Nella tarda serata di domenica Dorna e Federmoto hanno comunicato il numero massimo di giri concessi a ciascuna moto per i primi tre round di Superbike. Quello che è saltato subito all’occhio è stato il regime massimo concesso alla Panigale V4R, che potrà spingere il limitatore fino a 16.350 giri/min. Un regime di quasi 2.000 giri superiore a quello della Kawasaki, che comunque guadagna 500 giri/min, salendo a 14.600 giri.

Tanti tra addetti ai lavori e tifosi hanno visto questo enorme vantaggio di giri come un estremo tentativo di far tornare alla vittoria la Ducati. Ma mai come ora il regolamento è stato rispettato alla regola! Ecco perchè:

Il regolamento parla chiaro.

Il regolamento redatto lo scorso inverno ed ancora vincente per questo campionato è molto chiaro. “Il limite iniziale dei giri motore è il valore più basso tra la media, misurata dinamometricamente, dei giri massimi in terza e quarta marcia, più il 3% ed il regime di potenza massima della moto di serie a cui vengono aggiunti 1.100 giri/min”. La Ducati Panigale V4R di serie ha il limitatore posto a 16.000 giri/min ed una potenza massima erogata a 15.250, per cui il calcolo è presto fatto. Applicando il regolamento alla lettera a Ducati è stato concesso un regime di 16.350 giri/min.

Kawasaki e BMW

Lo stesso metodo è stato usato per le altre due nuove moto omologate per questa stagione: la Kawasaki ZX-10 RR e l nuova BMW S 1000 RR, che hanno la loro potenza massima espressa a 13.500 giri/min per la verdona e 13.800 la tedesca. Anche per loro il regolamento è stato applicato alla lettera permettendo di far salire i giri massimi consentiti rispettivamente a 14.600 e 14.900. L’unica colpa di Ducati è quella di aver creato una moto di serie capace di esprimere un regime di rotazione inarrivabile per le giapponesi senza l’utilizzo del controllo pneumatico della valvole (tecnologia che in MotoGP permetteva alle 800cc di raggiungere anche i 18.000 giri al minuto).

Yamaha e Honda

Le altre giapponesi (non avendo omologato una moto nuova per la stagione 2019) mantengono il regime di rotazione concesso al termine della passata edizione. La moto di Iwata potrà girare fino a 14.700 giri/min; mentre la Honda, che nonostante l’arrivo di HRC non ha omologato una nuova CBR (che dovrebbe arrivare nel 2020, ndr), potrà girare fino a soli 14.550 giri/min.

Ma quale vantaggio?

Ad aumentare le polemiche sul numero di giri concesso a Ducati sono state le incredibili prestazioni di Alvaro Bautista. Un vero dominatore di questi ultimi due giorni di test sul circuito australiano che questo fine settimana vedrà il via della stagione 2019. Un passo già molto più veloce di quello di Melandri, che lo scorso anno con la V2 vinse in volata sulla Kawasaki di Jonathan Rea. Con sopratutto punte velocistiche da MotoGP: 314,9 km/h per la Ducati di Bautista, solo 10 km/h più lenta della Honda RC213 V di Pedrosa. Sebbene la Panigale V4 sia risultata mediamente tra i 5 e i 10 km/h più veloce delle altre moto, l’unico ad aver sfruttato appieno il potenziale della nuova arma di Borgo Panigale è stato lo spagnolo.

Sia Chaz Davies che i privati Michael Rubén Rinaldi e Eugene Laverty si trovano in fondo alla classifica, con un ritardo di 1”7 dal compagno di marca. In un mondo ideale, dove scuse e complotti non sono sulla bocca di tutti ogni giorno, staremmo parlando di un fenomeno che a parità di moto è stato capace di staccare i compagni di oltre un secondo. Niente di diverso da quello che fa Marquez in MotoGP, o lo stesso Rea fino alla scorsa stagione. È ora e questo vale per tifosi e addetti ai lavori, di smettere con le scusanti e di riconoscere il vero valore dei piloti.

Mathias Cantarini