F1 | GP Germania 2000: la prima gioia di Barrichello
Il 30 luglio di 25 anni fa Rubens conquistò con la Ferrari la vittoria dopo 123 gare, riportando il Brasile sul gradino più alto 7 anni dopo Senna

In Formula 1 ci vuole una grande abilità al volante e una forte mente per vincere le gare, ma a volte serve anche la fortuna. La carriera di Rubens Barrichello è il perfetto esempio in quanto, soprattutto nella sua Interlagos, è stato spesso fermato dalla cattiva sorte tra problemi d’affidabilità delle sue vetture e altri fattori. Tuttavia il talento era sempre lì e gli mancava solo la vittoria: ed è proprio al 30 luglio di 25 anni fa quando, al GP Germania di Hockenheim, la dea bendata decise finalmente di sorridere al pilota brasiliano della Ferrari.
L’approdo di Barrichello a Maranello dopo la lunga “gavetta”
Il 2000 era il primo anno di “Rubinho” alla corte del Cavallino Rampante dopo essersi messo in luce nel centro gruppo con Jordan (1993-1996) e Stewart (1997-1999): quelle stagioni, nonostante i tanti ritiri per problemi d’affidabilità, ha visto il talento di San Paolo conquistare ottimi risultati, soprattutto nel 1999 dove condusse per alcuni giri ad Interlagos (prima del suo puntuale ritiro in gara), siglò la sua prima pole position a Magny-Cours e conquistò tre podi di cui l’ultimo in quel caotico GP Europa al Nurbugring vinto dal suo compagno di squadra Johnny Herbert.
Barrichello approdò alla Ferrari per sostituire Eddie Irvine come secondo pilota al fianco di Michael Schumacher, ma ebbe comunque tra le mani una monoposto molto più competitiva e affidabile per provare ad aggiudicarsi la sua prima vittoria. Nelle prime dieci gare della stagione 2000, Rubens salì regolarmente sul podio, ma faticò a tenere il passo di Schumacher e Hakkinen o, talvolta, anche della seconda guida McLaren, Coulthard. Era in lizza per la vittoria al GP di Gran Bretagna, dove conquistò la pole position, ma al 35° giro andò in testacoda per un problema idraulico e fu costretto al ritiro.
I piani di Hakkinen e Coulthard rovinati dall’ex-dipendente Mercedes
Si arrivò così all’Hockenheimring per l’undicesimo appuntamento stagionale: dopo una sessione di qualifiche influenzata dalla pioggia, fu la McLaren di David Coulthard a conquistare la pole position, avendo indovinato il momento giusto in cui scendere in pista. Accanto a lui, in prima fila, ci fu la Ferrari di Michael Schumacher; subito dietro si trovarono Giancarlo Fisichella e Mika Hakkinen, mentre Rubens Barrichello, bloccato nuovamente da un guasto idraulico sulla sua Ferrari, non andò oltre il 18° posto in griglia.
Alla partenza Schumacher venne tamponato dalla Benetton di un Fisichella che, tradito dal suo cambio di traiettoria, lo centrò in frenata di curva 1 costringendo entrambi al ritiro (il secondo consecutivo per Michael dopo il GP Austria dove allora venne centrato da Zonta). Ciò permise ad Hakkinen e Coulthard di andarsene via dal gruppo con Mika al comando, mentre Barrichello, grazie anche alla poca benzina imbarcata per la scelta della strategia a due soste, cominciò una rimonta furiosa che lo portò in poco più di una decina di giri dal 18° al terzo posto, seppur distaccato di ben 33 secondi dal duo McLaren che sembrava ormai involato per la doppietta nel GP di casa del loro motorista Mercedes.
Al 24° giro, però, un individuo comincia a camminare per i prati e a attraversare il rettilineo tra la Nord-Kurve e la Jim-Clark-Kurve. Si tratta di Robert Sehli, ex-operaio della Mercedes di 47 anni che protestò contro l’azienda tedesca per il licenziamento con un’invasione di pista. La direzione gara fu costretta a chiamare la Safety Car e così, il vantaggio accumulato dalle due Frecce d’Argento svanì in un batter d’occhio e tutti si fermarono ai box per rifornimento, consentendo a Barrichello e gli altri di mettersi alla pari con loro sulle strategie.
La pioggia di Hockenheim bacia Rubinho e il Brasile torna a festeggiare
Alla ripartenza fu Hakkinen a condurre su Trulli, Barrichello, De la Rosa, Frentzen e Coulthard, ma ci fu subito una nuova Safety Car per l’incidente tra Jean Alesi (Prost) e Pedro Diniz (Sauber) alla Ayrton-Senna-Kurve. Quando si tornò alla bandiera verde al giro 31, però, altro colpo di scena: sul circuito di Hockenheim arrivò la pioggia a scompigliare ulteriormente le carte. Per rendere le cose più difficili, piovve solo dal lato della pit-lane, presentando così condizioni miste tra il diluvio nei box e nelle ultime curve e la pista completamente asciutta nei tratti in fondo alla foresta.
Hakkinen rientrò ai box al 32° giro per montare le gomme da bagnato, a cui seguirono presto tutti gli altri piloti… tranne Barrichello, Frentzen e Coulthard, che decisero di continuare con le slick. Ma mentre lo scozzese si arrese al giro 37 rientrando per il cambio gomme e il pilota Jordan si ritirò per problemi all’elettronica mentre era terzo, Rubens riuscì a gestire a meraviglia le gomme d'asciutto sulla pioggia e, nonostante l’aumento dell’intensità negli ultimi giri, conquistò la sua tanto attesa prima vittoria in Formula 1 con un vantaggio di 7.4 secondi su Hakkinen, mentre Coulthard completò il podio davanti a Jenson Button (Williams), Mika Salo (Sauber) e Pedro de la Rosa (Arrows) in zona punti.
Per Barrichello non fu solo un primo successo che arrivò dopo 123 gare, firmando un record che durerà fino al GP Germania 2009 (quando Mark Webber trionfò al Nurburgring alla sua gara n.130 in F1), ma un trionfo che rimise il Brasile sul gradino più alto del podio per la prima volta da Adelaide 1993, quando ci fu l’ultima vittoria del leggendario Ayrton Senna. E le lacrime di “Rubinho” che piangeva con la bandiera verdeoro sul podio di Hockenheim mentre suonavano le note dell’inno brasiliano sono l’immagine perfetta di un GP Germania 2000 che, ancora oggi, viene ricordata con molto piacere dagli appassionati ferraristi e non solo.
Andrea Mattavelli