grande del mondo per capacità di pubblico), il campione spagnolo si misurerà con la vettura Dallara DW12 con motori da 2,2 litri biturbo limitati a 12.000 giri, capaci di raggiungere velocità medie ben superiori ai 350 km/h. Una sfida del tutto nuova per il due volte campione del mondo di Formula 1, anche se le sue reali possibilità di vittoria restano modeste, visto che come confermato dalla stessa McLaren, "sarà l'unica gara a cui prenderà parte Fernando durante l'anno". Per quanto talentuoso, Alonso proverà la vettura solo dopo il GP di Spagna a metà maggio e avrà poco tempo per adattarsi ad una nuova macchina e ad un approccio alle gare del tutto diverso, con le macchine che sull'ovale si trovano spesso affiancate a velocità impressionanti.

Logico domandarsi quali ragioni personali e politiche stiano dietro ad una scelta tanto clamorosa. Per cominciare, il Gran Premio di Montecarlo è il più blasonato non solo per le feste e gli yacht attraccati, ma anche per la presenza di sponsor e personaggi chiave; è infatti qui che molti contratti e accordi vengono siglati. Perdere il proprio pilota di punta dunque (che verrà probabilmente sostituito da Button, ma manca ancora l'ufficialità) è sicuramente un messaggio forte. Probabilmente si tratta di una scelta avallata dal team per raffreddare le ipotesi che Fernando potesse magari lanciarsi nell'avventura della Le Mans prima del tempo, lasciando un po' di spazio al talento spagnolo e dandogli la possibilità di competere in una gara prestigiosa in un team comunque motorizzato Honda. Un'ottima mossa pubblicitaria, non c'è dubbio, perchè piazzare Fernando su una vettura spinta da un motore che potrà fargli fare miglior figura di quanto non facciano le power unit giapponesi sarà un'ottimo spot per l'azienda. E se non servirà a riguadagnare un po' della credibilità perduta con i fallimenti e gli imbarazzi rimediati in F1, servirà almeno per qualche giorno a distogliere l'attenzione dai problemi della McLaren.

Peccato la rinuncia forzata alla gara del Principato, una delle ultime piste in cui, anche con una macchina scadente, è ancora il pilota a poter fare la differenza.

Stefano De Nicolo' @stefanodenicolo