1. Yuji Ide

Partiamo dal caso più clamoroso, Yuji Ide. Giapponese di nascita, debuttò in Formula Uno nel 2006, alla guida della splendida (è ironico, ovviamente...) Super Aguri, una vettura che si pensa sia stata in realtà fondata per prendere il posto della Safety Car. Il pilota affiancò il più blasonato connazionale Takuma Sato (famoso “crasher” del Sol Levante), e riuscì a beccarsi da quest’ultimo in media roba come 5 secondi al giro. Più che un concorrente, in gara sembrava una “chicane” mobile, dato che già dopo 6 giri era solitamente doppiato. Tra i suoi risultati, si ricordano i due ritiri nelle prime due gare della carriera, ed una clamorosa bandiera a scacchi vista per la prima ed unica volta nella terza gara in Australia (ovviamente in ultima posizione). Alla quarta presenza, combinò un casino tale da costringere la FIA per la prima volta a presentarsi dinnanzi ad una scuderia per chiedere in prima persona l’allontanamento del pilota, al quale avevano strappato per direttissima la superlicenza mandandolo a casa… Una leggenda!

2. Gastòn Mazzacane

Veniamo ad uno dei più promettenti driver argentini, Gaston Mazzacane. Già il nome non prometteva niente di buono, data la sua somiglianza con una famosa esclamazione italiana di...nobile derivazione. E puntualmente, le aspettative vennero rispettate: assunto dalla Minardi grazie al borsone pieno di soldi, corse in Formula Uno tutta la stagione 2000, abbonandosi praticamente all’ultima posizione in quasi in tutte le sessioni. L’anno successivo, nonostante gli addetti ai lavori lo considerassero veloce e affidabile come uno scaldabagno, venne assunto dalla scuderia di Alain Prost, la quale aveva bisogno dei soldi freschi del suo sponsor, più che di lui. “Mister nasone” però, conoscendo il fenomeno che aveva davanti a sé, fece mettere sul contratto la possibilità di silurarlo in caso di scarsi risultati. Volete sapere com’è andata? L’argentino corse quell’anno solo quattro gare, prima che la scuderia francese decidesse di mandare a quel paese lui e la sua borsa di soldi. Successivamente ci pensò la FIA a mettere la parola fine alla sua carriera, giudicandolo inadeguato e non rilasciandogli più la superlicenza, scongiurando così ogni rischio di rivederlo in pista...

3. Giovanna Amati

Facciamo un salto ancora più indietro, e parliamo di una “perla” del Bel Paese: Giovanna Amati. Proprio la romana nel 2014 criticò Susie Wolff, la quale stava svolgendo delle sessioni di prove con la Williams, accusandola di essere alla guida di una Formula Uno solo grazie alla figura del marito, più che per le doti da pilota. E difatti lei, nel 1992, aveva...dimostrato di essere ben più capace della Wolff, debuttando alla guida di una Brabham. Era così avanti rispetto alla collega dei giorni nostri, che disputò soltanto tre appuntamenti, i quali per altro si limitarono alla sola presenza in qualifica, dato che la Amati non riuscì mai a qualificarsi per prendere parte al Gran Premio. In tutte le sessioni a cui prese parte si classificò sempre trentesima (cioè ultima), con un distacco minimo di quasi 9 secondi dal poleman. Alle sue...performance deve la carriera Damon Hill, chiamato a sostituirla dal quarto gran premio della stagione. Wow!

4. Ricardo Rosset

Un nome, una leggenda: Ricardo Rosset, passaporto brasiliano, è ricordato per la storica impresa di essere riuscito a far scappare Ken Tyrrell dalla Formula Uno. Debuttò nella scuderia Footwork nel 1996, e per tutta la stagione vide i semafori di partenza solo col binocolo, data la tendenza innata a piazzarsi in ultima posizione. L’anno successivo, data la profumata valigia di soldi dello sponsor che lo portava avanti, venne ingaggiato dalla scuderia Mastercard Lola, a fianco di Vincenzo Sospiri. La coppia si rivelò talmente competitiva che scattò subito...un’accesa rivalità tra loro, i quali alla prima gara di quell’anno fecero a gara per prendere il distacco più pesante dalla pole position. Entrambi diedero il meglio di sé al volante di una vettura improbabile, prendendo circa 10 secondi dal poleman Villeneuve e convincendo Mastercard a chiudere subito lì l’avventura, perchè forse la Formula Uno sarebbe stato un pessimo veicolo promozionale. La carriera di Rosset si chiuse poi nel ’98, anno in cui venne ingaggiato dalla Tyrrell. La sua assunzione fu dovuta al suo sponsor, che con un portafogli ripieno convinse i vertici del team a scegliere lui. Fu lì che Ken Tyrrell, dopo una vita dedicata alle corse, capì che per chi credeva nella competizione vera non c’era più spazio, e... si dimise per protesta. La stagione di Rosset infatti fu disastrosa: zero punti e tanti danni.

5. Andrea Montermini

Questa scelta la possono capire non solo gli appassionati di Formula Uno, ma soprattutto gli amanti dei simulatori di guida per pc. Come dimenticare, infatti, il vecchio “Grand Prix 2”, che durante le gare simulate schierava sempre Montermini in ultimissima posizione? L’italiano, nelle stagione ’95 e ’96 alle quali prese parte, più che contro gli altri piloti lottò sempre contro...la regola del 107%. Poche, infatti, le occasioni in cui il nostro portacolori riuscì a prendere posto sulla griglia: ma fortunatamente per lui, nelle poche volte in cui conquistò la qualificazione, riuscì sempre a dimostrare le sue doti vere stupendo la concorrenza. Per capire a cosa ci riferiamo, basterebbe pensare al suo miglior piazzamento in carriera, nel Gran Premio di Germania 1995. Quel giorno andò così forte che riuscì ad arrivare ottavo, durante una gara dove si ritirarono persino i...commissari di percorso. Michael Schumacher, nel frattempo, gli aveva rifilato "solo" tre giri...

6. Giovanni Lavaggi

Altro fenomeno italiano. Esordì in Pacific nel 1995, nonostante fosse considerato troppo “giovane” per la Formula Uno. Al momento del debutto infatti, la sua carta d’identità in bianco e nero indicava la “pubertosa” età di 36 anni, che come tutti sanno rappresenta una forte precocità nelle competizioni della massima categoria automobilistica. Durante la stagione l’italiano prese parte a quattro gran premi, dimostrando di cosa fosse capace...non riuscendo a concluderne nemmeno uno. L’anno seguente, venne ingaggiato per sei Gran Premi dalla Minardi, durante i quali in tre occasioni non riuscì nemmeno a qualificarsi. Fortunatamente per lui però, nelle altre tre presenze le cose andarono meglio: portò a casa un ritiro, un 10° ed un 15° posto. Guidatori d’altri tempi…

7. Tarso Marques

Approdato in Formula Uno nel 1996 in Minardi, più che per demeriti dei talent scout di Faenza, fu assunto per gli doni offerti dai suoi sponsor. Disputò la bellezza di 24 Gran Premi con la scuderia italiana, riuscendo a conquistare ben “zero” punti sui 240 disponibili. Negli annali però, è ancora oggi ricordato per un personale record inarrivabile da chiunque: in 24 presenze al via, riuscì a NON arrivare mai al traguardo, impresa titanica difficile da emulare. Fenomeno vero.

8. Luciano Burti

Più che un fenomeno alla guida, viene ricordato per le sue doti circensi. Prese parte alla Formula Uno nelle stagione 2000 e 2001, e le sue performance più spettacolari le offrì ad Hockeinheim e a Spa-Francorchamps. Nel primo caso, tamponò con tutta la forza che aveva la Ferrari di Michael Schumacher, decollando nel vero senso della parola, e compiendo un “giro della morte” completo a mezz’aria. In Belgio invece, andò a sbattere contro la vettura del povero Eddie Irvine, andando ad incagliarsi fra le gomme di sicurezza in un modo così incredibile, che gli addetti ai lavori dovettero ricorrere alla spada laser per liberarlo. Nessuna grave conseguenza per il pilota, che “fortunatamente” da quel momento non si è più fatto vedere in Formula Uno.

 9. Esteban Tuero

Altro fenomeno argentino. Disputò la stagione 1998 in Minardi, con la quale riuscì a vedere com’era fatta la bandiera a scacchi soltanto in quattro occasioni, ovviamente non in zona punti. Al suo “talento” comunque, è dovuto il decimo posto in classifica costruttori della squadra faentina in quella stagione, piazzamento utile per spartirsi i proventi della massima categoria. Nel Gran Premio del Giappone infatti, si schiantò sulla Tyrrell di Takagi, che rappresentava l’unico ostacolo per la conquista del piazzamento fra i primi dieci della stagione, regalando alla Minardi i proventi meritati. Fenomeno.

10. Luca Badoer

A chiudere la nostra speciale classifica, il nostro Luca Badoer. Approdato in Formula Uno nel 1993, disputò 3 stagioni complete: la prima con la Lola, quindi nel ’95 e ’99 con la Minardi, inframezzata con l'esperienza al volante della disastrosa Forti nel 1996. Data il fantastico pacchetto auto/pilota fece l'abbonamento alle retrovie, facendo comparire il suo nome sempre e solo fra i titoli di coda. Nel 1999 si illuse di poter guidare la Ferrari per rimpiazzare l’infortunato Michael Schumacher, il quale si era rotto una gamba a Silverstone. A Maranello però gli preferirono Mika Salo, lasciando sbigottito il povero pilota trevigiano, il quale dichiarò di aver perso l’occasione della vita. Il destino poi, gli avrebbe dato la stessa chance nel 2009 (stavolta con esito positivo), in sostituzione di Felipe Massa dopo un incidente in Ungheria. Fu proprio in quel frangente cha Badoer potè finalmente dimostrare ciò che aveva detto dieci anni prima, qualificandosi “ultimo” alla prima apparizione e giungendo 17° in gara. Levata la ruggine però, andò meglio al Gran Premio successivo, dove si qualificò 20° e giunse sotto la bandiera a scacchi in posizione 14. Silurato con effetto immediato in favore di Fisichella. Il quale non fece poi molto meglio...ma questa è un'altra storia.

Al prossimo appuntamento....

Daniel Limardi