Durante la stagione 2015 la Honda aveva fatto notare alla Dorna come fosse poco utile sfruttare il circuito di Sepang per due dei tre test ufficiali consentiti dal regolamento. I mesi invernali sono sempre molto caldi e stressanti per chi gestisce il lavoro fatto a casa: a Marzo bisogna infatti decidere la tipologia di motore che dovrà essere montato da lì fino alla fine della stagione. Se un telaio può essere modificato o addirittura rifatto quante volte si vuole, il motore invece lo si terrà sul groppone fino a Novembre, con ben poche possibilità di cambiare il suo carattere nel corso dell’anno. Questo ostacolo tecnico imposto dalla Dorna mal si sposava con la scelta di avere due soli circuiti, tra l’altro anche simili, per poter testare quello fin lì prodotto. Si è deciso allora di inserire Philip Island tra il test di Sepang e quello di Losail: il suo layout sarebbe stato un buon banco di prova per capire se quello che andava bene in un tipo di circuito avrebbe fornito gli stessi riscontri anche altrove. L’esito della tre giorni australiana appena conclusa è stato infatti per alcune case costruttrici e piloti assai diverso da quello malese, rendendo la situazione ingarbugliata e forse ancora più affascinante: cerchiamo allora di mettere un po’ di ordine in tutto quello che fino ad oggi si è potuto vedere.

YAMAHA: La moto sembra competitiva in tutte le situazioni, soprattutto tra le mani dell’ultimo arrivato. In Australia, Maverick Vinales ha provato delle simulazioni di gara addirittura durante il secondo giorno, lavorando ormai più sui dettagli che su grandi novità da testare. Sembra che abbia già trovato un setup di base molto valido: questo gli dà la preziosissima possibilità di poter analizzare poche cose per volta, senza mai stravolgere la situazione. Sul time-attack non teme rivali perché anche qui la classifica combinata vede il suo nome al primo posto. Il padrone di casa Valentino Rossi è apparso più in difficoltà, soprattutto in quest’ultimo appuntamento. Le sue sessioni appaiono più tormentate e frenetiche, tipiche più di un weekend di gara che da test invernale. Ha provato sicuramente più soluzioni rispetto al compagno di squadra, ma questo è anche dovuto al fatto che conosce molto più in profondità la M1: l’idea di esplorare tante aree diverse è sempre stato un cruccio di Valentino e con la Yamaha questo può farlo tranquillamente. Non crediamo assolutamente che l’11° posto di Philip Island rispecchi il vero valore attuale: per il Qatar sarà pronto a giocarsi le posizioni che contano.

HONDA: La casa di Tokyo sta testando ormai da tempo il suo nuovo V4, che quest’anno vivrà il cambiamento da screamer a big bang. Anche se non dichiarate con troppa fiducia, le specifiche del motore portato in Australia sono piaciute sia ai piloti ufficiali, sia all’ormai semi-ufficiale Cal Crutchlow: i problemi riguardanti l’accelerazione nei primi metri sembrano ormai lontani, ma bisogna sempre considerare che il circuito australiano non ha molte ripartenze da basse velocità, dando così una mano al propulsore Honda nell'esprimersi con meno difficoltà. Il pilota più in palla è sicuramente Marquez: in questo test gli è mancato solo il giro veloce, ma per quanto riguarda il passo gara sembra al momento il riferimento della categoria. Con Miller al nono posto tutte le Honda presenti si sono piazzate nella Top10: si prevede un sereno viaggio di ritorno, anche se l’ala dorata sa che alcuni problemi potrebbero essere solo stati rimandati.

DUCATI: Philip Island racchiude in sé tutta una serie di caratteristiche che la rendono particolarmente ostica per i piloti (attuali) di casa Ducati. Se il lavoro fatto a Sepang per ovviare alla perdita di carico dovuto al nuovo regolamento era stato soddisfacente, questa volta non si può dire lo stesso. Entrambi i piloti ufficiali si sono trovati uniti nel dire che alcuni problemi di sottosterzo non sono stati risolti, e anche se si può contare su un incredibile motore, la prestazione finale offerta non è stata all’altezza delle aspettative. Bisogna sottolineare che anche i test australiani del 2016 non erano andati particolarmente bene, ma questa non può essere usata come scusa. Anzi, per un team che vuole vincere il titolo mondiale, un anno di tempo deve essere sufficiente per risolvere determinati problemi alla moto, per quanto radicati in essa. Niente tragedie però: Lorenzo sta affinando il suo rapporto con la D16, e mentre ormai tutte le marche hanno tirato fuori le novità più succose, in Ducati ancora tutto tace.

APRILIA: La casa di Noale ha trovato in Aleix Espargaro il suo più grande interprete, fin dai tempi della Art. Il vero valore aggiunto nel team italiano è sicuramente lui: guida bene, sa cosa vuole dalla moto e in poco tempo lo ottiene. L’affiatamento con la squadra è assoluto, e la profonda fiducia che Romano Albesiano pone in lui sembra ben giustificata. La grande novità di questo test è stata la nuova carena frontale, capace di convogliare un discreto quantitativo d'aria nel tunnel presente al suo interno. Aleix si dice contento della nuova soluzione, ma non si sente obbligato per forza ad usarla: se in Qatar questo nuovo aggiornamento potesse portare ad un decremento della velocità di punta anche di solo 5 km/h, lui la cestinerebbe con poca difficoltà. La situazione generale sembra solida e fiduciosa, eccezion fatta per il rookie Sam Lowes: non è ancora riuscito a fare uno step marcato, e questo potrebbe essere un problema per il team che potrà contare solo su un pilota.

SUZUKI: Anche la casa giapponese è venuta allo scoperto per quanto riguarda il pacchetto aerodinamico, volto a recuperare un po’ di quel carico che si otteneva con le appendici esterne. La casa di Hamamatsu ha sposato, come la Yamaha, l’idea di una doppia carena che copre la zona anterolaterale della carena originaria. I piloti si sono espressi in maniera positiva riguardo l’ultima novità, anche se il forte vento presente in alcuni momenti delle giornate non ha aiutato ad avere un chiaro punto della situazione. Entrambi i piloti hanno provato molte soluzioni nuove, fermandosi spesso ai box, ma girando sempre con gomme medie usate: questo per portare avanti il lavoro svolto anche a Sepang, improntato sull’analisi del pacchetto moto-gomme negli ultimi giri di gara. Peccato per Iannone, perché non è mai riuscito a sfruttare il momento migliore della pista per fare un buon giro veloce, mentre Rins, finito 6° nella combinata, ha stampato un bel 1:29.103, segno che sta continuando magistralmente il suo periodo di apprendistato.

KTM: Concludiamo con l’ultima arrivata la nostra analisi, che sembra vivere ancora un periodo difficile e tribolato, come è normale che sia. E’ vero che il divario dal primo in classifica è stato leggermente assottigliato, ma anche soltanto la zona punti sembra al momento un miraggio. Il team ha sicuramente sofferto il circuito australiano, non avendoci mai girato prima. La casa di Mattighofen dovrà essere capace di decodificare i messaggi dei due piloti ex-Tech3 per cercare di recuperare velocemente dalle altre case ufficiali, inziando a mettersi dietro intanto i vari team satellite.

Ora i team della MotoGP avranno tempo per studiare tutti i dati raccolti prima dell’ultimo test a Losail: l’appuntamento decisivo prima di iniziare a fare sul serio.

Andrea Rocca

 

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