Alla fine, ci sono riusciti. L'era di Luca Cordero di Montezemolo al timone della Ferrari si è chiusa ufficialmente stamane, con un comunicato che sancisce la fine di una storia durata ben 23 anni. Le voci che nelle ultime settimane erano andate via via amplificandosi, e che avevano trovato chiara conferma nel botta e risposta a distanza andato in scena durante lo scorso week-end a Monza, si sono tramutate in realtà: è Sergio Marchionne, attuale amministratore delegato del gruppo Fiat Chrysler, a prendere in mano le redini del Cavallino Rampante. Un cambio della guardia non certo inaspettato, ma che di certo avviene con modalità e tempistiche che lasciano quantomeno perplessi. Perchè è chiaro a tutti che le dimissioni di Montezemolo, l'uomo capace non solo di segnare l'epoca più vincente della Ferrari in Formula 1, ma anche di farne il brand più riconosciuto al mondo con tanto di bilanci da record (si parla di circa 400 milioni di utile per il 2014), siano giunte in maniera perlomeno "forzata".

Lo scontro. I segnali c'erano stati, negli scorsi mesi: la nomina di Mattiacci (uomo molto vicino alla Fiat) al posto di Domenicali al vertice della Gestione Sportiva; l'esclusione dello stesso Montezemolo dal Consiglio d'Amministrazione della Fca; ed infine, l'attacco diretto piovuto proprio dallo stesso Marchionne a mezzo stampa, con quel "nessuno è indispensabile" che lasciava intuire un finale già scritto. Perchè Montezemolo è stato fatto fuori da quella parte di Fiat (Marchionne in primis) con cui i rapporti si erano già incrinati da tempo, la stessa che si appellava al fatto che la Ferrari non fosse riuscita a vincere nulla negli ultimi sei anni. Motivazioni alquanto risibili, se si considera da dove era partito Montezemolo nel lontano 1991: prendendo in mano non solo un team allo sbando, ma anche una realtà commerciale incapace di tenere il ritmo della concorrenza. Invece, soffermandosi ad osservare soltanto i risultati ottenuti in ambito sportivo, sotto la presidenza del pupillo dell'Avvocato sono arrivati sei titoli mondiali Piloti e otto Costruttori. Evidentemente, dalle parti di Torino (o negli Usa?) devono avere la memoria corta, figuriamoci un pizzico di riconoscenza. La realtà è che la Fiat-Chrysler ha voluto rimettere entrambe le proprie mani sul marchio più pregiato del gruppo, sia in vista dell'imminente quotazione alla Borsa di New York ma anche in vista di nuove strategie commerciali che non collimavano con l'autonomia pretesa e conquistata da Montezemolo nel corso degli anni.

Il comunicato. A conferma di ciò, è stato proprio lo stesso Montezemolo a dare l'addio esordendo in questo modo: “La Ferrari avrà un ruolo importante all’interno del gruppo FCA nella prossima quotazione a Wall Street e si aprirà quindi una fase nuova e diversa che credo giusto debba essere guidata dall’Amministratore Delegato del Gruppo. Finisce un’epoca e ho quindi deciso di lasciare la Presidenza dopo quasi 23 anni meravigliosi e indimenticabili, dopo quelli passati a fianco di Enzo Ferrari negli anni Settanta. Il mio ringraziamento va innanzi tutto a donne e uomini eccezionali in fabbrica, negli uffici, nei campi di gara, sui mercati di tutto il mondo che sono stati i veri artefici in questi anni della grande crescita dell’azienda, delle tante memorabili vittorie e del successo del marchio diventato grazie a loro uno dei più forti al mondo. Un saluto e un ringraziamento a tutti i nostri partner tecnici e commerciali, ai dealer di ogni Paese e in modo particolare ai clienti e ai collezionisti con cui condivido la stessa passione. Ma il mio pensiero va oggi anche ai nostri tifosi che non hanno mai fatto mancare alla Scuderia il loro entusiasmo soprattutto nei momenti più difficili. La Ferrari è la più bella azienda del mondo e per me è stato un grande privilegio e onore esserne stato il leader. Le ho dedicato tutto il mio impegno ed entusiasmo e insieme alla mia famiglia ha rappresentato e rappresenta la cosa più importante della mia vita. Auguro agli azionisti, e in particolare a Piero Ferrari che mi è stato sempre vicino, e a tutte le persone dell’Azienda ancora tanti anni di successo che la Ferrari merita”.

Il futuro. Ci si chiede adesso quale potrà essere il futuro del Cavallino Rampante, soprattutto in merito ad una situazione di inferiorità tecnica che la vede alle prese con la stagione più difficile degli ultimi venti anni. Forse proprio in Fiat dovrebbero (ma forse lo hanno fatto già) porsi delle domande, visto che con gli investimenti in termini di uomini e mezzi messi in campo negli ultimi tre anni, la Mercedes è riuscita a diventare quella realtà imbattibile che oggi tutti conosciamo. Non la stessa cosa si può dire invece del team di Maranello, troppo spesso soggetto ad una spending-review che, in mancanza del tanto decantato budget-cap, ha inevitabilmente contribuito ai recenti risultati. Il futuro poi necessariamente include le trattative a proposito del rinnovo contrattuale di Fernando Alonso, il quale ha già ribadito che la propria scelta non dipenderà dalla figura presidenziale, ma che sicuramente quanto prima incontrerà Marchionne per richiedere precise garanzie tecniche ed economiche, in vista di un possibile prolugamento dell'accordo che lo lega al Cavallino fino a fine 2016. Infine, non va sottovalutato anche l'aspetto "emozionale": mentre Montezemolo è stato un personaggio da sempre inserito pienamente nel contesto della Ferrari e della Formula 1, capace di dare la scossa al momento opportuno, di dire la sua a proposito dei temi politici e finanziari del Circus, Marchionne è senz'altro un personaggio decisamente più distaccato, che di sicuro faticherà molto più del predecessore a fare breccia nei cuori dei tifosi ferraristi. I quali, dopo un'annata sicuramente da dimenticare, non si meritavano di certo quest'altra doccia gelata. Via giacca e camicia, dentro il maglione: anche se Marchionne dovrà decisamente rimboccarsi le maniche.

Marco Privitera

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