A 48 ore dal trionfo Porsche nella 24 Ore di Le Mans, emerge in tutta la sua chiarezza come il successo della casa di Stoccarda nella gara di durata più famosa al mondo non sia stato soltanto frutto di una semplice coincidenza, bensì come l'inevitabile epilogo di un lavoro lungo, meticoloso e (soprattutto) indirizzato nella giusta direzione, sia dal punto di vista delle scelte tecniche che da quello dei piloti. La doppietta realizzata nell'appuntamento più prestigioso del WEC (arrivata dopo la tripletta fatta segnare in prova) ha sottolineato l'inequivocabile superiorità messa in mostra dalla 919 Hybrid, capace di spezzare un'egemonia targata Audi che durava da ben cinque anni.

A guidare la Porsche verso la vittoria è stato l'equipaggio composta da Hulkenberg-Tandy-Bamber. Proprio il pilota della Force India in Formula 1, snobbato da diversi top team tra cui la Ferrari, ha svolto un ruolo decisivo nel portare alla vittoria la 919, andando ad aggiungere al suo palmares una perla davvero importante che mette ancora più in luce il suo talento cristallino, troppe volte messo in secondo piano. Ma non va dimenticato l'apporto degli altri due componenti del team, i quali arrivano proprio dal vivaio Porsche: un fattore che sottolinea l'eccellente lavoro svolto dal punto di vista della crescita e dell'individuazione di giovani talenti.

A completare questa doppietta c'è stata poi la vettura gemella di Bernhard-Webber-Hartley, che durante la gara ha subito una penalità per un sorpasso effettuato nella slow-zone dall'ex pilota Red Bull, per il resto efficace ed incisivo durante i suoi stint.

Sfortunati invece gli autori della pole position Jani-Dumas-Lieb con la Porsche n° 18, i quali hanno concluso dietro alle Audi, con il francese rimasto coinvolto in un incidente di gara durante una fase di doppiaggio che gli è costato alcuni minuti ai box per le riparazioni.

L'Audi ha perso il trono della 24 ore dopo cinque anni, ma è comunque riuscita a raggiungere il terzo gradino del podio con Fassler-Lotterer-Treluyer, subito dietro la R18 di Di Grassi/Duval/Jarvis: la migliore gestione delle gomme da parte della R18 non è bastata per arginare lo strapotere della 919 in questa circostanza.

Molto male le Toyota, mai state in lotta per la vittoria e costrette ad accontentarsi di un misero sesto posto con Wurz-Sarrazin-Conway, mentre i campioni in carica Davidson-Buemi (insieme a Nakajima) si sono fermati in ottava posizione.

La Nissan ha praticamente fatto solo da comparsa, girando per accumulare informazioni ed esperienza che serviranno per lo sviluppo della GT-R Nismo in vista della prossima stagione.

Nella classe Lmp2, da sottolineare il dominio assoluto sia in qualifica che in gara della Oreca Nissan del Team KCMG guidata da Howson-Bradley-Lapierre, i quali hanno preceduto la Gibson guidata da Dolan-Turvey-Evans, mentre ad occupare l'ultimo gradino del podio si è piazzata la Ligier di Rusinov-Canal-Bird.

Nella GTE-Pro l'unica Corvette rimasta in gara dopo l'incidente di Jan Magnussen nelle qualifiche ha conquistato la vittoria di classe, approfittando dei problemi avuti dai suoi principali rivali, ovvero la Ferrari e la Aston Martin.

Nelle prime battute di gara la 458 guidata da Bruni-Vilander-Fisichella è rimasta coinvolta nella carambola con l'Audi di Duval, con una foratura che l'ha costretta ai box. Bruni è poi riuscito, grazie al gioco dei pitstop e delle bandiere gialle, a riportare la vettura in testa, ma a due ore dal termine la 458 è stata costretta a fermarsi ai box per un problema al cambio, terminando quindi la gara in terza posizione dietro all'altra Ferrari guidata da Rigon-Calado-Beretta. L'Aston Martin ha dovuto abbandonare la gara a causa di diversi problemi, sia di natura meccanica che di guida, i quali hanno causato diverse penalizzazioni.

L'Italia può comunque sorridere nella classe GT Am, grazie alla vittoria della Ferrari 458 SMP Racing guidata da Shaytar-Bertolini-Basov, impostasi davanti alla Porsche guidata da Dempsey-Long-Seefried. L'attore americano si è mostrato visibilmente commosso per il secondo posto ottenuto nella prestigiosa 24 Ore di Le Mans.

Per chiudere, appare doverosa una piccola nota su Krohn, capace nuovamente di mettersi in mostra in negativo durante la gara. Si tratta di un pilota la cui inadeguatezza ha creato diverse situazioni di pericolo per gli altri piloti. Pagare non può significare sempre la possibilità di ottenere tutto, specialmente in gare del calibro della 24 Ore di Le Mans.

Chiara Zaffarano

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