Hai un passato da velocista puro ed un titolo italiano in Superbike con la MV Agusta. Che ricordi hai di quel periodo?

“Si, la velocità è sempre stata il mio forte e, un po’ come la maggior parte dei piloti, la passione per questa disciplina viene dal mio babbo. Il periodo 2006 / 2008 è stato un periodo molto bello della mia carriera sportiva correndo come pilota ufficiale MV Agusta. Nel 2006 è giunta la vittoria del Campionato Italiano Superstock che ci ha visto in cima alla classifica italiana con una moto su cui nessuno voleva puntare e gestita da me e mio babbo.

Siamo addirittura  arrivati 3° nella Coppa del Mondo STK vincendo diverse gare, la più emozionante a Brands Hatch. Nel 2007 c’è poi stata l’avventura americana nell’AMA Superbike con il team Fast by Ferracci e nel 2008 il rientro in Italia dove abbiamo vinto il CIV Superbike contro piloti del calibro di Claudio Corti in sella alla Yamaha Ufficiale di Haga. Un periodo meraviglioso per me e per MV Agusta.”

Per un tot sei stato anche nell'orbita Ducati Aruba, avevi la possibilita' di tornare a correre nel Mondiale Superbike?

“Nel 2015 sono stato contattato da Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba. Durante la mia convalescenza dal brutto incidente nei test MotoGP che mi doveva portare in sella alla moto di Petrucci del team Ioda, ci siamo sentiti e abbiamo iniziato a mettere mano al progetto Superbike. Da li ad oggi sono successe tante cose, ma quella esperienza mi ha fatto comprendere come funziona il dietro le quinte.Quando ti metti il casco e sei dalla parte “bella” del box, a quel livello tutto è più facile perché basta un po’ di allenamento, sicurezza in se stessi e con del talento e un pizzico di fortuna puoi fare molta strada, e tutto ti viene facile e naturale.

Da dietro le quinte è tutto molto diverso e soprattutto con alle spalle una struttura come Ducati (guidata da Audi) ogni piccolo dettaglio fa la differenza: devi imparare a gestire le relazioni con le persone del paddock che solitamente sono appassionate ma tante volte sono solo li per fare carriera e non guardano in faccia a nessuno. Ho imparato tanto.

E’ stato un periodo nel quale sono riuscito a fare un paio di gare con la moto ufficiale, cosa della quale vado particolarmente orgoglioso.

Diciamo che in pista per me non c’è stato spazio ed è stato giusto lasciare il passo alle giovani leve come Rinaldi, mentre per la parte gestionale del team non avevo una collocazione precisa e indispensabile, quindi giustamente pian piano mi sono spostato a fare lo sviluppo del V2 fino a che ce n’è stato bisogno, prima dell’era V4. Dopo mi sono spostato sui corsi DRE dove ho conosciuto Dario Marchetti e il suo incredibile metodo di lavoro che adesso sto riportando nella mia scuola, RACE MODE.

Per ora è piccola ma sto lavorando tanto in modo tale che nel futuro possa crescere molto.”

Adesso hai sposato la EWC e il progetto di Moreno Codeluppi con No Limits. Cosa ti è piaciuto di più di questa realtà?

“Il team NO LIMITS è una realtà davvero coinvolgente. Ci sono dentro degli appassionati veri che lavorano, che “rubano" tempo al loro lavoro principale per partecipare a queste gare meravigliose. Essendo un team privato infatti, non è pensabile di riuscire a sostenere le spese di stipendi di 12-15 persone quindi la maggior parte dei componenti del team hanno un lavoro principale che sacrificano per portare avanti questa struttura. In testa a tutti c’è il mitico Moreno Codeluppi con il quale è nata una sincera amicizia e un profondo rispetto.

Il team dal primo test del 2018 all’ultima gara è cresciuto professionalmente e io sono pian piano riuscito a trovarmi sempre più a casa. Probabilmente anche loro si sono trovati bene con me perché mi hanno chiesto di firmare un contratto biennale quindi sarò ancora sulla gialla Suzuki fino a fine 2020!

Le gare Endurance sono una prerogativa francese: in Italia dovremmo guardare un po’ più verso l’estero e imparare a goderci questo sport nel modo giusto. L’Endurance francese porta 80.000 persone a Le Mans, il BSB inglese ( dove ho corso nel 2012 ) ne porta sempre decine e decine di migliaia in tutte le gare, gli eventi sono intrisi di passione, cosa che in Italia un po’ si è persa. Noi ci siamo “americanizzati”: accendiamo la TV, ci mettiamo sul divano e guardiamo la MotoGP, anzi tanti guardano “Valentino” e stop.

La passione per i motori si sta spegnendo anche per la strana gestione che sta avendo la Superbike dove si rintanava il vero appassionato e che ora sta allontanando anche lui con scelte bizzarre di regolamenti e gare delle quali preferirei non dare un giudizio.

Seguite l’Endurance che va in diretta su Eurosport, non ve ne pentirete! E se potete, venite a Le Mans o al Bol d’or! Ad averlo saputo, ci avrei corso prima.”

Hai deciso di non fermarti al mestiere di pilota e stai preparando la scuola per instradare i più giovani alle Ohvale. Parlaci dei tuoi progetti.

“Nella mia zona o giochi a calcio o se hai la passione per la moto fai cross. Punto. Non c’è altro.

Parallelamente alla mia scuola di guida in pista RACE MODE, sto cercando di avviare un progetto che possa portare in pista anche i più piccoli: voglio far capire ai ragazzi (e soprattutto ai genitori) che si può anche correre su asfalto in sicurezza e che questo sport è propedeutico per quando il ragazzo andrà in futuro a guidare uno scooter o una moto su strada: correndo in pista non avrà bisogno di sfogarsi dove c’è più pericolo. Questa cosa l’ho provata sui miei panni e devo dire che funziona: a volte è capitato mentre stavo rotolando in pista di immaginare di essere caduto su strada e di aver incontrato una panchina, un palo della luce o un Guard Rail: l’idea di quello che potrebbe succedere in una situazione del genere ti fa ragionare nel modo giusto e in strada non rischi, guidando in sicurezza.

Visto l’enorme spinta mediatica che sta avendo la pista in questo periodo, anche grazie alla MotoGP, penso sia buona cosa sfruttarla per far conoscere questo sport e per dare la possibilità a chi volesse praticarlo di poter scendere in pista almeno 3/4 volte al mese. In Romagna ce ne sono tantissime di queste realtà mentre qui da noi manca dato che non ci sono posti dove poter praticare questo sport.

In questi ultimi 2 anni mi sono adoperato per questo e insieme ad un gruppo di amici stiamo creando un luogo dove i ragazzi di ogni età possono ritrovarsi ed imparare le tecniche di guida in pista. Io quest’anno diventerò Tecnico Federale di 2° livello in modo da poter insegnare la guida in pista ai minori, in sicurezza e rispettando le norme in vigore, anche per un discorso assicurativo dato che comunque è e rimarrà sempre uno sport "pericoloso”. Per questo, Ohvale e YCF saranno i brand ai quali mi appoggerò per le piccole 10” e le pitbike.”

Hai già qualche giovane talento in mente che ti piacerebbe seguire?

“Con Ohvale inizio quest’anno, il terreno è fertile ma ancora devo vedere i primi “germogli”. Non ti nascondo che mi piacerebbe trovare un ragazzo con talento e, partendo dalle Ohvale o YCF e il CNV, portarlo pian piano su dalla 300 alla 600 dato che nella mia officina abbiamo già la struttura che fa gare a livello nazionale ed internazionale, con tutto quello che serve per correre e vincere. Se saprò lavorare bene e sarò fortunato, tra qualche anno avremo un nuovo pilota di Arezzo al mondiale.

Io ce la metto tutta, spero di riuscire a far vivere ai ragazzi tutto quello che questo sport mi ha fatto vivere: fatica, vittorie, sconfitte, giornate di felicità estrema, successi sportivi e umani, amici e nemici, errori e tutto quello che serve poi per imparare a stare al mondo anche al di fuori della pista.”

Alex Dibisceglia