Partenza studiata: interessante quanto fatto al via dagli uomini di Toto Wolff. Partiti dalla prima fila conquistata in qualifica, i piloti della stella a tre punte lavorano subito in coppia, con Valtteri Bottas la davanti che seguendo il compagno negli specchietti va a mettersi nel lato della carreggiata migliore per fornire a Lewis un’ottima scia per il lungo rettilineo che precede la prima curva. La manovra riesce benissimo, e si rivela sufficiente per contenere un arrembante Sebastian Vettel dimostratosi più svelto allo stacco frizione. Nulla cambia dunque nei primi chilometri di gara, o almeno non nelle posizioni di testa. Stupisce invece dal fondo Max Verstappen, partito in ultima fila e subito nella top ten con una serie di sorpassi che non si vedono neanche alla Play station giocando con difficoltà “principiante”.   

Undercut riuscito, ma Lewis non ci sta: dopo il via, escludendo le pazzie del figlio di Jos, la classifica si muove ben poco fino alla fine del primo stint. A rompere gli equilibri è il leader Bottas, primo ad aprire le danze dei pitstop nel tentativo forse di farsi seguire dalla Ferrari. Da Maranello però non ci cascano, e si decide di fare la gara su Hamilton. Un paio di giri in più dunque, e dal muretto rosso calano l’asso: undercut per Sebastian Vettel, con giro d’uscita ai limiti delle possibilità tecniche. Il colpaccio riesce, e quando Hamilton torna in pista dal suo pit si ritrova incredibilmente in terza posizione. La rabbia del “nero” però è tanta, e sin dai primissimi metri si capisce benissimo che il popolo Ferrari ha ben poco da esultare: LH44 è un leone feroce, e “assalta” Vettel praticamente ovunque senza pensarci due volte. Seb le prova tutte per proteggersi dal sorpasso, compiendo persino dei micro cambi di direzione molto border-line. La Mercedes però è ovunque, e in qualsiasi retrovisore decida di guardare il ferrarista vede solo grigio. Non esiste difesa che possa contenere un Hamilton così, e difatti con una staccata rabbiosa il campione del mondo in carica si prende posizione e mezzo titolo mondiale. Impressionante!

Team order: inutile stare a descrivere di cosa parliamo, perché ogni anima che ha seguito la gara sa benissimo come sono andati i fatti. Da parte nostra siamo “dispiaciutissimi” e mortificati per il povero Bottas (ancora con la casella delle vittorie 2018 su “zero”), ma comprendiamo assolutamente il volere di Stoccarda. Mercedes è in F1 per vincere i mondiali, con il relativo ritorno economico e di immagine. Non pensano certo a star simpatici ai fans o alla delusioni di Valtteri, ed è giusto che sia cosi. I tedeschi in questi anni hanno dimostrato di non aver mai perso di vista l’obiettivo primario, e difatti continuano ad arraffare tutto quello che c’è in palio. Tanti potranno storcere il naso, ma i numeri danno ragione al team. Ergo…hanno fatto bene. Ineccepibili.

E adesso? Adesso per la Ferrari è durissima, dolorosa, forse impossibile. Diciamoci la verita: già con i 40 punti in meno di una corsa fa, considerato lo spessore degli avversari, l’impresa aveva più le sembianze di un miracolo piuttosto che di una rimonta. E se ora pensiamo che il distacco è arrivato a -50, che c’è una gara in meno, e che in Mercedes pare abbiano trovato anche ulteriori cavalli, beh… meglio non dire niente va! Una cosa però è certa: dovesse vincere Hamilton il mondiale, nessuno potrebbe dire che non lo merita. Fin qui l’inglese è stato praticamente inespugnabile, rendendosi quasi un’entità non tangibile sulle teste degli avversari. Stiamo parlando di un “mostro”, autore di un numero quasi incalcolabile di pole position e col cronologico di vittorie che sta via via avvicinandosi a quello che sembrava un record impensabile da battere… i 91 trionfi di Michael Schumacher…

Vi aspettiamo in Giappone, dove la Ferrari potrà solo vincere per sperare, e dove forse, anche se la matematica non è ancora d’accordo, Hamilton potrebbe moralmente mettere un punto sulla stagione. Non mancate.

Daniel Limardi