E' passato nei giorni scorsi anche dai cinema italiani "1", il documentario sul mondo della Formula 1 realizzato da Paul Crowder. Un filmato che ripercorre gli "anni ruggenti" della massima categoria, ovvero quelli in cui, a cavallo tra il decennio '60 e '70, a fronte di un repentino aumento della velocità dei bolidi non corrispose un adeguato innalzamento degli standard di sicurezza, con conseguenze purtroppo facilmente immaginabili. Se ad uno spettatore medio il film, oltre ad essere capace di catturare grazie alla spettacolarità delle immagini ed alle sequenze mozzafiato, potrà apparire come una triste sequenza di tragedie che appaiono oggi perlopiù inspiegabili, l'occhio dell'appassionato avrà senz'altro colto il processo che ha portato la Formula 1 a trasformarsi da sport avente criteri organizzativi quasi dilettanteschi a business al centro dell'attenzione mondiale dove le misure di sicurezza sono diventate la priorità. Significativo, da questo punto di vista, come l'introduzione al documentario avvenga con le immagini tratte dal Gran Premio d'Australia 1996 a Melbourne, dove si verificò al primo giro la spaventosa carambola che vide come protagonista Martin Brundle, uscito incolume dai rottami della sua Jordan. La medesima scena, riproposta verso la fine del film e dopo una sequenza interminabile di lutti e sciagure, fa capire quanto gli standard di sicurezza introdotti sulle monoposto abbiano contribuito ad evitare il ripetersi di simili tragedie. Lo sguardo che viene gettato sul mondo della Formula 1 degli "anni ruggenti" appare quello di un vero e proprio circo, dove protagonisti dal volto molto più umano rispetto a quello odierno rappresentavano una vera e propria comunità, unita anche al di fuori delle corse: un mondo capace di creare delle solide amicizie, talvolta però spezzate bruscamente da un tragico evento. Il film evidenzia anche l'impegno di Max Mosley in nome della sicurezza, con l'ex-avvocato inglese che ricorda la propria presenza in pista durante la gara di F.2 che vide morire in un incidente il grande Jim Clark: un punto che segno forse l'inizio di una svolta, visto che a perire era stato il pilota universalmente considerato come il migliore in assoluto. Un discorso analogo rispetto a quanto accadde nel 1994, con il tragico week-end di Imola che costò la vita a Roland Ratzenberger e ad Ayrton Senna: un punto di non ritorno che segnò l'inizio di misure drastiche prese da parte della Federazione, volte ad aumentare la soglia di sicurezza passiva sui circuiti e quella attiva sulle monoposto. Non sono mancate, comunque, alcune imprecisioni: secondo la voce fuori campo (nella versione originale interpretata dall'attore Michael Fassbender), la Ferrari non sarebbe riuscita a conquistare l'alloro iridato prima del 1964 con Surtess, dimenticando così i successi degli anni '50 targati Ascari, Fangio, Hawthorn e quello del '61 con Phil Hill; inoltre, viene sottolineato che l'incidente di Brundle sopra citato fosse il primo di una certa entità dopo le tragedie dell'anno prima a Imola, ignorando che in realtà nel frattempo anche Wendlinger e Hakkinen avevano rischiato la vita. A parte questo, "1" risulta un buon prodotto, soprattutto grazie alle interessanti interviste ed alle immagini originali dell'epoca, capaci di far immergere lo spettatore in una realtà che oggi appare assai lontana ma senza la quale, probabilmente, il sacrificio di tanti eroi del volante sarebbe risultato vano.