La pace vera, per questa Ferrari, arriverà forse solo al termine di questa stagione da dimenticare. Ancora una volta infatti è la Mercedes ad essere perfetta, mentre il muretto rosso pasticcia con le gomme e le condizioni meteo; a Suzuka va in scena la perfetta rappresentazione di un team che punta al mondiale ma che gioca da squadretta e che ha perso la bussola sia a livello strategico che manageriale. Succede tutto all'inizio del Q3: gocce di pioggia iniziano a scendere con maggiore insistenza sulla pista e Ferrari prova la mossa a sorpresa mandando in pista entrambi i piloti con gomma intermedia. Un azzardo che non paga perché nonostante qualche cordolo scivoloso, l'asfalto non è abbastanza umido per una gomma da bagnato. 

A guadagnarci è Lewis Hamilton, che al primo giro riesce a far segnare un ottimo tempo e conquistare la pole davanti al compagno, mentre Vettel e Raikkonen sono costretti a rientrare precipitosamente per montare le supersoft proprio mentre la pioggia si inizia a intensificare. Ed è la fine per ogni speranza di riuscire a stare almeno vicini alle Mercedes, e provare almeno a sperare in qualche ribaltone clamoroso in gara. Raikkonen limita i danni conquistando la seconda fila dietro a Max Verstappen, mentre Vettel non riesce ad andare oltre il nono tempo collezionando un paio di lunghi su una pista ormai molto scivolosa. 

E' la fine dunque per ogni speranza di rincorsa mondiale della Ferrari. Al netto di cataclismi in gara, pur prevedendo una agevole rimonta di Vettel fino alle prime posizioni, sarà pressoché impossibile impedire la fuga di Hamilton per una gara in solitaria. Pur con un passo avanti significativo nelle prestazioni mostrato rispetto al venerd', la Rossa non è riuscita nemmeno a conquistare una onorevole seconda fila per giocarsela come meglio avrebbe potuto poi in gara. 

Una imprecisione inspiegabile, che si somma alle numerose viste nel corso del campionato da parte di una squadra che storicamente ha sempre fatto della gestione delle strategie e del muretto un proprio fiore all'occhiello. Perché se sì ci sta azzardare e rischiare qualcosa, non occorre essere dei kamikaze e lanciarsi in manovre suicide. Più facile e prudente sarebbe stato mandare in pista Kimi Raikkonen in avanscoperta per saggiare la pista e comunicare agli ingegneri le decisioni da prendere prima di far uscire Vettel. Per sua stessa definizione l'azzardo è una scommessa, che però la dice lunga sull'attuale stato d'animo che si vive all'interno della squadra. Un senso di inferiorità che si è manifestato platealmente nel corso dell'anno: non certo al livello tecnico (per almeno per metà stagione), ma nella gestione delle strategie e della mentalità dei piloti durante il campionato. Inutile cercare facili colpevoli e attribuire responsabilità sommarie: questa è di fatto la mentalità che aleggia da ormai troppo tempo e che si stava appena cercando di scalfire con un lavoro solido e ponderato di rifondazione della Gestione Sportiva. Un peccato, un dolore, una pena per le migliaia di tifosi di tutto il mondo.

Stefano De Nicolo'