Entrata in Formula Uno rilevando la Toleman, la scuderia dell’omonima azienda tessile italiana ottiene il suo primo trionfo al penultimo appuntamento della stagione d’esordio, in un’annata caratterizzata da discreti piazzamenti nonostante la scarsa affidabilità del motore BMW.

La corsa messicana del 1986 viene ricordata per i problemi (di blistering, come si direbbe oggi, ndr) accusati dalle monoposto gommate Goodyear, al contratto delle vetture che montano coperture Pirelli.  

E dunque, a causa di questo imprevisto, dovuto all’asfalto sconnesso della pista messicana, tutti i piloti equipaggiati da coperture dell’azienda statunitense effettuano la sosta per sostituire gli pneumatici mentre proseguono quelli che utilizzano le gomme della casa milanese.

Nel gruppo di questi ultimi figura anche la Benetton di Berger che passa in testa e conserva la leadership fino alla bandiera a scacchi, cogliendo una storica vittoria. L’austriaco, che l’anno successivo passerà in Ferrari sostituendo lo svedese Stefan Johansson, precede sul podio la McLaren di Alain Prost e la Lotus di Ayrton Senna.

Non ero certo di concludere la corsa senza sosta. Solo a metà gara, quando ho capito che il grip era ancora buono, ho iniziato a crederci. Da quel momento ho cercato di gestire le gomme. Sono particolarmente felice di aver contributo a questo successo. Questo è il miglior modo di congedarmi dalla Benetton”, dichiara Berger al termine della gara di Città del Messico già proiettato alla sua nuova avventura in rosso.  

Piero Ladisa