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Credits: Pirelli Moto
Credits: Pirelli Moto

62 record complessivi tra Moto2 e Moto3, gare più veloci e affidabilità: dopo un ottimo debutto nel 2024, Pirelli chiude questo secondo anno nel Motomondiale come fornitore delle due categorie inferiori con un bilancio estremamente positivo. Il tutto, con la conferma – giunta nei primi mesi del ’25 – che dal 2027 il produttore italiano farà il grande passo in MotoGP, approcciata a settembre a Misano con un primo test. Di tutto ciò abbiamo parlato con Giorgio Barbier, direttore Racing Moto di Pirelli, alla vigilia dell’ultimo appuntamento di Valencia.

Un resoconto sul 2025

Noi abbiamo avuto una chiacchierata alla fine dello scorso anno nella quale mi avevi detto che un obiettivo per quest’anno era quello di migliorare, dal vostro punto di vista, le performance delle moto. Ti chiedo: con 62 record della pista complessivi tra Moto2 e Moto3 (fino a Portimao, ndr), consideri questo obiettivo raggiunto e quali possono essere ulteriori margini di miglioramento per le prossime stagioni? 
Innanzitutto, credo che il miglioramento sia dovuto a diversi fattori. Credo che le squadre abbiano imparato a conoscere meglio le nostre gomme e ad utilizzarle meglio e senz’altro i telaisti hanno lavorato ancora, e si vede perché si sono alternati un po’ in classifica. Adesso bisogna stare attenti a non esagerare da un certo punto di vista. Noi abbiamo fatto il solito lavoro che facciamo, abbiamo usato una stagione per poter fare dello sviluppo sul materiale che conosciamo. Abbiamo lavorato molto sul posteriore, con due specifiche, e questo ci ha dato dei risultati che sono tra l’altro stati confermati da quello che abbiamo visto non solo in WSBK ma anche nel Mondiale Endurance e quindi siamo fiduciosi del fatto che queste funzioneranno bene anche in futuro.

Quest’anno, come hai detto, avete introdotto due nuove specifiche di gomma posteriore, la E0125 e la E0126, soft e supersoft. Mi spiegheresti, gentilmente, cosa intendete con la dicitura “di sviluppo” che associate a tali gomme, in cosa differiscono a livello di struttura rispetto a SC0 e SC1 e come vanno ad incastrarsi all’interno della vostra filosofia?
Il riferimento è sempre dato dalle specifiche attualmente sul mercato, in questo caso stiamo parlando dell’SC0 e dell’SCX, anche i colori che rappresentavano queste evoluzioni erano i medesimi, quindi, erano tutti collegati alla specifica di base. È chiaro che dobbiamo dargli un numero perché è un numero di specifica, in modo che identifichi il prototipo, ma è rimasto sempre lo stesso perché abbiamo voluto provarlo su diversi circuiti, in diverse condizioni e diversi campionati. L’evoluzione quest’anno ha toccato particolarmente la struttura dello pneumatico sul posteriore, non tanto le mescole, perché volevamo dare un po’ di consistenza in più alle performance sulla lunga distanza e per questo era importante verificarlo su diversi campionati e su diversi tipi di moto, perché poi la gomma nella misura andrà sul mercato, dove avremo tutto quello che trovi, quindi, era importante verificarlo su diversi campionati.

Un focus sui piloti

In Moto2 è tutto ancora aperto con Moreira e Gonzalez che si stanno giocando il titolo: ti andrebbe di dirmi cosa ti ha colpito di loro due in questa stagione? 
Gonzalez è partito fortissimo, è in una squadra da cui mi aspettavo dei risultati perché lavorano molto bene. Lui è partito in un modo incredibile, record su record, estremamente costante nei risultati di gara sempre, sempre al top. Quello che ha fatto la differenza è stata la seconda parte di stagione, in cui Moreira, che è sempre partito con un’indole molto serena, tranquilla, nel controllare le gare sulla distanza finale ha mantenuto questa attitudine, e quindi il lavoro su un numero così elevato di gare, quando lavori in questo modo e cerchi sempre di dare il massimo e con una stabilità sui risultati, lo ha premiato rispetto a Gonzalez, che non è riuscito a confermarsi velocissimo dappertutto, soprattutto nella seconda parte di stagione. Quindi, sono due gran bei piloti, se Moreira vincerà il Mondiale è perché ha avuto questa capacità di interpretare sempre bene tutte le gare, passando sopra diversi problemi e arrivando sempre in fondo molto bene.

Credits: Pirelli Moto
Credits: Pirelli Moto

Dei rookies della classe intermedia invece chi ti ha maggiormente impressionato per capacità di adattamento e velocità nel salto di categoria?
C’è da dire che c’è un team in questo senso che tra Moto3 e Moto2 lavora molto bene che è quello di Aspar. Alonso è un pilota che mi era piaciuto tantissimo lo scorso anno in Moto3, per la superiorità che ha dimostrato, anche lui come pilota. Quest’anno, chiaramente, partendo in Moto2 ha dovuto prendersi del tempo per doversi adattare, ma sia lui sia Holgado sono cresciuti e stanno crescendo in modo importante, sono due ragazzi veloci e quindi mi aspetto tantissimo da loro il prossimo anno.

L’anno prossimo diversi piloti del Motomondiale passeranno in Superbike, con tre nomi su tutti: Dixon, Chantra e Oliveira. Per gli ultimi due ti chiedo quanto sarà complesso l’adattamento alle derivate di serie, dovendo affrontare anche un cambio di pneumatico da Michelin a Pirelli, anche facendo un po’ riferimento a quello che diceva Bulega, mentre per il primo ti chiedo quanto sarà facilitato dalla conoscenza del vostro prodotto.
Non credo che ci sia una grossa problematica nel passare dalla MotoGP o dalla Moto2 alla WSBK. Per tutto quello che abbiamo visto in tutti questi 25 anni di Superbike, con piloti come Barros, Biaggi, Checa – insomma, tutti quelli che hanno fatto il salto da un paddock all’altrosi sono adattati con una velocità notevole ai nostri prodotti, questo perché – e qui mi ricollego a quello che probabilmente intendeva Bulega in questi giorni – c’è una facilità di utilizzo, una risposta, un feedback che ti dà lo pneumatico, soprattutto l’anteriore, che instaura immediatamente una certa fiducia, quindi poi devi interpretare i segni che ti arrivano dagli pneumatici per poterli portare al limite. Però il salto non è un grosso problema: ricordo di personaggi che sono arrivati in Superbike e che hanno immediatamente vinto, quindi non credo sarà problematico. Bisognerà vedere questi tre piloti quanto saranno in grado di interpretare le moto che avranno e di capire gli avversari che hanno in pista.

Il prossimo passo in MotoGP

A Misano avete completato a settembre il primo test ufficiale in vista del debutto in MotoGP del 2027: quali erano gli obiettivi principali di questa sessione e che tipo di dati avete raccolto?
L’obiettivo era riuscire a fare il primo test nel ’25 e non dover aspettare ancora ulteriormente. Siccome le 850cc tarderanno e potranno essere provate solamente con la fine di questa stagione, dovevamo metterci in grado di poter cominciare a comprendere un po’ l’umore di queste MotoGP. Quindi, abbiamo detto che andava bene provare lo stesso anche le moto attuali, abbiamo concordato sul togliere gli abbassatori e, chi voleva, poteva arrivare con una configurazione più simile a quella del futuro, a livello di potenza e aerodinamica. La cosa importante per noi era cominciare a vedere come reagiscono le nostre gomme su queste moto. Era fondamentale questo passo iniziale. Abbiamo trovato una grande collaborazione da parte delle case e da parte dei collaudatori. In questo senso abbiamo avuto la fortuna di avere una giornata splendida, due giorni dopo il GP e un giorno dopo i test che avevano già compiuto loro, e quindi i riferimenti erano ben precisi e questo ci interessava per capire non quanto fossimo veloci competitivi con il materiale attuale, ma proprio come un pilota poteva adattarsi, come dicevamo prima, velocemente ai nostri pneumatici. Questa è stata la notizia più interessante, nell'arco di pochi giri sono riusciti ad arrivare ad una certa confidenza, poi il pomeriggio è servito proprio per arrivare a fare dei test più interessanti.

Quali sono state le prime impressioni dei piloti coinvolti e quanto contano i loro feedback in questa fase embrionale di sviluppo?
È stato interessante che tutti abbiano notato una certa fiducia soprattutto dallo pneumatico anteriore, che si siano trovati bene con una buona confidenza. Alla fine, non c'è stato il tempo per modificare più di tanto le moto in una giornata, quindi, non abbiamo potuto fare una messa a punto del veicolo in funzione delle Pirelli. Questo adattamento è stato apprezzato, assieme al fatto che si sia arrivati bene a riuscire a provare le nostre gomme, che sono molto diverse da quelle del produttore attuale.

Quanto questi test hanno confermato la bontà dell’approccio e della filosofia Pirelli che avete seguito finora nel vostro lavoro nelle competizioni? Come il prodotto MotoGP si incastra nell’approccio che avete solitamente?
Te lo dice il fatto che avevamo una possibilità di fare un secondo test subito dopo la gara di Valencia e abbiamo deciso tutti insieme di non farlo, proprio perché il primo approccio è stato decisamente interessante. Abbiamo deciso di portare avanti la nostra proposta che diventerà la base dei test di tutto il 2026, quindi, questo significa che il target iniziale, che era di quello di non discostarsi troppo da quella che è la nostra conoscenza e da quella che è la nostra modalità di fare le gomme ha avuto successo.

Come si strutturerà il vostro programma di lavoro nel 2026 per arrivare al meglio ai primi test del 2027? 
Tutte le case dovranno cominciare a provare l'850, c'è chi parte dal motore, c'è chi parte da altre cose, ma comunque nel ’26, a parte dover correre una stagione ancora con le 1000 che sarà è molto importante e molto interessanti: Márquez a parte, ci sono delle novità interessanti, una competitività abbastanza ritrovata. Pensare al ‘27 da parte delle case in questo momento porta a chiedersi cosa si può fare sulla moto per riuscire ad essere competitivi, anzi, vincenti, nel 2027 rispetto a quella che è la situazione di oggi. Stanno iniziando tutti a lavorare, stanno iniziando tutti a mettere insieme questi veicoli, quindi, ci sarà un programma di test dei test team che sarà importante e che noi seguiremo costantemente e tutte le occasioni possibili. Per il momento, abbiamo tutte le date dei test di ogni singola casa. Dopodiché andremo a verificare se e come sarà possibile avere ancora un momento comune prima di arrivare a Valencia 2026 per fare un altro test collettivo.

L’esperienza maturata in Superbike, nelle classi inferiori del Motomondiale e nelle categorie propedeutiche, ma anche in Formula 1, rappresenta un bagaglio importante: quali insegnamenti concreti porterete in MotoGP?
È difficile, perché da un certo punto di vista non vuoi lasciare quella che è la modalità che hai e che conosci di fare lo sviluppo, dall'altro ti dovrai adattare a un veicolo completamente nuovo. Quello che c'è di positivo, in assoluto, è che una MotoGP può essere stravolta completamente, cosa che fino adesso noi non abbiamo mai avuto l'opportunità di avere; una WSBK devi mantenerla, per regolamento, in un certo modo; le Moto2 sono quelle che sono. Conseguentemente, è difficile valutare quanto un costruttore possa davvero venire incontro alle necessità di un produttore di pneumatici, ma senz'altro è un campo molto aperto rispetto a quello in cui abbiamo lavorato fino ad oggi.

Il 2027 sarà l’anno del nuovo regolamento tecnico con meno aerodinamica, motori da 850cc e l’abolizione degli abbassatori. In che modo queste novità hanno influenza sul lavoro di sviluppo degli pneumatici?
Questa era la base della volontà di cominciare a testare già da quest'anno. È chiaro che, a partire dalla fine di questo campionato, ci sarà un'accelerazione importante nella varietà dei test e dei circuiti dove si andrà a provare e dovremo sfruttare benissimo ogni momento per portare a casa le informazioni necessarie, per arrivare a che cosa? Per arrivare al fatto che per ottobre bisognerà avere delle specifiche pronte per essere costruite e spedite via nave per le prime gare intercontinentali del ’27. L’obiettivo è quello di arrivare entro settembre ad avere un prodotto che potrà iniziare il campionato nel 2027, non c'è tanto tempo. Bisogna sfruttare fin da quest'inverno ogni occasione per poterci lavorare.

Negli ultimi anni avete lavorato molto anche sulla sostenibilità e sui materiali innovativi: quanto di questa ricerca entrerà nel progetto MotoGP?
Tutta, perché la concezione che abbiamo noi di questo genere di questioni sta nel fatto che devi portare la fabbrica che costruisce i pneumatici da competizione - qualunque essi siano, quelli della MotoGP piuttosto che quei della WorldSSP300 - ad un livello di sostenibilità uguale. Non ci sarà la gomma per fare un campionato che avrà qualche cosa più delle altre; tutti i materiali, tutta la fabbrica, dovranno essere omologate al fine di avere determinate certificazioni che permetteranno poi di avere una gamma completa costruita in un certo modo. Questo è il lavoro che facciamo su ogni categoria e che faremo anche in MotoGP.

Guardando più in prospettiva, che cosa rappresenta per Pirelli l’ingresso in MotoGP? È un traguardo o piuttosto un punto di partenza verso una nuova fase di sviluppo tecnologico?
Se lo guardiamo da un punto di vista più storico è un ritorno, ci eravamo agli inizi, c'eravamo nel dopoguerra, c'eravamo agli inizi degli anni 50-60, siamo tornati alla fine degli anni ‘80 per un breve periodo, quindi, si tratta adesso di un ritorno, con una MotoGP che è molto cambiata. Partecipanti, case, promotori, livello dello spettacolo, esigenze del pubblico, e così via. Quindi, è una sfida molto importante in quel senso, bisogna riuscire a starci dentro nel modo giusto, nel modo corretto, e in un modo che permetta a tutti di lavorare bene. Quindi, è senz'altro una sfida importante dal punto di vista della comunicazione, dal punto di vista dell'immagine dell'azienda, e di dimostrare che si è capaci di fare le cose non soltanto in Formula 1, non soltanto Superbike, non soltanto nei rally, ma anche in MotoGP. Questo è il salto importante e interessante. Vedere che tutto il lavoro che abbiamo fatto in questi anni, in tutte le categorie in cui abbiamo corso e nei campionati in cui abbiamo corso, può avere un buon finale in un campionato di questo livello. Questa è la sfida fondamentale, quindi, ti devi strutturare per questo e, ti devo dire che la cosa molto interessante che stiamo già guardando, come è successo anche già in Formula 1, è che un campionato di questo livello, con l'impegno che c'è da parte di tutte le case, altamente tecnologico, permetterà di avere degli approcci allo sviluppo, alla progettazione e ai materiali utilizzati che sarà molto interessante e avrà senz'altro – perché lo vogliamo profondamente – un ritorno sul mercato nuovo.

Mattia Fundarò