Scherza subito il pilota bolognese quando dice: “Avete fato un grave errore lasciandomi con il microfono in mano e ora sono problemi seri!” Non riesce a celare il suo contagioso entusiasmo quando afferma di aver colto al volo quest’occasione di tornare a gareggiare con una vettura dopo la sua ultima esperienza nel Campionato italiano GT del 2016.

Ma soprattutto per lui questa gara sarà un vero e proprio test in ottica della sua partecipazione alla 24 di Daytona per capire a fondo il funzionamento dei nuovi comandi di guida tutti raggruppati sul volante: “Appena mi hanno detto che affronterò la classica di Daytona ho subito contattato gli ingegneri della BMW per trovare un nuovo sistema di assistenza alla guida, perché durante la 24 Ore di Spa sono stato l’anello debole del team non riuscendo a mantenere gli stessi ritmi di guida per tutto il mio stint affaticandomi a causa delle protesi. Per questo è stato quasi naturale raggruppare tutti i comandi sul volante eliminando, così, il pedale del freno azionato dalla protesi. La soluzione si è dimostrata subito ottima, fatta eccezione per il primo impatto visivo di non trovare pedali sotto lo sterzo, infatti ho macinato molti chilometri nella due giorni di Vallelunga, simulando anche le due gare, il mio corpo ha risposto bene allo stress quindi sono molto fiducioso. Certo mi sentirò un po’ un funambolo quando dovrò gestire la fase di frenata e contemporaneamente di scalata delle marce ma, capiti gli automatismi, sarà una cosa del tutto naturale.”

Sempre parlando del suo nuovo “ufficio” si lancia in paragoni: “La vettura è un vero prototipo: ha solo le sembianze esterne di una GT ma dentro c’è moltissima tecnologia. Per non parlare della downforce generata con tutte le sue appendici e il generoso alettone posteriore; la vettura, essendo molto leggera, si presenta molto agile ma, allo stesso tempo nervosa nelle reazioni; è molto muscolare da guidare. Si può paragonare ad una monoposto della Indycar per carico generato e reattività, tant’è vero che la seduta nell’abitacolo è quasi centrale”.

Facendosi serio parla delle reali possibilità di essere competitivo: “Non mi pongo obiettivi ambiziosi perché il DTM, dopo la Formula 1, è la categoria più competitiva e professionale nel motorsport: i piloti che vi partecipano hanno tantissima esperienza accumulata negli anni, sono dei veri e proprio professionisti. Basti vedere il margine esiguo che passa dal pilota in pole a quello che parte in ultima fila! Il mio obiettivo realistico è quello di tenere un buon ritmo senza farmi distaccare troppo, non penso sia possibile ripetere l’exploit della gara del GT Italiano (vincitore all’esordio), ma sono qui per divertirmi e cercare il mio limite. Visto che sono un esordiente a tutti gli effetti non farà molta differenza correre di giorno o in notturna. Mi auguro di portare il mio entusiasmo anche sulle tribune!”

Noi, ovviamente, non abbiamo dubbi in merito!

Da Misano – Michele Montesano