Con l’introduzione dei numeri fissi in Formula 1 a partire dalla prossima stagione, ritorna alla ribalta un numero che rappresenta un vero e proprio tabù nel mondo della Formula 1 e del motorsport in generale: il numero 13. Sarà capitato senz'altro anche a voi, guardando la griglia di partenza, di notare la misteriosa assenza di questo numero, fino ad oggi appositamente non assegnato dalla Federazione Internazionale. Ma quali sono i veri motivi? Cosa si nasconde dietro l’esilio del numero 13 dal mondo delle corse?

La triscaidecafobia (questa la definizione che identifica la paura del numero 13) deriva principalmente dalla superstizione e dalla cultura popolare, che in particolar mondo nei paesi anglosassoni attribuisce un significato negativo al numero. Ma in realtà il "13", fino almeno agli anni '20, veniva utilizzato regolarmente nel mondo delle corse; esso però iniziò ad essere boicottato dopo due incidenti mortali che coinvolsero il team Delage a pochi mesi l’uno dall'altro. Il primo incidente avvenne il 25 settembre 1925 durante il Gran Premio di San Sebastian, quando la macchina del pilota Paul Torchy si schiantò contro un albero e il pilota morì sul colpo. La macchina del pilota aveva il numero 13. Questo fu l’ultimo evento internazionale dell’anno a cui il team Delage prese parte. L’anno dopo esso si ripresentò alla Targa Florio in Aprile. La vettura numero 13, guidata dal conte Giulio Masetti, finì contro un terrapieno e si ribaltò, nei pressi del borgo siciliano di Sclafani Bagni. Il pilota morì schiacciato dalla sua stessa vettura. Dopo questi due incidenti mortali, l’Automobile Club de France decise di non utilizzare più questo numero: da allora questa divenne una tradizione adottata in qualsiasi competizione motoristica.

Ma la Formula 1 vide due casi che rappresentano tutt'ora un'eccezione a questa regola non scritta: il numero 13 venne difatti adottato in due circostanze da piloti che ci sono due eccezioni nel mondo della Formula 1 con due piloti che hanno utilizzato questo numero nella massima competizione, senza ottenere comunque grandi successi. Il primo di questi due “temerari” fu il messicano Moises Solana, che nel Gran Premio del Messico 1963 partecipò con una BRM iscritta con il numero 13, terminando la gara in 11° posizione. Il secondo pilota fu la britannica Divina Galica (una delle poche donne ad essersi iscritte ad una gara ufficiale di Formula 1) che con una Surtees dotata del numero 13 tentò la qualificazione nel Gran Premio d’Inghilterra del 1976 senza riuscirvi.

Da quel momento il numero 13 è sparito completamente dalla Formula 1, e nessun altro pilota schiera una vettura con quel numero da ormai 37 anni. Dalla prossima stagione, con la possibilità di scegliere il proprio numero fisso da portare per tutta la carriera, un pilota potrebbe teoricamente interrompere questa astinenza e riportare il 13 in pista. A tal proposito, il test driver della Red Bull Antonio Felix da Costa ha recentemente dichiarato: “Mi piacciono i numeri fissi! Nessuno prenda il #13!”. Intende forse correre lui con questo numero oppure consiglia ai suoi colleghi di non utilizzarlo in Formula 1 sapendo che è un numero sfortunato?

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