Da quanto abbiamo potuto notare, è difficile fare una valutazione concreta dei valori in campo, perché queste tre giornate si sono svolte in condizioni molto favorevoli e questo ha permesso a tutti i top team di essere veloci. Le Honda hanno cercato di mettere a punto al meglio la RC213V su una pista storicamente avversa al mezzo giapponese. "Stiamo ancora cercando di migliorare. In Malesia e Thailandia le condizioni erano particolari, mentre qui è diverso; solitamente su questa pista soffriamo, ma non è andata così male - ha dichiarato Márquez - sicuramente abbiamo dei punti deboli, ma siamo riusciti a crescere e continueremo a lavorare così per essere competitivi e costanti su tutti i tracciati". La casa dell'ala ha concentrato i propri sforzi sull'elettronica per avere un setting di base su cui lavorare. Inutile dire che, in ogni caso, la Honda si presenta al via del mondiale con un pacchetto decisamente più competitivo dello scorso anno. Se in Qatar non dovessero partire da favoriti, è innegabile che in chiave mondiale saranno la prima forza da battere.

Per la Ducati un inizio stagione impeccabile. La Desmosedici 2018 è una moto nata bene. Una evoluzione del progetto 2017 che ha permesso a Dovizioso di vincere 6 gare e lottare fino alla fine per il mondiale. Se aggiungiamo che in Qatar è sempre andata molto forte, ci aspettiamo (come del resto fanno tutti i top team) che si presenteranno al via come i favoriti numero uno alla vittoria. Andrea Dovizioso fa il pompiere, senza nascondere una certa soddisfazione per il progetto 2018, ma senza fare proclami, come del resto è nella sua natura: "Sono contento perché ho un buon feeling e credo che abbiamo migliorato un pochino la moto rispetto all'anno scorso. Stiamo ancora lavorando sia sul telaio che sulle carene, ma sono soddisfatto del modo in cui sta lavorando la Ducati". Di diverso avviso Jorge Lorenzo, ancora alle prese con tanti dubbi e poche certezze. Una su tutte è che la Desmosedici 2018 è una buona base da cui partire per cercare di riscattare un primo anno all'insegna dell'apprendistato e dei pochi risultati raggiunti :”Sarà complicato fare un mix tra il motore ed il telaio. Quindi, per il momento, ci siamo concentrati sulla nuova moto e penso che abbiamo un margine per migliorarla”, le parole del maiorchino. Per lui è arrivato il momento di buttare il cuore oltre l'ostacolo e cercare di fornire prestazioni in linea con il proprio compagno di squadra, degne del suo palmares e del suo indiscutibile talento. Un intoppo alla vigilia dell’avvio di stagione è l’omologazione delle carene. Sono, infatti, due le carene a disposizione per ogni team ma, visto che il Dovi si trova bene con la carena senza ali (mentre Lorenzo no), tutto fa pensare che il team dovrà decidere se chiudere la partita della scelta così, al via del mondiale, o se mettere in difficoltà Lorenzo, svantaggiandolo già in apertura di stagione, lasciando aperta la porta per la seconda carena.

Discorso a parte per Yamaha. Alla casa di Iwata, al momento, non resta che fare gli scongiuri. Ossia, sperare che anche per le avversarie di sempre il pacchetto moto-pneumatici-circuito non sia sempre ottimale come, di fatto, è apparso sino ad ora. "Quello che abbiamo capito durante questi test invernali è che, come l'anno scorso, la situazione cambia molto da una pista all'altra. Abbiamo sofferto molto in Thailandia, ma in Qatar siamo competitivi, quindi sarà una stagione difficile. Spero per tutti. Sarà importante cercare di non soffrire troppo nelle piste più complicate. Siamo tutti molto vicini, quindi il confine tra essere forti e non esserlo abbastanza è molto sottile. Dobbiamo lavorare duro e vedremo" ha sentenziato “il Dottore”. Il punto debole della M1 rimane sempre l'elettronica, così come non ha nascosto nemmeno Maverick Vinales che, tra i due, appare evidentemente il più indispettito dalla situazione: ”C’è ancora tanto da fare sotto diversi aspetti, soprattutto l’accelerazione e la velocità in curva”. Già, perché, mentre Valentino Rossi, forte delle sue 23 stagioni in MotoGP, ha capito che la situazione è la stessa dello scorso anno e deve adattarsi al pacchetto di cui dispone, il giovane talento spagnolo scalpita per avere risultati e vittorie che il mezzo attuale non gli ha ancora permesso di raggiungere. E da come sembrano mettersi le cose, quest’anno ci sarà da soffrire parecchio.

Se dovessimo indicare la rivelazione della fase pre-stagionale, guarderemmo con attenzione al team Ecstar Suzuki, non tanto per le prestazioni mostrate in Qatar, dove storicamente Iannone si è sempre trovato a suo agio e la Suzuki pure, quanto per la costanza di rendimento che ha dimostrato fino ad ora. Pur non essendo al pari dei più veloci, la casa di Hamamatsu pare aver trovato quell’equilibrio che gli è mancato nella scorsa stagione. Rins in forma smagliante e velocissimo, Iannone (apparentemente) ritrovato, possono davvero fare la differenza in un mondiale molto incerto come si preannuncia quello che sta per iniziare. È un anno importante per Suzuki: trovare la top 5 regolarmente potrebbe non essere un obiettivo così lontano come si era dimostrato lo scorso anno.

Infine le due case fanalino di coda, ossia Aprilia e KTM. La casa di Noale si è prodotta in un grande sforzo per allestire due RS-GP in versione 2018 sia per Aleix Espargaro che per Scott Redding. Prove comparative sulla moto 2017 in Malesia e Thailandia, per poi promuovere l'evoluzione del prototipo italiano. L'obiettivo è continuare lo sviluppo della nuova RS-GP e preparare al meglio la gara che si terrà su questo stesso circuito tra due settimane. Purtroppo i due piloti non hanno potuto provare il nuovo motore, che sarà disponibile solo per la prova inaugurale del mondiale.
Per la KTM problemi legati allo stato di forma del pilota di punta Pol Espargaro e un progetto che deficita di cavalli ed elettronica: si prospetta un altro anno all’ombra delle grandi. Sarà importante, però, per entrambe le Case crescere durante l’anno, cercando di sfruttare le occasioni che vedranno in difficoltà i top team e riuscire ad attirare l’attenzione di piloti veloci ed affamati. Con il 2019, infatti, la corsa ai team satellite che è iniziata proprio in queste settimane e che ha visto l’accasarsi di Ponchàral presso la casa austriaca, sarà uno dei temi principali della stagione in corso, soprattutto per i rapporti di forza che si verranno a creare nel prossimo triennio.

Per quanto riguarda, invece, la rappresentativa italiana in MotoGP, escludendo i già citati Valentino Rossi e Andrea Dovizioso, ci si aspettano grandi cose da Danilo Petrucci (in orbita Aprilia per il prossimo anno) che dispone di una Desmosedici ufficiale e che non potrà deludere i tanti tifosi che si aspettano da lui una prima vittoria in classe regina. Vittoria che gli è sfuggita per pochissimo in un paio di occasioni lo scorso anno. Franco Morbidelli ha dalla sua una Honda di tutto rispetto e ha già dimostrato di poter essere veloce. L’augurio è che il titolo di “rookie of the year” sia suo a fine stagione, anche se dovrà guardarsi sicuramente dall’agguerritissimo Takaaki Nakagami e molto meno da un opaco Thomas Luthi, con un Hafizh Siahrin, invece, in fase di crescita molto interessante.

Michele Bertolini