Poteva essere una di quelle imprese da annali della F1. Una di quelle gare di cui, magari fra tanti anni, se ne sarebbe ancora parlato ai tavoli dei bar di appassionati. Quella volta in cui un ragazzo su una macchina buona ma non ottima partì diciottesimo e vinse. Si, poteva proprio essere una gara di quelle, invece no. Perché in una giornata così non poteva mancare il colpo di scena ancor più clamoroso: Kimi Raikkonen torna a vincere un Gran Premio dopo 5 anni, 9 se si considerano solo le vittorie in rosso. Ma questo non può e non deve mettere in ombra la gara strepitosa di Max Verstappen.

Il pilota della Red Bull ha dimostrato di possedere il talento necessario per compiere grandi gesta: la grande rimonta di due anni fa in Brasile, o la gara dell'Austria in questa stagione sono altri due esempi. La gara di Verstappen non era iniziata nel migliore dei modi, anzi. La sostituzione del cambio sulla sua RB14 lo aveva relegato alla diciottesima casella. Non delle migliori nemmeno la partenza, dove Max è finito lungo nella mischia delle prime battute.

Molto spesso quest'anno abbiamo assistito a grandi rimonte da parte dei piloti di testa, principalmente i driver di Ferrari o Mercedes, perché dotati di una vettura clamorosamente superiore al resto del lotto e quindi nettamente avvantaggiati nel risalire la china quando necessario.

Ma la cavalcata di Verstappen ha un peso necessariamente diverto rispetto a quelle ottenute da Vettel, Hamilton o Bottas nel corso della stagione. Questo perché la Red Bull di cui dispone Verstappen è si una macchina veloce, ma non dispone di una superiorità clamorosa rispetto alle altre monoposto, soprattutto non è al livello delle due scuderie di testa.

Quindi merita davvero di essere celebrata questa gara di Verstappen, che riesce a tenersi dietro entrambe le Mercedes, oltre che la Ferrari di Sebastian Vettel.  E se la posizione nei confronti di Vettel gli è stata regalata da un errore, l'ennesimo, da parte del tedesco, le due Mercedes sono state sorpassate sfruttando il grande ritmo messo in pista dal #33, che ha poi portato la sua Red Bull sotto la bandiera a scacchi in seconda posizione, staccato di poco più di un secondo dal vincitore.

Come se non bastasse, a far pesare ancora di più questo risultato è la fragilità della monoposto, palesata dal nuovo ritiro per problemi tecnici di Daniel Ricciardo. Il compagno di squadra di Verstappen infatti è stato costretto a parcheggiare la sua RB14 dopo appena 8 giri, quando la monoposto dell'australiano si è letteralmente spenta senza dare preavvisi.

Gare come queste fanno riflettere. Fanno riflettere sul fatto che un pilota come Verstappen meriterebbe una monoposto in grado di permettergli di lottare per le posizioni di testa in ogni week end. La mossa Red Bull di stringere un accordo tecnico con Honda potrebbe negare, ancora una volta, questa possibilità, perché da anni il problema della scuderia anglo-austriaca è sempre quello legato ai propulsori: mai abbastanza prestazionali o affidabili da poter battagliare ad armi pari con le Rosse e le Frecce d'argento.

Alessandro Gazzoni