Il campionato 1986 vede in lizza per il titolo iridato ben tre piloti: i due della Williams, Nigel Mansell e Nelson Piquet, ed Alain Prost. A comandare il gruppo iridato, prima del “rompete le righe” di Adelaide, è il “Leone d’Inghilterra” che svetta con 70 punti, sette in più del compagno di squadra e sei di vantaggio sul francese. Con la pole conquistata al sabato l’inglese, a cui basta un terzo posto per conquistare il titolo, è veramente vicino all’ambito traguardo… ma il destino – come capita spesso in questi casi e come insegna la storia della Formula Uno – ci mette quasi sempre lo zampino sul più bello. A decidere gli esiti della sfida iridata solo le gomme Goodyear, con la posteriore destra che esplode sulla FW11 numero 5 di Mansell, costringendolo al ritiro al 64° giro. Per evitare un secondo kappaò, il box della Williams decide di richiamare Piquet per sostituire gli pneumatici. Il brasiliano giunge secondo, con Prost che chiude in testa laureandosi campione del mondo per la seconda volta in carriera al termine di una rocambolesca gara.  

L’edizione del 1991 viene invece ricordata per essere la gara più breve disputata nella storia ultra sessantenaria della Formula Uno. La corsa, iniziata sotto un diluvio torrenziale che costringe al ritiro diversi protagonisti, viene interrotta – anche grazie all’insistenza del leader del GP Senna che, dall’abitacolo della sua McLaren, chiede insistentemente ai commissari di stoppare l’evento – al giro numero 17. La direzione gara decide di sospendere la corsa tenendo conto della classifica fino alla 14ma tornata. Cambia la forma ma non la sostanza, con Senna vincitore che dichiara a caldo: “Questa non può essere considerata una corsa. Bisognava solo pensare a tenere la monoposto in pista e non era proprio il caso di spingere”.

Due anni più tardi lo stesso Senna, in una stagione difficile come quella del 1993 in cui la McLaren paga dazio dal punto di vista competitivo per via dei motori Ford, ottiene ad Adelaide la 41ma e ultima vittoria in carriera prima dell’incidente fatale di Imola del 1 maggio 1994 dove perderà la vita.

Senza Senna, il Mondiale del 1994 diviene una lotta a due tra Michael Schumacher e Damon Hill. Il tedesco della Benetton arriva all’epilogo di Adelaide con un solo punto di vantaggio sul britannico della Williams (92 a 91). Le sorti del campionato si decidono al giro numero 35. Schumacher esce di pista a Flinders Street, andando a sbattere contro il muretto posizionato all’esterno pista. Tornato lentamente in pista chiude maliziosamente la porta ad Hill che tenta di superarlo all’interno. Il contatto, all’altezza della curva successiva, è inevitabile, con la B194 che si solleva da terra prima di andare a sbattere contro il muro di gomme posizionato costringendo al ritiro Schumacher. La gara di Hill dura solo qualche metro in più, complice la rottura della sospensione anteriore sinistra dopo il contatto con la monoposto del rivale, e si esaurisce nella corsia box. Con entrambi i contendenti fuorigioco, il titolo va a Schumacher che si laurea per la prima volta campione del mondo. Non senza polemiche, ma la Federazione valuta il contatto come un normale incidente di gara non alterando l’esito del Mondiale.

Nel 1995 la classe regina del motorsport si congeda letteralmente col botto da Adelaide. Chiaro il riferimento all’episodio che vede protagonista Mika Hakkinen. Nelle libere del venerdì pomeriggio il finlandese perde il controllo della McLaren MP4-10 (complice un calo di pressione di un pneumatico) e finisce in testacoda sbattendo violentemente, con reiterati urti del capo e del collo ai bordi dell'abitacolo, contro le barriere di pneumatici posizionate nella parte esterna del tracciato. Seguono momenti di panico. Hakkinen finisce in coma per due giorni, con diverse fratture riportate, e dopo il risveglio inizia il percorso di convalescenza. Tanta paura per il finlandese che pochi mesi dopo il terribile incidente, sconfiggendo lo scetticismo della gente su una possibile completa ripresa fisica, sarà nuovamente in pista a bordo della sua McLaren. Riprendendo il cammino proprio dall’Australia, ma sull’allora neonata pista di Melbourne. Sliding doors del destino. 

Piero Ladisa

 

 

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