Si era presentato sul circuito di Imola con il sorriso sulle labbra, Roland Ratzenberger. Soddisfatto per quanto ottenuto nel corso della gara precedente, al volante della modesta Simtek di cui disponeva. Niente di straordinario, certo, ma perlomeno l'obiettivo di qualificarsi, e di concludere la gara, era stato raggiunto. Perché Roland era consapevole che di tempo per mettere in mostra le proprie doti non ne avrebbe avuto poi molto. Il suo contratto, infatti, prevedeva inizialmente la sua presenza soltanto per le prime cinque gare del campionato. Dopodiché, ci si sarebbe seduti a un tavolo per verificare se il suo budget avrebbe potuto consentirgli di proseguire oltre. Eppure, l'austriaco non era il classico prototipo di pilota con la valigia, anche perché in patria (campione di Formula Ford nel 1985) e successivamente in Giappone era riuscito a costruirsi una solida reputazione e a togliersi qualche soddisfazione. Era anche arrivato in Formula 1 ad un'età alla quale oggi, nella buona parte dei casi, si è già considerati "vecchi": 33 anni, dunque non certo un ragazzino alle prime armi. Lo si sente parlare in un filmato, durante le prove a Imola, mentre confida con un sorriso ad un meccanico: "Devo riprendere il controllo di me stesso. Sto facendo cose con la macchina che neanche...", non sapendo ancora che sarebbe stata proprio la sua macchina a tradirlo.

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