Fernando Alonso avrebbe preferito festeggiare in maniera un pò diversa il proprio 32esimo compleanno. Dapprima alle prese con il difficile week-end ungherese, caratterizzato da una F138 poco competitiva rispetto ai diretti rivali; poi con la "tirata d'orecchie" ufficiale arrivata dal presidente Luca di Montezemolo, in seguito alle dichiarazioni rilasciate dallo stesso pilota spagnolo a Budapest. Nel mezzo, il tanto discusso incontro, svoltosi nel paddock dell'Hungaroring, tra il suo manager Luis Garcia ed il team principal Red Bull, Christian Horner. Un episodio che ha inevitabilmente scatenato una serie di voci incontrollate sul futuro del pilota spagnolo, con tanto di presunti "scoop" pronti a giurare persino che a Monza sarebbe stato annunciato l'approdo di Alonso nel team campione del mondo dal 2014. Ma esiste davvero la possibilità che le strade di Alonso e della Ferrari possano separarsi al termine della stagione? Improbabile, ma andiamo con ordine. Le prime avvisaglie di una situazione a dir poco "scottante" si sono avute alla vigilia della gara, quando Fernando (intervistato da un'emittente tedesca) alla domanda su quale regalo avrebbe voluto ricevere per il compleanno, aveva risposto provocatoriamente: "Un'altra macchina". Ora, lo spagnolo è noto per le sue dichiarazioni spesso volutamente "pungenti" nei confronti del proprio team, ma rilasciate comunque nell'intento di spronare, da uomo-squadra qual è, i propri collaboratori a dare sempre il massimo. Sino a quel punto, dunque, la cosa era passata quasi inosservata, anche se era però stato lo stesso Vettel a definire "poco gentili" le dichiarazioni dello spagnolo nei confronti della propria squadra. Il caso è però esploso l'indomani, quando in molti hanno notato lo "strano" colloquio tra Garcia e Horner. Occorre premettere che, all'interno del paddock, capita sovente di poter scambiare due chiacchere con membri di altri team, senza che questo debba necessariamente implicare l'esistenza di una trattativa. Soprattutto considerando che lo stesso Garcia è anche il manager di Carlos Sainz Jr., ovvero il giovane pilota che proprio una settimana prima aveva provato la Red Bull durante i rookie-test di Silverstone. Probabile, dunque, che l'oggetto della discussione fosse proprio il 18enne figlio dell'ex-campione del mondo di rally, già in orbita Toro Rosso per la prossima stagione. Però, i dubbi rimangono. I diretti interessati (Alonso compreso) sanno benissimo che, durante un week-end di gara, la presenza di fotografi e giornalisti nel paddock è capillare; lo stesso Alonso, che con la comunicazione ha già dimostrato di saperci fare, è perfettamente consapevole del fatto che se il proprio manager va a parlare con il boss della concorrenza, i rumors sono una conseguenza inevitabile. A questo punto ci si chiede: si è trattato davvero di una semplice coincidenza, oppure il "famoso" colloquio è figlio di una precisa mossa strategica, voluta per mettere, in qualche modo, pressione su Maranello? L'ipotesi non è da scartare, tantopiù considerando che lo stesso Horner non ha fatto nulla per smentire l'interesse a proposito di un'eventuale ingaggio di Alonso. Pressione sì, ma a quale scopo? E' risaputo, difatti, che le chiacchere non contribuiscono di certo a migliorare il clima in una squadra, soprattutto quando i risultati non arrivano. E in Ferrari, a dire la verità, qualcuno ha già da tempo iniziato a storcere il naso di fronte all'atteggiamento tenuto da Alonso. Il quale, appena finita la gara, ha rincarato la dose dichiarando: "E' da quattro anni che siamo mediamente tra il mezzo secondo ed il secondo più lenti del leader, ma nonostante ciò siamo quasi sempre riusciti a giocarci il titolo fino all'ultima gara". Altra provocazione, ed a quel punto la misura era ormai colma: anche per lo stesso Montezemolo. Ciò che è certo, comunque, è che si è trattato del primo vero e proprio screzio di una certa entità tra il team ed il proprio pilota di punta. Ma da qui a dire che un simile scambio dialettico possa essere il preludio ad una clamorosa separazione a fine stagione, ce ne vuole: questo per una serie di motivi. Il primo è quello relativo all'aspetto contrattuale: Alonso e la Ferrari sono al momento legati sino alla fine della stagione 2016, anche grazie alla presenza dello sponsor Santander, la banca spagnola che da tempo appoggia in maniera "corposa" e influente il due-volte campione del mondo. C'è poi una questione d'immagine: entrambi legano in maniera reciproca le proprie ambizioni di rilancio avendo come obiettivo finale la conquista del titolo iridato: un divorzio inaspettato non gioverebbe a nessuno, sotto questo punto di vista. Da non tralasciare, inoltre, l'aspetto tecnico e sportivo: riguardo al primo punto, la Ferrari perderebbe il proprio uomo di riferimento all'interno di un team la cui struttura è comunque in costante evoluzione (si pensi all'arrivo di Allison); dall'altro, Alonso finirebbe nello scomodo ruolo di new-entry in un team che Vettel conosce invece come le proprie tasche, mentre il Cavallino si ritroverebbe improvvisamente spiazzato dall'assenza di top driver disponibili sul mercato (con un eventuale ritorno di Raikkonen che appare come un'altra ipotesi improbabile). Insomma, le voci sul mercato piloti impazzano, ma lo scenario più verosimile continua a vedere la permanenza dello spagnolo a Maranello. E' pur vero, però, che nella Formula 1 moderna, caratterizzata da contratti dal valore relativo e da ribaltoni talvolta sorprendenti (come l'addio dello stesso Alonso alla Mclaren al termine del 2007) nulla si può escludere. Di certo, ci sarà ancora molto altro di cui discutere (e leggere) in questa pazza estate del mercato piloti.

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