Quando il Motomondiale si sposta in Malesia può succedere di tutto: vittorie, sconfitte, polemiche, veleni, il tutto unito a gare solitamente belle e combattute. Una ricetta pressoché perfetta, ma da quel maledetto 23 ottobre 2011 per tutti gli appassionati di motori (e non solo) il circuito di Sepang sarà sempre sinonimo di una mancanza. Perché anche se Marco Simoncelli, che proprio in Malesia perse la vita in un drammatico quanto sfortunato incidente in gara, manca ormai da 4 anni, la sua presenza è viva più che mai, insieme alla sua carica di simpatia, ai suoi buffi capelli ed al talento puro.

Marco manca molto. Manca uno che affronti le corse come lui. Toccando certi temi è facile incappare nella retorica, in parole belle ma spesso prive di un vero significato, ma quando si parla del Sic questo rischio non c'è perché l'affetto che le persone provano, il vivido ricordo che ha lasciato sono reali e tangibili. Non servono nemmeno troppe parole: basterebbe osservare in quanti lo portano su magliette, cappellini e striscioni nei circuiti di tutto il mondo, quanti pensieri gli vengono dedicati ogni giorno sui social.

Marco Simoncelli ha lasciato un segno, con la sua simpatia e il suo essere genuino, e non soltanto nel cuore degli appassionati: egli è diventato il simbolo dei giovani buoni, quelli che inseguono i propri sogni rimanendo sé stessi, quelli che mantengono i piedi per terra anche volando in pista.

Il ricordo del Sic è tenuto vivo anche grazie ai progetti che la Fondazione Marco Simoncelli 58 sta portando avanti in suo nome, proprio con papà Paolo che ha rilasciato nelle scorse ore un'intervista nella quale ha raccontato di come l'affetto per Marco stia continuando a fare molto, sia dentro che fuori dai circuiti.

Per questo sul Sic non c'è bisogno di lasciare spazio alla retorica: le persone hanno capito quanto speciale fosse quel ragazzo tutto riccioli. E continuano a volergli bene.

Alice Lettieri

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