Ci vuole poco per passare dalla felicità alla delusione più totale: è successo, nel corso della propria carriera, un pò a tutti i piloti. Lo sa bene anche Daniel Ricciardo, pilota australiano della Red Bull, che si è visto revocare dai giudici di gara il secondo posto conquistato a Melbourne a causa di un consumo eccessivo di carburante, il cui flusso (secondo stime ufficiali) superava il limite consentito di 100 kg/ora). Ma il team campione del mondo non si è arreso, presentando un reclamo ufficiale contro tale provvedimento che verrà discusso a Parigi il prossimo 14 Aprile.

Ma su cosa si basa la linea difensiva della Red Bull? Il team, prima del Gran Premio, aveva utilizzato i due misuratori del flusso: il proprio e quello ufficiale FIA (nella foto) propendendo però per la prima soluzione in quanto, secondo i tecnici di Milton Keynes, esso era in grado di fornire dati più precisi. In Red Bull dichiarano di avere mantenuto la portata istantanea sotto il limite dei 100 kg/ora, anche se la FIA contesta al team anglo-austriaco proprio il fatto di aver utilizzato misuratori non ufficiali (i quali vengono forniti in maniera standardizzata a tutte le scuderie), che avrebbero causato una diversa misurazione del flusso di carburante. Si è saputo che il team era stato avvisato a proposito del flusso anomalo già dal 5° giro, senza che però nessuno abbia pensato di intervenire prendendo provvedimenti. Ma non si tratterebbe dell'unico caso nell'occhio del ciclone: gira voce nei media tedeschi che anche la Mercedes sis stata richiamata durante il gran premio. Il team sarebbe però riuscito a ridurre il flusso di carburante così da evitare ulteriori richiami. La palla adesso passa al Tribunale FIA: dopo la gara del Bahrain conosceremo il verdetto sul "giallo" che sta caratterizzando questa tormentata prima parte di stagione.

Marco Pezzoni

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