Dietro all'organizzazione di ogni Gran Premio c'è un mondo in continuo movimento. Nel paddock, il villaggio segreto e privilegiato del retro-box, ad ogni week-end di gara si crea una nuova città fatta da motorhome, tendoni e vere e proprie palazzine a più piani: le hospitality. Luogo deputato originariamente per il rinfresco di piloti e team, col tempo esse si sono trasformate in veri e propri bulding, in grado di essere montate e smontate nell'arco di pochissimo tempo. Dopo l'escalation al gioco di "chi ce l'aveva più grande", culminato nei primi anni del Duemila, la crisi economica ha spinto alcune scuderie a ridimensionare le proprie ambizioni, visti gli importanti costi da sostenere per un simile investimento. I top team, comunque, hanno mantenuto perlopiù inalterate le dimensioni delle proprie hospitality, delle vere e proprie oasi dotate di qualsiasi comfort: il luogo adatto per giornalisti che possono intervistare i membri del team in apposite aree riservate, per gli ospiti VIP e gli sponsor del team che possono gustare un buon pranzo, o per gli stessi piloti che possono concedersi qualche attimo di relax. Con l'arrivo poi del team più glamour della Formula 1 moderna, ovvero la Red Bull, una nuova corsa all'innovazione è andata scatenandosi: indimenticabili, difatti, le serate danzanti narrate da Liuzzi ai tempi della militanza nel team anglo-austriaco, con tanto di modelle e doccia con acqua multicolor! Sembrano ormai appartenere alla preistoria i gazebo degli anni '70 ma, si sa, l'arrivo degli sponsor e l'attenzione dei media hanno contribuito in maniera radicale all'evoluzione, alle abitudini ed all'immagine di questo sport, dove nel dietro le quinte l'apparenza ed il glamour la fanno da padrone.

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