Leggendo quanto scaturito dalla riunione del F1 Strategy Group, personalmente (come penso sia capitato a molti di voi) ho impiegato qualche secondo per rendermi conto che ciò che stavo apprendendo corrispondesse davvero alla realtà. Doppio punteggio all'ultima gara? Ma per quale assurdo motivo?! Per qualche istante ho temuto di essere finito su un videogioco del tipo "Guerre spaziali", oppure di essere tornato ai tempi dell'oratorio quando, per dire basta ad una partita infinita, valeva la regola del "chi segna vince". Peccato che fosse tutto vero. Peccato anche che simili scelte siano scaturite non da un gruppetto di ragazzini, ma dalle "geniali" menti presenti in quel di Parigi. Non bastavano le già tante (troppe) regole che avevano contribuito a rendere la Formula 1 sempre più cervellotica e lontana rispetto alle proprie origini: ali mobili, drive-through, zona Drs, parco chiuso, e via dicendo: questa le supera tutte. In barba, dunque, a qualsiasi sistema di equità e giustizia, dal prossimo anno la gara finale di Abu Dhabi semplicemente varrà "doppio", attribuendo quindi 50 punti al vincitore anzichè i consueti 25, poi 36 al secondo, 30 al terzo e così via. L'obiettivo? Secondo la Fia, sarebbe quello di rendere la lotta per il Mondiale avvincente fino all'ultimo, evitando di far scemare l'interesse del pubblico nella fase conclusiva di un campionato (come accaduto quest'anno) già assegnato con largo anticipo. Ma per quale assurdo motivo rendere una gara più importante di altre? Per quale motivo rischiare di falsare l'esito di un campionato in questa maniera? Guardando bene, si nota che se tale regola fosse stata in vigore anche negli anni passati, Massa e Alonso (tanto per fare un esempio) avrebbero conquistato il titolo nelle stagioni 2008 e 2012 ai danni di Hamilton e Vettel. Ma, ferrarismi a parte, ci si chiede dove i "cervelloni" della Fia vogliano portare questa Formula 1. Regole stravolte da un anno all'altro, in nome di una "spettacolarizzazione" ad uso e consumo di televisioni e grande pubblico ma che, al tempo stesso, mortifica i veri appassionati, coloro che amano la sfida tecnica basata su regole certe e condivise, improntata alla sfida agonistica ed ispirata dal principio del "vinca il migliore". Qui invece no: qui si sta portando la Formula 1 verso una progressiva perdita di credibilità, in nome del "dio denaro" e di principi che poco hanno a che vedere con l'essenza di questo sport. Dai circuiti costruiti nel deserto a quelli in Paesi dove alle gare assistono solo pochi intimi, per la gioia di qualche ricco magnate a discapito dei veri appassionati che invece vorrebbero una Formula 1 dal volto più umano e comprensibile. Certo, i tempi cambiano, ed il business (purtroppo) un pò in tutti gli sport è divenuto la componente predominante: ma noi, per quel poco che possiamo fare, abbiamo il dovere di far sentire la voce dei veri appassionati, di coloro senza i quali questo sport sarebbe probabilmente morto, di quelli che non vogliono vedersi scippati del proprio "giocattolo" preferito. Queste "americanate" lasciamole fare ad altri, o almeno a coloro che sono più abituati, anche per cultura sportiva, a metterle in pratica: noi rivogliamo semplicemente indietro la nostra Formula 1.

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