Le officine dovranno comunicare le risultanze delle revisioni al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, contrariamente a quando avviene attualmente con la sola applicazione sulla Carta di Circolazione del tagliando riportante l'esito (regolare o non regolare). I tecnici abilitati dovranno esprimere una valutazione sugli autoveicoli. Dovranno, inoltre, indicare se ci sono carenze lievi, gravi oppure pericolose. Il nuovo certificato riporterà la data precisa della successiva revisione. Si tratta, dunque, di una vera e propria cartella clinica dei veicoli a motore firmata dal tecnico responsabile. Saranno indicati i risultati delle prove svolte e questi dovranno rientrare in determinati range ammessi ed il MIT ne avrà contezza. Altra novità riguarda la rilevazione dei km percorsi che verranno indicati nel certificato. L'intento è quello di porre fine alle truffe dei "km scalati". Il proprietario dell'autoveicolo sarà responsabile di eventuali manomissioni.

La Direttiva Europea 45/2014 è entrata nel merito dei controlli da effettuare in sede di revisione periodica di autoveicoli. Per la prima volta nel vecchio continente ci si allinea sui tipi di controlli da effettuarsi sul parco circolante non demandando più ai singoli Stati. Un'armonizzazione attesa da tempo e che alza la qualità dei test con la finalità ultima di avere strade più sicure. In Italia c'è una situazione anomala per quanto concerne i soggetti autorizzati ad effettuare le revisioni: dal 2000, infatti, ai tecnici delle Motorizzazioni Civili si sono affiancati anche le officine autorizzate. Queste ultime sarebbero in conflitto d'interesse secondo molti, vista la possibilità di certificare lo stato di salute dell'auto ed esserne il manutentore al tempo stesso. 

Secondo quanto si legge sulla Direttiva il personale autorizzato ad effettuare i controlli dovrà "possedere un livello elevato di capacità e di competenze" necessariamente dopo "una formazione iniziale e corsi periodici di aggiornamento o un esame appropriato". Al MIT spettano le verifiche di queste capacità, ma anche che le apparecchiature siano omologate. Le officine che non dovessero rispettare i nuovi requisiti potranno vedersi revocare la licenza. Ci sarà, inoltre, un organismo deputato alla supervisione dei centri di controllo.

Nulla cambierà invece circa la periodicità entro cui sottoporre a revisione gli autoveicoli: 4 anni dopo la prima immatricolazione e successivamente ogni due, anche per i veicoli di interesse storico.  Le sanzioni per mancata revisione vanno da 169 a 680 Euro. Importo doppio se per due volte di seguito si omette il controllo periodico. Qualora l'autoveicolo dovesse risultare non idoneo alla circolazione stradale le compagnie assicurative hanno il diritto di rivalersi direttamente sull'assicurato.

Importante novità questa del certificato attestante la revisione. Al momento non si conosce il layout e neanche se è prevista una dematerializzazione dello stesso. Magari in futuro non troppo lontano sul sito del PRA (Pubblico Registro Automobilistico) si potrebbe vedere in tempo reale la storia "clinica" degli autoveicoli. Ottimo l'indirizzo europeo di controlli uniformi. Ricordiamo che la mancata revisione non espone solo al rischio di sanzione il proprietario dell'autoveicolo, ma è fonte di pericolo per tutta la comunità che ancora troppo spesso è costretta a piangere i propri cari per incidenti oppure ricorrere a costose cure che gravano sul bilancio dello stato. Sarebbe di importanza epocale anche la rilevazione degli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione da parte del MIT. Speriamo di arrivarci a breve.

Fabrizio Crescenzi