Sono trascorsi ottant’anni dalla scomparsa di Guy Moll, una vera e propria meteora del mondo dei Gran Premi nel periodo a cavallo tra le due guerre. Un acrobata del volante, stimatissimo da Enzo Ferrari ma scomparso troppo presto per poter mostrare appieno tutto il proprio talento. Moll è stato anche il primo pilota a perdere la vita a bordo di una vettura contrassegnata dallo stemma del Cavallino Rampante, in un incidente avvenuto nel 1934 sul circuito di Pescara, in località Montesilvano, città che gli ha anche dedicato una piazza.

Ma prima di raccontare la biografia del pilota algerino è opportuno citare le parole di Enzo Ferrari direttamente dal suo libro, “Piloti che gente”: "Tra i piloti che arrivarono alla mia scuderia, Moll non fu il primo straniero, ma fu senza dubbio il primo pilota sensazionale. Era di madre spagnola e di padre francese emigrato in Algeria dove lui era nato. Non saprei dire se quel miscuglio di razze e di ambienti avesse contribuito a fare di quel ragazzo un portento; in ogni caso egli è stato, secondo me, degno di essere accostato a Nuvolari, insieme a Moss: simile a Nuvolari per talune singolari e strane affinità mentali, per il medesimo spirito aggressivo, la disinvoltura di guida, la determinazione nell'affrontare il rischio. Esordì nella mia Scuderia a Montecarlo e afferrò la vittoria proprio all'ultimo giro. Una vittoria curiosa e sensazionale, poichè colse in contropiede l'idolo locale, Chiron, che ormai sicuro di vincere aveva rallentato l'andatura e stava facendo una specie di passerella fra gli applausi della sua folla. Quel giorno Moll sfoggiò lo stile del grande campione, affermò la sua personalità di pilota e legittimò la mia fiducia in lui. Per dire chi fosse, voglio raccontare questo fatto, che fra i tanti che ho vissuto mi è rimasto fortemente impresso. Durante la corsa del Montenero, a Livorno, Moll aveva superato Varzi, ma aveva poi bucato una gomma in prossimità dei box; Varzi lo aveva superato, ma, sostituita di furia la ruota, Moll lo aveva ripreso in un solo giro ( 1 giro era 20 km ), con un recupero favoloso, e già lo incalzava. Decisi di segnalargli di desistere: non era buona norma di scuderia darsi una tale battaglia, cercare addirittura la provocazione. Così preparai il segnale, ma proprio nell'attimo in cui lo mostravo al sopraggiungente scatenato ragazzo, la sua auto iniziò un pauroso testacoda in piena curva. Moll cambiò velocità e arrivò alla fantascienza dell'automobilismo facendomi addirittura cenno che aveva capito mentre piroettava; rimise in carreggiata la vettura e ripartì, ripetendomi con la mano che aveva capito. Rimasi sbalordito. Non avevo mai visto una tale freddezza, una tale padronanza da spaccare in due il ragionamento anche sotto le disumane sollecitazioni del pericolo. Capii che, da quel momento, il pericolo per lui sarebbe consistito soprattutto nella classe inferiore degli altri, i quali avrebbero tentato di fare di tutto per arginare la sua superiorità, con difese anche non ortodosse. E probabilmente così fu!"

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