La gara ha preso il via già menomata di ben tre LMP1: il team Manor ha dovuto lasciare le due Ginetta ai box a causa di insolvenze, sperando che si risolvano in tempo per la 24 Ore di Le Mans; mentre la BR1 del DragonSpeed è rimasta distrutta nell’impatto che ha causato l’infortunio alle gambe di Pietro Fittipaldi.

Com’era prevedibile immaginare in LMP1 non c’è stata storia, con le Toyota ibride troppo superiori ai prototipi spinti dal solo propulsore a benzina e l’EoT (l’equivalenza tecnologica) che non ha dato i giusti equilibri, così come il BOP, che si è dimostrato troppo benevolo su alcune GT (vedi Porsche e Ford in Pro e Aston Martin in Am) e poco sulle altre.

In LMP1 partenza regolare con la Toyota #8 guidata da Buemi che resiste agli attacchi della Rebellion #1 di Lotterer e la Toyota #7, con Conway chiamato ad una feroce rimonta dalla pitlane, così come Sarrazin sulla BR1 #17. Già dalle prime battute si nota come le Toyota hanno un ritmo superiore alle LMP1 tradizionali chiamate oltretutto a degli stint “forzati” di diciassette giri; le Rebellion, complice la conoscenza della vettura e due equipaggi top, riescono ad installarsi dietro la Toyota #8 seppure con un distacco man mano crescente.

Durante i primi pitstop è da segnalare il principio d’incendio della CLM ByKolles #4 di Dillmann. Nel regime di Safety Car tutti i team ne approfittano per sostituire gli pneumatici e modificare le strategie. Momenti di apprensione al cambio pilota della #8, con Alonso che cede il volante a Nakajima, e con quest'ultimo che a causa delle cinture mal fissate ritorna ai box e subito dopo si gira in pista mantenendo, fortunatamente, la leadership.

Prima dello scoccare della terza ora uno scatenato Kobayashi infila una dopo l’altra le Rebellion e agguanta la seconda posizione. Drive Through per la BR1 #17 e la CLM #4 per non aver rispettato la velocità in pitlane. Allo scadere della quarta ora i commissari espongono la bandiera nera col bollo arancione alla Rebellion #1 per problemi al transponder con Jani che, in pitlane, perde più di due minuti e mezzo vanificando un probabile podio, ed anche la Rebellion #3 è chiamata ai box, rientrando in terza posizione. La Rebellion di Laurent inizia un aspro duello con la BR1 SMP di Isaakyan, entrambi si prendono qualche rischio ma il russo è costretto a cedere quando, complice il doppiaggio della Porsche di Estre, la Rebellion lo svernicia sul rettilineo del Kemmel.

Ancora una volta il russo della SMP #17 balza alle ribalta della cronaca sbattendo al Radillon e causando l’ingresso della Safety Car. Alla ripartenza Conway, sulla Toyota #7, è ormai nella scia di Alonso che negli ultimi quarantanove minuti ha saputo tenere dietro la vettura gemella, complice molto probabilmente un congelamento delle posizioni da parte dei vertici Toyota. Alla doppietta Toyota hanno fatto da paggette tutte le altre LMP1 private, a cominciare dalla Rebellion #1, che nulla ha potuto contro il costruttore nipponico.

In LMP2 via c’è un apparente dominio della Dallara #29 di Van der Garde che, complice gli pneumatici Michelin, crea il vuoto, ma è poi costretto ai box per la rottura dell’alternatore. Da qui inizia il monologo dell’Oreca G-Drive di Pizzitola-Rusinov-Vergne. La lotta è solamente per le posizioni di rincalzo fra l’Alpine e le Oreca del Jackie Chan DC Racing, con quest’ultima (guidata da Tung-Aubry-Richelmi) che guadagna la seconda piazza, mentre la vettura transalpina di Lapierre-Negrão-Thiriet sale sul terzo gradino. Solamente sesto Pastor Maldonado, al debutto nel team DragonSpeed.

In GTE-Pro è subito lotta dura tra Ford e Porsche, con Mucke che scatta al comando e si difende da Bruni (su Porsche #91) seguito da Tincknell e Estre, mentre per i restanti si capisce che non c’è storia con Pier Guidi primo degli altri. Allo scoccare del settantatreesimo minuto la Ford di Hanry Tincknell, a causa di una foratura, sbatte violentemente contro le barriere dell’Eau Rouge. Fortunatamente il pilota esce illeso, ma la sua vettura è distrutta. Safety Car in pista.

Dopo la ripartenza Lietz precede la Ford di Mucke e l’altra Porsche di Christensen, con Le due Ferrari di Calado e Bird che riescono ad acciuffare la Porsche #92 appena prima del cambio pilota. Le ultime due ore iniziano con il contatto ai box fra la Ferrari #51 di Pier Guidi e la Porsche #56 del gentleman Perfetti; entrambe le vetture sono costrette ai box per le riparazioni del caso. All’ingresso della Safety Car, causata dal ritiro della Ferrari #54 di Castellacci, tutti hanno effettuato la sosta ai box, con Pla (Ford) che sorpassa Lietz, il quale danneggia il fondo e poco dopo viene superato anche da team-mate Christensen.

Al penultimo giro Rigon (su Ferrari) raggiunge Lietz e, complice un doppiaggio, lo supera guadagnando un insperato terzo posto. Completamente inconsistenti le nuove BMW e Aston Martin, mai competitive in gara.

In GTE-Am è la vetusta quanto collaudata Aston Martin Vantage che, complice un BOP molto favorevole, domina fin dalle prime battute la gara con l’equipaggio #98, inseguita dalla gemella #90. Le Ferrari e le Porsche, seppur decisamente più nuove, non riescono a tenere il passo.

L’incidente allo scattare della terza ora da parte di Roda (sulla Porsche #88) mette fuori dai giochi per il podio anche il bravo Cairoli. Sfortunate le Ferrari #54 (penalizzata con un Drive Through e poi ritirata), così come la #70, colpita da varie sventure. Dopo un finale al cardiopalmo, per soli 221 millesimi la spunta l’Aston Martin di Lamy-Lauda-Dalla Lana sulla gemella di Yoluc-Hankey-Eastwood; terzo posto per la Ferrari #61 di Griffin-Sawa-Sun Mok.

Prossimo appuntamento con il WEC il 16 e 17 giugno per la celebre 24H di Le Mans.

CLASSIFICA 6 Ore di Spa-Francorchamps

Michele Montesano