Wickens si trova ricoverato presso il Lehigh Valley Hospital di Cedar Crest, dove era stato trasportato in elicottero subito dopo la paurosa carambola con Ryan Hunter-Reay avvenuta nelle fasi iniziali della gara di domenica. Dopo il sollievo iniziale, scaturito dalle prime informazioni che avevano definito il pilota come "vigile e cosciente", i medici sono dovuti intervenire per ridurre le fratture multiple accusate dallo sfortunato portacolori del team Schmidt Peterson nel crash. In particolare, Wickens ha riportato lesioni agli arti inferiori e al braccio destro, un trauma polmonare e fratture a livello della colonna vertebrale: su queste ultime l'équipe ospedaliera è intervenuta nella prima operazione, nel corso della quale sono state applicate viti e placche in titanio, mentre sono in programma nei prossimi giorni ulteriori interventi per ridurre le altre fratture.

Gli esami hanno comunque rivelato una lesione al midollo spinale la cui gravità, sempre secondo quanto riportato nel bollettino, risulta al momento "indeterminata": le prossime settimane risulteranno dunque fondamentali per capire come potrà evolversi il percorso di riabilitazione del pilota. Come si ricorderà, Wickens è stato subito tra i grandi protagonisti di questa stagione Indycar, nonostante fosse alla propria annata di debutto nella serie americana: dopo aver esordito con una pole position ed il secondo posto sotto la bandiera a scacchi nell'appuntamento inaugurale di St. Petersburg, ha collezionato una serie di ottimi piazzamenti che gli consentono di occupare attualmente la sesta posizione assoluta nella graduatoria.

Nel frattempo, sull'incidente è intervenuto anche il team principal Sam Schmidt, il quale ha sottolineato la necessità di intervenire per migliorare il livello di sicurezza presente sugli ovali. La dinamica di Wickens è stata molto simili ad altri incidenti già avvenuti nel recente passato, i quali hanno causato gravi traumi ai piloti coinvolti, così come dimostrato dai casi di Kenny Brack nel 2003 e di Mikhail Aleshin nel 2014, senza naturalmente dimenticare la tragedia di Dan Wheldon a Las Vegas nel 2011. "Dobbiamo fare qualcosa, e lo dico sin dal momento della morte di Dan" ha commentato ad Autosport l'ex-pilota, a sua volta rimasto paralizzato dopo l'incidente di cui rimase vittima sull'ovale di Orlando nel 2000. "Odio lamentarmi di qualcosa o chiedere cambiamenti quando non ho una soluzione - ha proseguito - visto che non sono il tipo con le risposte giuste. Ma quello che ho chiesto sin da allora è che nelle curve in cui non ci sono tribune, le barriere Safer possano essere almeno raddoppiate in altezza. Forse è solo una soluzione a breve termine, ma il Safer è ampiamente testato e non fa rimbalzare le macchine sulla pista. Se si osserva un replay dell'incidente di Mikhail o di altri - tra cui in NASCAR - altri tre piedi di barriera Safer avrebbero contenuto l'auto all'interno della pista, senza questo effetto grattugia provocato dall'impatto con le reti".

In ogni caso, l'intero mondo del motorsport (americano e non solo, visti i trascorsi di Wikens nel DTM e in qualità di collaudatore Jaguar e Virgin in Formula 1) sta manifestando in queste ore la propria vicinanza al pilota canadese, nell'auspicio che presto giungano notizie positive sull'evolversi del quadro clinico e sulle possibilità di un suo completo recupero.

Marco Privitera