IL FATTACCIO. In una gara di un campionato mondiale il limite è una linea labile percorsa da 20 fenomeni che cercano di vincere ed esprimere il proprio talento. Partendo da questa affermazione, passare il limite è una cosa estremamente semplice quando si continua insistentemente a cercare questo punto massimo, e Johann Zarco lo ha capito decisamente bene. Il francese ha tamponato un Marc Marquez che stava allargando la traiettoria per inserire la sua Honda in curva 1, centrandolo ad oltre 300 Km/h e rotolando per decine di metri tra ghiaia, asfalto e delle protezioni che si avvicinavano rapidamente. Lo raccontiamo con serenità sapendo che né Johann e né Marc hanno subito danni di alcun tipo, rendendo l’episodio innocuo. Ma non sottovalutabile.

UNA STORIA GIA’ VISTA. Come nella MotoGP queste scene sono state viste in altri campionati, ma quest’anno è già successo troppe volte. L’EWC e il BSB sono pieni di episodi del genere, e il fatto che questo accada anche nella top class delle top classes rende la cosa preoccupante. Da sempre, il pilota dietro deve rapportarsi alle linee di quello davanti, sapendo che è impossibile che il pilota che ti precede sia in grado di sapere con certezza dove ti trovi. Questa pratica sta diventando sempre più sottile, cercando di essere sempre più vicini al pilota davanti per poter passare nella curva successiva, ma non deve mai terminare nel rendere la sicurezza (già poca per forza di cose nel nostro sport) una cosa secondaria sul risultato stesso.

SE NON CI PENSANO I PILOTI, QUALCUNO DEVE FARLO. Siamo nuovamente in una situazione in cui i piloti tendono ad ignorare la loro stessa incolumità e quella dei loro colleghi, cosa che continua ad essere fatta passare in tranquillità dagli organi competenti. Nello stesso punto, per una caduta meno importante, Cal Crutchlow si è fratturato la caviglia e sarà out per tutto il resto della stagione dando un buon metro di valutazione per la pericolosità di alcuni punti di alcune piste. Definire qualsiasi contatto un contatto di gara non può e non deve diventare una scusa per tentare l’impossibile e mettere in pericolo se stessi e gli altri. Esiste sempre la curva dopo, e sarebbe ora che Direzione Gara e la FMI inizino a ricordarlo ai piloti.

Alex Dibisceglia