Per il quarantesimo compleanno del “Dottore” Valentino Rossi, ci sembra giusto e soprattutto interessante approcciarci alla sua carriera da un punto di vista diverso rispetto a quello dei sui nove titoli: qui andremo a ricordare i suoi più acerrimi rivali che lo hanno diviso dal numero paro di allori. Tutto inizia con Max Biaggi e Sete Gibernau, passando per l’indimenticato Nicky Hayden, Jorge Lorenzo, Casey Stoner e Marc Marquez.

TUTTO EBBE INIZIO NEL... Anche le date hanno poco senso in questo che è più un album dei ricordi che un vero e proprio elenco di fatti. “Il valore della tua vittoria è dato dal livello dei tuoi avversari”, recita la Mercedes in uno spot televisivo in cui passano davanti alla fabbrica Ferrari di Maranello, e questo Valentino Rossi lo sa bene: tutto è iniziato con il dualismo con Max Biaggi. Pilota introverso e di difficile approccio, Max era esattamente l’opposto di Valentino, soprattutto ai tempi della 125, nella quale il non ancora “Dottore” si divertiva a rappresentare attimi della sua vita con pittografiche scene al termine delle (numerose) gare vinte. Per quanto lo si possa definire il rivale che lo ha segnato di più, oltre che quello ricordato forse con meno amore durante gli anni, Biaggi non è mai riuscito direttamente ad impedire a Valentino di vincere un titolo: la rottura (o la sua mancanza) con Honda del 1998 probabilmente avrebbe potuto cambiare determinati equilibri, ma la storia è già scritta e non si può cambiare.

GIBERNAU, COLUI CHE NON VINSE PIÙ UNA GARA. È celebre, questa citazione: la disse proprio Valentino al termine della gara di Jerez dopo il famoso contatto che ha fatto parlare di se per anni. Già da tempo i due non si stavano simpatici, e la penalizzazione che subì Valentino a causa dell’atto di pulire la pista (vietato per regolamento e suggerito ai direttori di gara proprio dallo spagnolo) concluse definitivamente qualsiasi tipo di rapporto civile tra i due. Proprio il 2019, anno del quarantesimo compleanno di Rossi, vede il rientro di Gibernau sui campi di gara della MotoE: vedremo se di quel pilota resta qualcosa da portare sulle Energica da competizione.

HAYDEN, STONER E LORENZO. Tutti e tre meriterebbero un paragrafo ciascuno, ognuno dei sopracitati campioni del mondo ha avuto il suo personale sistema di competere con Rossi. Nicky Hayden veniva dall’AMA Superbike, il campionato americano, ed era il pupillo di Honda: la sua RCV era totalmente su un altro livello (come la casa alata sa fare quando si impegna) e solo l’altra Honda ufficiale di Daniel Pedrosa ha rischiato di far perdere il titolo a Kentucky Kid, con la celeberrima carambola dei due. Dopo il titolo dell’americano del 2006, il 2007 vede un altro astro nascente farsi largo a gomitate tra i big della MotoGP: Casey Stoner. Per la prima volta in assoluto la Ducati è ad un livello tale da permettere al suo pilota di puntare in alto, e l’australiano non ha mancato il colpo portando a casa quello che è (per il momento) l’unico titolo di Ducati all’attivo. Casey ha anche il primato di essere il primo e unico pilota a vincere la MotoGP con un'altra marca oltre a quella di Borgo Panigale, ma la Ducati che aveva Valentino Rossi in quel periodo era solo un’ombra di quella condotta ad oggi da Andrea Dovizioso e da Danilo Petrucci. Ma gli ultimi otto anni hanno visto tre vincitori di titoli iridati: oltre a Stoner, è apparso anche Jorge Lorenzo a rendere il gioco più interessante: il Maiorchino ha dalla sua l’unicità di essere il solo ad aver battuto VR46 nella lotta per il titolo con la  stessa moto. Fino ad allora non era mai capitato, e fu sicuramente una delle cause scatenanti che portò prima al famoso muro nel box Yamaha e poi alla defezione di Valentino, partente per una Ducati in piena crisi.

MARC MARQUEZ, IL NUOVO ROSSI? Deve ancora fare della strada, Marc Marquez, per poter dire di essere come Rossi. Il suo dominio degli ultimi anni ha sicuramente riacceso nella mente degli appassionati le gesta di uno sbarbato Valentino che diceva che la 500 “non si guidava neanche in rettilineo”, e nel caso che Marquez riesca a conquistare anche il titolo del 2019 eguaglierebbe il poker di iridi che Vale conquistò tra il 2002 e il 2005. A tutt’oggi si può (con una giusta dose di onestà intellettuale) ammettere che non solo il livello dei piloti si sia mediamente alzato a dismisura, ma che le case sono tutte più o meno competitive e concentrate sul Motomondiale. Per Marc quindi la strada è in salita, i competitor sono tanti e tra Viñales, Dovizioso, Lorenzo e Rins non ci sarà mai un secondo di respiro. Solo una cosa è certa: chi pensa che Valentino non sia della partita dovrebbe sedersi, accendere il computer e riguardare le ultime tre stagioni di un Valentino che non molla mai. Il “bollito” è un’altra cosa.

Alex Dibisceglia