Non ha riservato particolari emozioni il primo Gran Premio di Russia della storia della Formula 1 moderna. Il nuovo “Tilkodromo”, ricavato all’interno del villaggio olimpico di Sochi, non ha impressionato (né tantomeno appassionato) la stragrande maggioranza di piloti, addetti ai lavori e spettatori, che già dalla prima sessione di prove libere si sono espressi in maniera piuttosto negativa (salvo qualche isolata eccezione) a proposito del tracciato. La gara si è praticamente decisa alla prima staccata, mentre l’assenza di Safety Car e la strategia pressoché obbligata per tutti di una sola sosta hanno fatto sì che tutto procedesse in modo fin troppo tranquillo fino alla bandiera a scacchi.

A solo una settimana dallo sfortunato GP del Giappone, la Formula 1 ha vissuto il weekend di Sochi nell’ombra della vicenda Bianchi, con la sua Marussia approntata nel box in segno di speranza da parte del team. I colleghi, dal canto loro, hanno preso la decisione di radunarsi sulla griglia prima del via per osservare un minuto di silenzio, scelta che ha generato più di una polemica da parte di chi ha trovato il gesto fuori luogo per una persona che sta ancora lottando tra la vita e la morte. Segno, questo, che il ricordo del post-Imola 1994 è ancora vivo in molti.

La corsa, come accennavamo, è stata pesantemente condizionata un po’ per tutti dai consumi e soprattutto dalla non usura delle gomme Pirelli: la sosta singola ha praticamente azzerato le possibilità di giocarsela sulle strategie, come e più di quanto successe a Monza, mentre diversi piloti non hanno avuto la possibilità di tenere un ritmo elevato per non rischiare di rimanere a secco.

Alla fine è stato comunque Lewis Hamilton ad imporsi come vincitore tout-court dell’intero weekend, nel giorno in cui la Mercedes porta a casa il suo primo (e, va detto, meritatissimo) Mondiale Costruttori con ben 3 gare di anticipo. L’inglese è stato protagonista di una netta prova di forza sin dal venerdì, mentre al compagno e rivale Nico Rosberg non è bastata una gara tutta in rimonta per rimediare all’errore commesso alla prima staccata che lo ha costretto a un pit stop già al secondo giro. Una prestazione notevole, senza dubbio, ma se non avesse potuto permettersi ben 50 giri sullo stesso treno di Medium, ora forse staremmo raccontando un’altra storia. L’inerzia si mantiene sempre di più dalla parte di Lewis, che vanta ora 17 punti di vantaggio e una forma strepitosa soprattutto a livello mentale, al contrario di Nico che ha invece commesso un altro errore che potrebbe pesantemente condizionare le sue chance residue. Adesso al tedesco serviranno almeno uno o due mezzi miracoli ma, se pensiamo all’affidabilità mostrata durante la stagione dalle frecce d’argento e alla rivalità tra i due che pare sopita solo in apparenza, è ancora probabilissimo che sarà Yas Marina il teatro della sfida decisiva.

Seconda forza in campo è stata nuovamente la Williams. Se il povero Felipe Massa è stato sfortunato e la sua gara è stata condizionata già dal sabato in qualifica, quando un problema al motore gli ha impedito l’accesso al Q2 e lo ha, di fatto, relegato nelle ultime file, Valtteri Bottas è stato invece l’unico davvero in grado di impensierire le Mercedes. Solo alla fine il tenace finlandese ha dovuto cedere alla rimonta di Rosberg e si è comunque tolto lo sfizio di far segnare il giro più veloce all’ultima tornata e portarsi a casa l’ennesimo podio.

Se scorriamo la classifica, poi, è facile capire che buona parte del merito va anche alla Power Unit tedesca, visto che in quarta e quinta posizione troviamo le due redivive McLaren di Button e Magnussen. Buona soprattutto la prova del giovane Kevin, che ha risalito la china dopo che la penalizzazione di 5 posizioni in griglia lo aveva costretto a partire 11esimo. Chissà che qualcuno non si sia convinto e gli proponga una conferma per il 2015.

Male invece Red Bull e Ferrari. Sarebbe facile attribuire le scarse prestazioni ai malumori e alle recenti novità di mercato, ma la realtà è che sia il motore italiano che quello francese non sono minimamente al livello del propulsore Mercedes. Alonso fa quel che può e Ricciardo pure, seguiti dai due compagni di squadra in un trenino di tristi comparse. Vedere dei Campioni del Mondo come Vettel e Kimi galleggiare al limite della zona punti è un gran peccato e non fa bene alla Formula 1 in primis, che si ritrova privata di alcuni dei suoi pezzi più pregiati.

Grossa delusione anche in casa Toro Rosso: le grandi speranze del sabato, con uno splendido Kvyat in quinta posizione (grazie anche alla spinta del pubblico di casa) e Jean-Eric Vergne in nona, sono sfumate già dalle prime battute per guai con il consumo del carburante. Sia il futuro pilota Red Bull che JEV hanno arrancato per tutti i 53 giri, e alla fine non si sono certo potuti dire soddisfatti di aver finito la gara doppiati e fuori dalla zona punti. Peccato.

Si va verso il GP degli Stati Uniti con un mercato piloti ancora in fermento, con l’annuncio ufficiale di Vettel in rosso e quello sulla prossima destinazione di Alonso che potrebbero arrivare da un giorno all’altro, mentre ormai tutti i team (Mercedes a parte, va da sé) sono già con la testa proiettata al 2015.

Stefano Russo

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