Mentre nelle classi minori guida la Yamaha e ottiene un quarto posto in 250 (mentre con la 350 conclude soltanto la prima gara), in 500 lo troviamo in sella alla Suzuki, sulla quale gareggia fino al 1983: in cinque anni si prende numerose soddisfazioni, soprattutto nel 1980 e nel 1981, quando si laurea vice-campione alle spalle, rispettivamente, di Kenny Roberts e Marco Lucchinelli. Riesce a conquistare il primo successo già durante la stagione d'esordio nella classe regina, trionfando a Zolder, prima di aggiudicarsi altre quattro gare sino al termine della sua collaborazione con Suzuki.

Nel 1984 passa alla Honda e torna a sfiorare il titolo, quando si piazza alle spalle del solo Eddie Lawson, al termine di una stagione incredibile, nel corso della quale finisce sempre a podio, salvo per un ritiro in Svezia. La stagione 1985 non regala grandi soddisfazioni al californiano, il quale però si rende protagonista di uno straordinario recupero in occasione del Gran Premio di San Marino, quando riesce incredibilmente a rimanere aggrappato alla propria moto evitando la caduta: un'immagine destinata a rimanere negli annali del Motomondiale e che lo fa definitivamente entrare nel cuore degli appassionati. Randy non si ferma mai e decide, nel 1986, di salire su un'altra giapponese: stavolta tocca alla Yamaha, in sella alla quale arriva nuovamente ad un passo dal titolo, secondo solo a Wayne Gardner; non si può dire che Mamola non abbia avuto avversari incredibili in pista in quel periodo, anch'essi autentici pilastri del motociclismo.

Le imprese del pilota statunitense continuano in sella alla Cagiva, con la quale corre per tre anni, senza però raggiungere traguardi importanti; nel 1992 termina la sua carriera in Yamaha con un decimo posto nel Mondiale. Abbandonare le corse non lo tiene lontano dal mondo delle due ruote: infatti, si lancia nell'avventura di commentatore MotoGP per Eurosport.

Questa la carriera di Randy Mamola: un pilota con 160 gare all'attivo, 57 podi e 13 vittorie, una guida spettacolare, dalle pieghe estranee alle leggi della fisica fino ai sorpassi al limite, il tutto condito da una vera e propria supremazia sul bagnato. Tutti elementi rimasti nel cuore degli appassionati che lo hanno amato e lo amano, nonostante non abbia raccolto tutti i frutti che il suo talento avrebbe meritato.

Mamola non è solo un grande sportivo ma anche un uomo profondamente impegnato nel sociale: all'inizio con Save the Children e poi con Riders for Health, l'associazione che lo vede tra i fondatori e che sfrutta il talento e la fama dei piloti per aiutare le zone più povere dell'Africa.

Nel 2000 entra nelle Motorcycle Hall of Fame ed oggi non poteva non trovarsi nei "Miti del motociclismo".

Alice Lettieri