Wow, che show. Dopo le prime due prove stagionali, nel corso delle quali avevamo assistito ad uno spettacolo piuttosto soporifero, il Gran Premio del Bahrain ci ha riservato una delle gare più emozionanti degli ultimi anni. Una sequela ininterrotta di duelli, sorpassi e colpi di scena, che ha esaltato il pubblico sulle tribune e tenuto incollati ai teleschermi i tifosi di tutto il mondo. Una gran bella risposta ai soliti "criticoni della domenica", i quali con troppa faciloneria avevano già decretato la fine della Formula 1 a causa della rivoluzione tecnica imposta dal nuovo regolamento. Certo, dei correttivi ci vorranno: magari rivedendo il sound dei propulsori o il limite imposto al flussometro della benzina (per carità, lasciate stare la lunghezza delle gare!). Ma del resto, era impensabile che una rivoluzione di tale portata avrebbe finito da subito per accontentare tutti: pubblico, addetti ai lavori e "propositi ecologisti" della Federazione Internazionale. Lasciando per un attimo da parte le battaglie politiche in corso, occorre però far luce su alcuni elementi che hanno contribuito a rendere la gara di Sakhir uno spettacolo emozionante. Elementi perlopiù non presenti in Australia e Malesia, e che non è detto si potranno ripresentare nei medesimi termini in occasione dei futuri appuntamenti in calendario. Insomma, la nuova Formula 1 non sarà certo quella vista all'esordio, ma non è nemmeno plausibile aspettarsi sempre gare adrenaliniche come quella di ieri: ogni Gran Premio fa storia a sé, con i propri temi da affrontare, i propri perché, come parte integrante di un romanzo giallo affascinante e lungo diciannove capitoli. Nella speranza che "il colpevole" venga rivelato solo all'ultimo.

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