Il Gran Premio d’Italia è un evento classico nel mondo dei motori. Presente nel calendario di Formula 1 sin dalla sua prima stagione svoltasi nel 1950, ha in realtà una storia che parte da molto tempo prima, ovvero dal 4 settembre 1921. Quando si parla di Gran Premio d’Italia, inoltre, è automatico pensare subito al circuito di Monza: in realtà, nel passato cinque edizioni sono state disputate su circuiti diversi, vale a dire quelli di Montichiari, Livorno, Torino, Milano e Imola.

La prima edizione del Gran Premio d’Italia si svolse nel lontano 1921 a Brescia, sul circuito di Montichiari, ricavato da strade aperte al traffico: l'iniziativa fu adottata da Arturo Mercanti, il quale l’anno dopo promosse la costruzione del circuito di Monza. Il tracciato bresciano misurava 17 chilometri.

La prima edizione fu una delusione. Su venti macchine che dovevano partecipare alla gara, presero il via alla prima edizione del Gran Premio d’Italia solo sei vetture: tre Ballot 3L guidate da Jules Goux, Jean Chassagne, Ralph de Palma e tre Fiat 802 guidate da Pietro Borbino, Ugo Sivocci e Louis Wagner.

La gara fu vinta da Julex Goux dopo 30 giri, per un totale di 519 km percorsi in tre ore e mezza.

Dopo l'insuccesso della prima edizione a Brescia fu presa la decisione di costruire un circuito permanente in grado di ospitare le gare di varie genere: venne scelto il Parco della Villa Reale di Monza, perché vicino a Milano e con facili collegamenti che permettevano di raggiungere comodamente il circuito a differenza di Montichiari.

Il progetto fu affidato agli ingegneri Arturo Mercanti, Alfredo Rosselli e Piero Puricelli, e il primo mattone del nuovo circuito fu posato da Vincenzo Lancia e Felice Nazzaro alla fine del febbraio 1922, anche se i lavori cominciarono solamente il 15 maggio e l'autodromo fu ultimato dopo soli 110 giorni.

Il primo giro completo di pista fu percorso il 28 luglio da Pietro Bordino e Felice Nazzaro su una Fiat 570 e l'inaugurazione ufficiale fu fatta il 3 settembre 1922 con la presenza del Presidente del Consiglio Facta.

Il tracciato del 1922 era formato da una pista stradale di 5.500 metri con sette curve, e da un anello di alta velocità con due curve sopraelevate di 4.500 metri.

Il circuito di Monza diventò così il terzo circuito permanente ad essere creato al mondo, dopo Indianapolis (1909) e quello inglese di Brooklands (1907).

La seconda edizione del Gran Premio d'Italia, e la prima sul circuito di Monza, fu vinta da Pietro Bordino su una Fiat 804.

Si corse sul circuito per tutti i 10 km nelle successive edizioni, ma nel 1928 arrivò la prima tragedia nel Gran Premio d'Italia: il pilota Emilio Materassi perse il controllo dell'auto sul rettilineo d'arrivo e piombò in mezzo al pubblico assiepato a bordo pista, uccidendo 20 spettatori e ferendone oltre 40. Prima della tragedia di Le Mans 1955 questo si segnalò come il più grave incidente in una gara automobilistica mai accaduto.

Questo portò alla sospensione del Gran Premio d'Italia per due anni; si ritornò a correre nel 1931 e questa edizione fu vinta da Giuseppe Campari e Tazio Nuvolari, in una gara durata per oltre 10 ore.

Tazio Nuvolari dominò anche l'edizione successiva del Gran Premio d'Italia che fu corso nel circuito completo di 10 km, ma l'edizione del 1933 fu nuovamente funestata da incidenti mortali. Nella seconda batteria del Gran Premio di Monza (evento che seguiva il Gran Premio d'Italia), Giuseppe Campari sbandò su una macchia d'olio all'ingresso della curva sopraelevata sud, morendo sul colpo. Sulla stessa macchia d'olio uscirono di pista poi anche Borzacchini, Castelbarco e Barbieri. Il primo morì dopo essere stato trasportato in ospedale, mentre gli altri due uscirono illesi. Nonostante gli incidenti, la gara non fu interrotta e nel finale Czaykowski scivolò con la macchina sulla stessa macchia d'olio morendo sul colpo.

Dopo questi incidenti il circuito venne nuovamente modificato per ridurne la velocità e limitare gli incidenti per il 1934. Vincitore di quella edizione fu Rudolf Caracciola su Mercedes W25, mentre anche le altre due edizioni successive furono dominate dai piloti dell'Auto Union (Hans Stuck nel 1935 e nel 1936).

L'edizione 1937 non si disputò a Monza, ma sul circuito di Montenero di Livorno, sotto influenza del gerarca fascista Costanzo Ciano. Il tracciato era lungo sette chilometri, ma in origine ne misurava ben venti, prima di essere modificato nel 1936 per motivi di sicurezza. La gara vide la lotta tra i due tedeschi del team Daimler-Benz per la vittoria, con Caracciola partito in testa che resistette ai continui attacchi di Lang che era partito quarto; il tedesco vinse la gara con soli 0"04 di distacco su Lang, mentre Rosemeyer arrivò più distanziato rispetto al primo e al secondo.

Nel 1938 il Gran Premio d'Italia ritornò a Monza in un circuito che stava subendo diverse modifiche, le quali sarebbero continuate dopo la gara vinta da Nuvolari su Auto Union.

L'anello di alta velocità fu completamente demolito e la pista stradale fu riasfaltata: questo nuovo tracciato misurava 6300 mt. Furono realizzati inoltre la tribuna d'onore in cemento armato, nuovi box e fabbricati di servizio.

Dal 1939 al 1944 il Gran Premio d'Italia non si svolse per il secondo conflitto mondiale e dopo la fine della guerra, il circuito di Monza era inagibile a causa dei gravi danni provocati dal conflitto bellico, con il Gran Premio d’Italia che cambiò di nuovo circuito per l’edizione 1947 e 1948.

L'edizione 1947 fu disputata su un circuito cittadino a Milano, un tracciato lungo 3,447 km che si snodava nel quartiere della Fiera Campionaria che venne disputato il 7 settembre. La gara, composta da 100 giri, fu dominata dall’Alfa Romeo 158 con i suoi quattro piloti nelle prime quattro posizioni: Trossi vinse dopo essere partito secondo su Achille Varzi con un distacco di 0"1.

L’anno dopo la gara si svolse nel Parco Valentino di Torino, su un tracciato lungo 4,489 km dove si disputarono 75 giri per 360 km. La gara fu vinta da Francia Jean-Pierre Wimille, che dominò letteralmente la corsa. Alla fine Villoresi terminò secondo mentre Sommer giunse terzo.

L’edizione 1949 segnò il ritorno del Gran Premio d’Italia a Monza, sede che sarebbe rimasta fino al 1980 (quando la gara venne spostata a Imola per quella sola edizione) e venne vinta da Alberto Ascari, esattamente 25 anni dopo la vittoria del padre Antonio.

Nel 1950 il Gran Premio d’Italia divenne l’ultima gara ufficiale del calendario di Formula 1. Questa edizione venne vinta da Giuseppe "Nino" Farina su Alfa Romeo, che diventò anche il primo campione della Formula 1.

Le due edizioni successive furono vinte dall'italiano Alberto Ascari, mentre l’edizione del 1953 fu conquistata da Juan Manuel Fangio, che avrebbe vinto le tre edizioni successive.

Dopo la gara del 1954 iniziarono i lavori di ristrutturazione del circuito: venne ripristinato il vecchio disegno di 10 km, con il progetto curato da Antonino Berti e Aldo Di Rienzo. Fu pertanto realizzato un anello con due curve sopraelevate che ricalcava lo schema del '22 con collegamento al settore stradale, fu ridotto il rettilineo centrale mediante la costruzione di una curva. La lunghezza del tracciato divenne di 5.750 metri.

Il 1956 vide una gara incredibilmente emozionante, con contendenti del campionato Fangio e Peter Collins (entrambi piloti Ferrari) e il francese Jean Behra su una Maserati. Fangio fu costretto al ritiro per problemi all'impianto dello sterzo, con il pilota inglese che decise spontaneamente di lasciare la vettura nel finale al proprio compagno di squadra argentino. Una mossa che gli consentì di guadagnare l’affetto del Drake ed il rispetto di tifosi ed avversari.

Il 1957 vide gli organizzatori scegliere di utilizzare solo il circuito stradale, con Moss vincitore su una Vanwall, mentre il britannico Tony Brooks vinse la gara dell'anno successivo e Moss vincitore nuovamente nel 1959 su una Cooper-Climax. Nel 1960 l'edizione fu invece vinta da Phil Hill sulla Ferrari.

Nel 1961 una nuova tragedia sconvolse il Gran Premio d'Italia. Il tedesco Von Trips sulla Ferrari, mentre lottava per il 4° posto e si avvicinava alla Parabolica, si spostò al centro per attaccare il pilota britannico Jim Clark: i due si toccarono, Von Trips si schiantò sul rail e poi volò sulla folla di persone in piedi sul terrapieno. Von Trips fu scaraventato fuori dalla sua auto e morì sul colpo insieme a 14 spettatori. Hill vinse la gara e il campionato per un punto. La gara non venne arrestata, presumibilmente per favorire le operazioni di soccorso ai feriti. Questa fu inoltre l'ultima gara che si svolse con la configurazione del tracciato di 10 km.

Nel 1962 vi fu un ritorno al solo circuito stradale, con Graham Hill che vinse la gara, mentre il pilota della Ferrari John Surtees trionfò nel 1964, ed il britannico Jackie Stewart in grado di cogliere la prima di 27 vittorie nel Gran Premio del 1965 guidando una BRM.

Il 1966 vide l'italiano Ludovico Scarfiotti vincere la gara (tutt'ora ultimo italiano capace di riuscire nell'impresa), mentre l'anno dopo vinse Surtees guidando per la Honda battendo di due decimi Jack Brabham.

Dopo il successo di Danny Hulme nel 1968, il 1969 vide 4 piloti (Jackie Stewart, Jochen Rindt, Jean-Pierre Beltoise e Bruce McLaren)battagliare fino alla linea del traguardo per la vittoria. Stewart alla fine vinse su Rindt che si dovette accontentare della seconda posizione per 8 decimi. Con questa vittoria, Stewart vinse anche il primo dei suoi tre titoli.

La gara del 1970, vinta da Regazzoni, venne sconvolta da un altro incidente avvenuto durante le qualifiche, quando Jochen Rindt ebbe un incidente mortale con la sua Lotus che non gli impedì di diventare campione del mondo postumo.

La gara del 1971 finì negli annali in seguito all'incredibile volata per la vittoria tra Peter Gethin, Ronnie Peterson, François Cevert, Mike Hailwood e Howden Ganley che si avvicendarono più volte in testa alla gara. Arrivati all’ultimo giro, all'uscita della Curva Ascari, Cevert sferrò il suo ultimo attacco portandosi al comando lungo il rettilineo con l'intenzione di farsi di nuovo superare da Peterson per sfruttare la scia durante la volata. Il francese però non si aspettava la reazione di Gethin, che superò Hailwood sul rettilineo e si trovò nelle condizioni ideali per prendere la scia di Peterson. Cevert fu costretto a frenare, mentre la Brm si ritrovò nella posizione perfetta per vincere la gara. Davanti ai box uscì dalla scia di Peterson e battè lo svedese sotto la bandiera a scacchi, sventolata dal direttore di gara storico a Monza, Gianni Restelli. Peter Gethin alzaòla mano in segno di vittoria e il distacco su Ronnie Peterson fu di soli 0"01, la distanza più breve mai registrata. E con la bellezza di cinque piloti in soli 0"61 (Cevert a 0"09, Hailwood a 0"18 e Ganley a 0"61). I giri della gara furono percorsi in 80 minuti.

Dopo questa gara, il1972 vide nuovamente cambiare aspetto al circuito di Monza con delle chicane provvisorie. Il vincitore di quella edizione fu Emerson Fittipaldi che diventò anche il più giovane pilota a vincere un titolo mondiale (dopo sarebbe stato battuto da Alonso, Hamilton e Vettel).

Nell'edizione del 1973, Stewart forò un pneumatico ad inizio gara ma riuscì a concludere al quarto posto: un piazzamento sufficiente per vincere il suo terzo titolo, mentre Peterson vinceva la gara.

Il 1974 vide ulteriori modifiche al tracciato, con la chicane Vialone modificata e rinominata Variante Ascari, che era il luogo dove Alberto Ascari perse la vita nel 1955. Come l'anno precedente, Peterson trionfò e Fittipaldi concluse in seconda posizione con la McLaren.

Nel 1975 Regazzoni conquistò la gara, seguito da Fittipaldi e Lauda che vinse il suo primo titolo piloti, mentre la Ferrari portò a casa il titolo costruttori. L'anno dopo, il circuito di Monza subì nuove modifiche con la costruzione di tre nuove varianti. In quella gara, Lauda tornò a correre solo 6 settimane dopo il suo terribile incidente al Nürburgring, concludendo in quarta posizione mentre Peterson conquistò il suo terzo trionfo.

L'anno dopo il Gran Premio d'Italia vide l'italo-americano Mario Andretti vincere sulla Lotus; ma la gara del 1978 aggiunse un'altra pagina tragica alla storia del Gran Premio d'Italia. A causa dell'accensione troppo repentina del semaforo, avvenuta nonostante non tutte le vetture fossero ancora schierate, alla variante Goodyear si verificò un incidente che coinvolse la vettura di Peterson, Hunt, Patrese, Brambilla, Pironi, Stuck, Reutmann, Daly e Depailler. Brambilla venne colpito da una ruota persa da Peterson, mentre il pilota svedese spirò all'ospedale Niguarda di Milano il giorno dopo.

Dopo questa edizione il circuito di Monza apportò nuove modifiche a Monza, con vie di fuga aggiunte a Lesmo e a vincere fu Scheckter che conquistò anche il campionato piloti.

Nel 1980, per la prima volta da quando fu creato il mondiale di Formula 1, si decise di correre il Gran Premio d’Italia sul circuito di Imola, tracciato che aveva disputato già due Gran Premi non validi per il campionato: nel 1963 con la vittoria di Jim Clark su Lotus e nel 1979 con quella di Niki Lauda su Brabham-Alfa Romeo. La gara del 1979 era da considerarsi come la prova generale del circuito, omologato due mesi prima e destinato ad alternarsi ogni due anni con Monza per il Gran Premio d’Italia. Questo non avvenne e Imola diventò sede del Gran Premio di San Marino fino al 2006.

Vinse Nelson Piquet davanti a Alan Jones; durante la gara Gilles Villeneuve forò andando a sbattere contro il muro esterno della semicurva che in seguito sarebbe stata a lui intitolata.

Il Gran Premio d'Italia 1981 fu vinta dall'astro nascente Alain Prost, con John Watson vittima di un brutto incidente alla seconda di Lesmo in cui fu coinvolto anche Michele Alboreto. Entrambi i piloti uscirono incolumi.

L'anno dopo trionfò René Arnoux su Renault a oltre 219 Km/h di media. Dopo i successi di Piquet e Lauda, Prost conquistò nuovamente il Gran Premio d'Italia nel 1985 alla guida di una McLaren, con cui poi ottenne il suo primo titolo mondiale nello stesso anno.

Le edizioni del 1986 e del 1987 vennero vinte da Nelson Piquet ed il 1988 registrò una vittoria memorabile della Ferrari. La McLaren aveva vinto tutte le gare fino al Gran Premio d'Italia, ma Prost fu costretto al ritiro con problemi al motore ed il suo compagno di squadra Ayrton Senna fuori pista a due giri alla fine; l'austriaco Gerhard Berger vinse la gara, seguito a ruota da Alboreto che completò la doppietta a un mese dalla morte di Enzo Ferrari.

L'anno dopo vinse Prost dopo il ritiro per problemi al motore di Senna, il quale si rifece con il successo l'anno successivo.

L'edizione 1991 fu terreno di battaglia tra Senna e i due piloti William,s Nigel Mansell e Riccardo Patrese. Mansell vinse, Senna concluse in seconda posizione e Patrese fu costretto al ritiro per problemi al cambio. Senna vinse di nuovo nel 1992, mentre nel 1993 i piloti Williams Alain Prost e Damon Hill si dettero battaglia per la vittoria, con Prost costretto al ritiro ed Hill primo sotto la bandiera a scacchi.

Dopo la tragedia di Imola 1994, il circuito di Monza subì ulteriori modifiche: la seconda curva di Lesmo venne resa più lenta per ragioni di sicurezza. La gara fu nuovamente conquistata da Damon Hill.

Dopo il successo di Herbert nel 1995, l'anno dopo Michael Schumacher ottenne la sua prima vittoria di cinque nel Gran Premio d'Italia con la Ferrari. Nell'edizione 1999 il leader del campionato Mika Hakkinen si ritirò per un testacoda. Dopo il ritiro si nascose dietro alcuni cespugli nel circuito e si mise a piangere per l'errore commesso.

Nel 2000 il circuito di Monza subì altre modifiche alla variante del rettifilo. Il Gran Premio d'Italia registrò una partenza tragica con l'incidente alla Variante della Roggia, dove una ruota persa dalla Jordan del tedesco Heinz-Harald Frentzen colpì il commissario Paolo Ghislimberti che morì a causa delle ferite riportate alla testa e all'addome.

Nell'edizione del 2002, Juan Pablo Montoya stabilì il record assoluto del circuito, con il tempo realizzato nelle prove libere di 1'19"525 alla media di 262,220 km/h. La gara fu poi vinta da Barrichello, mentre le edizioni seguenti videro il successo di Schumacher, dello stesso Barrichello e di Montoya.

Nel Gran Premio d'Italia 2006, dopo aver conquistato il successo Michael Schumacher annunciò il suo ritiro dalla Formula 1.

L'anno seguente vi fu il primo successo di Fernando Alonso con la McLaren, mentre l'appuntamento del 2008 vide Sebastian Vettel diventare il più giovane pilota nella storia a vincere un Gran Premio di Formula 1, all'età di 21 anni e 74 giorni. Oltre a questo record il tedesco stabilì quello del più giovane a realizzare la pole position e del più giovane a salire sul podio.

L'edizione 2009 venne vinta da Rubens Barrichello (che aveva già ottenuto la vittoria nel 2002 e 2004) e sul circuito di Monza vennero modificati i cordoli alle varianti Goodyear e della Roggia, con lo scopo di evitare tagli nelle "esse" da parte delle monoposto di Formula 1.

Fernando Alonso sulla Ferrari ottenne la vittoria nell'edizione successiva, dopo un sorpasso ai box ai danni di Jenson Button su Mclaren. Sebastian Vettel conquistò la sua seconda vittoria sul circuito di Monza nel 2011, grazie a un sorpasso alla Curva Grande ai danni di Fernando Alonso. Dopo la vittoria di Hamilton nel 2012, è stato nuovamente Sebastian Vettel ha ottenere la sua terza vittoria nella gara italiana lo scorso anno.

Chiara Zaffarano

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