Un incidente stradale ha portato via Antonia Terzi: pioniera tra le donne impegnate in ruoli tecnici in Formula 1, ha militato in Ferrari e Williams. Nella scuderia inglese ha progettato le  monoposto del 2003 e 2004, quest'ultima la famosa FW26 "Tricheco".

Ferrari, WIlliams e il dopo

Originaria di San Felice sul Panaro, Antonia studia ingegneria all'Università di Modena, specializzandosi in aerodinamica. Dal 1999 al 2001 fa parte del gruppo di Rory Byrne in Ferrari. Contribuisce ai progetti della F399, F1-2000 e F2001. Nel 2002 passa in Williams, con il ruolo di capo aerodinamico. Nella scuderia di patron Frank progetta la FW25 del 2003 e la FW26 del 2004.

La FW26, soprannominata "Tricheco" per via del muso alto e largo con le zanne, è un progetto sicuramente rivoluzionario. La monoposto porta all'estremo il concetto di doppia chiglia (double keel). Il muso alto, largo e corto dovrebbe ottimizzare la circolazione dell'aria sotto la vettura. Sfortunatamente la scelta tecnica palesa dei problemi di distribuzione masse e pesi. La non competitività, in ogni caso corretta molto efficientemente in corsa, porta la Terzi ad abbandonare la Formula 1, nonostante la volontà di tornare a Maranello.

Nel curriculum dell'italiana, successivamente troviamo una collaborazione con Dallara, il lavoro nella facoltà di ingegneria aerospaziale dell'Università tecnica di Delft e il ruolo di professore ordinario all'Università Nazionale Australiana di Canberra.

L'identità e il contributo dell'ing. Terzi

La grandezza di Antonia va ricercata nel fatto di essere stata una pioniera delle donne in ruoli tecnici in Formula 1, che nei primi Anni Duemila risulta parecchio arretrato nella sua visione maschilista e conservatrice. Nonostante il progetto della FW26 non abbia raccolto risultati come si sperava, rimane comunque ispirato da una forte identità e dalla ricerca di soluzioni rivoluzionarie, che nel futuro verranno rielaborate in altre forme per altri progetti.

Purtroppo la sua vita è stata spezzata da un incidente stradale all'età di cinquant'anni: troppo pochi per una vita. Certemente troppo pochi per una mente che avrebbe potuto dare luce a nuovi progetti. Alla famiglia e ai suoi cari le condoglianze della Redazione di LiveGP.

Luca Colombo