Un niente, un nonnulla, un'inezia che tradotta in pista è spettacolo puro, incerto, pronto a trasformarsi nell'ennesimo e appassionate capitolo della sfida Spagna-Italia tra i due arrembanti ed impertinenti campioni iberici e l'esperto fuoriclasse italiano. Sfida aperta e accesa, tutta da vivere, alla quale fa da contraltare - purtroppo - la pochezza e aridità del duello per la corona iridata in Formula 1. La categoria regina delle quattro ruote prosegue la sua strada fatta di dolorosi domini, incapace ormai da tempo di regalare una storia con un finale che non sia già paurosamente scontato. Brava la Mercedes ad incanalarsi e calarsi con spirito ed inventiva prima di tutti nel regolamento Hybrid, faccia mea culpa la Ferrari che da Leggenda qual è non riesce a battersi alla pari per l'iride da tanti, troppi anni.

Constatazioni, critiche, che non mutano l'essenza delle cose. I singoli Gran Premi di Formula 1 spesso sono anche divertenti, ma il pubblico è stato forzatamente costretto a rinunciare a godersi la lotta per la prima posizione. Nell'ultimo biennio è toccato a Hamilton fare il vuoto, quest'anno sembra il turno del più aziendalista Rosberg. La sostanza non cambia, uno scappa e gli altri (non) inseguono, con le classifiche Piloti e Costruttori che presentano dopo soli quattro appuntamenti distacchi imbarazzanti tra i protagonisti.

Non resta che sperare in un repentino cambio di rotta: Rosberg potrebbe rallentare, Hamilton dovrebbe recuperare, il sogno è vedere una Rossa che risorga e se la giochi alla pari. Speranze, parole, che per ora lasciano il tempo che trovano. Ma è proprio guardando ai cugini delle due ruote che la Formula 1 dovrebbe capire che non se ne può più di mondiali "chiusi" già a maggio.

Antonino Rendina

Twitter: @antorendina