Chi avrà vinto la corsa dopo la pole position di Verstappen il sabato, retrocesso poi a vantaggio delle due Ferrari per una bandiera gialla non rispettata? Avrà trionfato qualcuno di loro? Macchè… a spuntarla è sempre e comunque lui: Lewis Hamilton. Il quasi sei volte iridato domina anche in Messico, tenendo a distanza sul finale Vettel e Bottas. Solo quarto Leclerc, partito dalla pole ma vittima di una strategia rivelatasi errata.

Start per veri uomini: allo spegnersi dei semafori partono bene le due Ferrari dalla prima fila, anche se lo spunto migliore lo tira fuori Hamilton. Merito anche dell’ampia distanza di curva 1, è proprio l’inglese a rendersi subito minaccioso, prendendo la scia di entrambe le rosse la davanti. La manovra di sopravanzarli entrambi in un primo momento sembra addirittura fattibile, non fosse che Lewis si ritrova a fare i conti con un cattivissimo Sebastian Vettel: il numero 5 infatti sbatte la porta in faccia a LH44 senza troppi complimenti, spingendolo con due ruote nell’erba per fargli subito capire che di la non si passa. Il quasi 6 volte campione del mondo si ritrova dunque costretto ad alzare il piede, lasciando girare le due Ferrari per prime e rendendosi vulnerabile dagli attacchi di Max Verstappen, con il quale va addirittura ad impattare in curva 2, senza però riportare danni alla vettura.

Addio gara per Max: oltre al contatto con Hamilton, che lo manda subito lungo al primo giro, il figlio di Jos capisce poche tornate dopo che non è la sua domenica. Nel tentativo di sopravanzare la Mercedes di Bottas in un punto impossibile, il torello dei bibitari rimedia una foratura alla posteriore sinistra per colpa dell’ala anteriore di Valtteri. Questo lo costringerà ovviamente ad una sosta forzata distruggendo così la sua gara proprio in un circuito in cui si è dimostrato l'uomo da battere.

Strategia Ferrari: dopo le prime fasi concitate, sono le due Ferrari a comandare. Il primo a pittare è Leclerc, con il quale il muretto di Binotto, a differenza di ciò che farà poi con Vettel, decide di andare sulla via delle due soste. L’ottimo rendimento delle gomme dure però, rende conveniente fermarsi una sola volta, con il monegasco che quindi si ritrova costretto poi ad inseguire senza riuscire mai a riagguantare gli avversari. Sogni di gloria rossi che di li a poco si spegneranno anche per Sebastian Vettel, con il team Mercedes che riesce a piazzare Hamilton davanti grazie ad un undercut e ad una manciata di giri mostruosi fatti registrare da Lewis.

Ancora errori: qui torniamo sulla scia di quanto avevamo già detto qualche puntata fa. Ancora una volta abbiamo assistito ad errori da parte del team di Maranello. Prima con la strategia adottata con Leclerc, il quale sarà anche stato destinato alle due soste, ma forse era il caso di iniziare il secondo stint gia con gomma dura, in modo da smarcare da subito l’obbligo di cambio mescola e decidere poi in corsa se rifermarsi o meno. Riguardo poi al pit vero e proprio, anche in Messico la squadra di meccanici si è inceppata, facendo perdere 3 o 4 secondi di troppo a Charles alla seconda fermata. Purtroppo quest’ultimo è un errore che in Ferrari stanno facendo troppo spesso. Se osserviamo le ultime corse infatti, la media di pit stop andati male è negativamente alta, un andamento che un team famoso per avere meccanici al top non può permettersi. Bisogna migliorare ragazzi, perche in Mercedes e in Red Bull non sbagliano praticamente mai e riescono a tenere ferme nella piazzola le loro auto quasi sempre per meno di 3 secondi.

Sesta corona iridata: la matematica non gli ha ancora dato ragione già in Messico, ma è chiaro che la pratica sia ormai solo una formalità. Ancora una volta Hamilton ha dato dimostrazione di velocita, costanza, ritmo e visione di gara da campione. Nonostante potrebbe ormai rilassarsi, il campione inglese continua a non mollare niente e a cibarsi di tutto quello che c’è sul piatto. La quota di vittorie è arrivata a 83, un numero spaventoso che lo proietta a ridosso del super record dell’imperatore di Kerpen. E il fatto che stia per firmare anche il sesto sigillo iridato, che lo piazza al secondo posto di sempre tra i campionissimi da quando esiste la Formula Uno, dovrebbe bastare per spiegare quanto Hamilton meriti l’Olimpo. #salutiamoReLewis

Daniel Limardi